Cos’è il Risk management? Come funziona il Risk management? Perché è importante il Risk management? Domande lecite per chi è un investitore, un imprenditore o aspira ad esserlo. Al fine di non dover conseguire pesanti perdite con la propria attività manageriale. Infatti, investire è sempre una cosa rischiosa, in quanto è facile che accada che il mercato non vada nella direzione che abbiamo messo in preventivo. In virtù di ciò, è importante quindi sapere che cos’è il risk management, ma anche il money management.
Sul risk management e sul money management sono state elaborate tesi e teorie. Del resto, la traduzione di questi due aspetti non è difficile: risk management sta appunto per gestione del rischio. Mentre Money management per gestione ottimale dei propri soldi. E’ però vero che gli esperti tendano a dare più peso alle soluzioni per la tempistica delle voci che alla dimensione delle posizioni e alla gestione del rischio. Invece, come la pratica ha spesso dimostrato, la gestione del rischio e la dimensione di una posizione risultano pure più importanti della tempistica. Ed ecco che qui subentra l’importanza del risk management, rispondendo alle domande che ci siamo posti nell’incipit.
Sommario
- 1 Risk management cos’è
- 2 Risk management a cosa serve
- 3 Risk management: cos’è il rapporto fisso di rischio
- 4 Risk management: cos’è il rischio come percentuale
- 5 Risk management: cos’è l’Average True Range
- 6 Risk management migliore
- 7 Risk management: adottare un diario di bordo
- 8 Risk management migliore per il Forex
- 9 Risk management nel Forex strategie migliori
Risk management cos’è
Cos’è il risk management? Per esso si intende quel processo continuo di identificazione, analisi, valutazione e gestione delle esposizioni alle perdite. Nonché controllo del rischio e delle risorse finanziarie al fine di minimizzare gli effetti negativi di una perdita. Quindi si parte dalla riduzione più possibile delle perdite per poi massimizzare i profitti. Se io conseguo spesso dei profitti anche congrui, ma poi mi espongo sovente a perdite, allora finirò per conseguire un profitto minore.
Cosa previene il risk management? Quelle perdite che provengono dai seguenti tipi di rischi:
- finanziari
- operativi
- politico-ambientali
- strategici
Quindi, sempre per rispondere alla domanda su cos’è il risk management, esso è un tipo di gestione oculata per ridimensionare tutti quei fattori che impediscono ad un individuo o ad una società di raggiungere i propri obiettivi. Malgrado il fatto che le perdite accidentali siano di tipo imprevedibile e non pianificato, esistono però dei metodi inclusi nel risk management che possono rendere gli eventi di rischio più prevedibili. Quanto più un evento è prevedibile, minore sarà ovviamente il rischio che possa verificarsi. Così come i costi considerati imprevisti, possono essere invece stimate e preventivate.
Risk management a cosa serve
Quanto detto fino ad ora rende più chiaro a cosa serve il risk management: è il processo mediante il quale si vogliono rendere le perdite più prevedibili. Così che essa creino i minori danni economici possibili al capitale di chi investe. Per mettere in pratica un buon Risk Management, occorre controllare quindi tutte le funzioni del proprio piano di gestione del rischio e assicurarsi che siano necessarie ed efficace per ridurre il costo complessivo del rischio operativo.
L’importanza del Risk Management si carpisce anche dal fatto che un sistema di trading risulta vincente solo mediamente nel 40% delle volte. E ciò fa capire ancora di più quanto siano inverosimili certe truffe, che invece offrono guadagni certi intorno al 95%, proponendo fantasmagorici sistemi computerizzati che lavorano per noi. Ma che alla fine ci faranno perdere pure i soldi (di solito queste truffe chiedono 250 euro) messi all’inizio, che emigreranno dei cosiddetti Paradisi fiscali. E’ facile puntare su un asset sbagliato. Se non mettiamo al riparo il nostro capitale, finiremo per perdere tutto.
Risk management: cos’è il rapporto fisso di rischio
Quando si parla di risk management, si parla anche di rapporto fisso di rischio. In cosa consiste? In pratica, nel comprare una data quantità di unità per quantità di capitale detenuto. A diffonderla per la prima volta in occasione dei leggendari «Turtles» nel 1980, la famosa scommessa tra Richard Dennis e William Eckhardt). Proprio il rapporto fisso di rischio ha rappresentato la strategia principale del risk management. Facciamo un esempio per comprenderlo meglio.
Possiamo acquistare un mini-contratto per ogni 5mila dollari che si posseggono. In base al contratto, avremo una leva 2:1. Appena il capitale aumenta di 5mila dollari, raggiungeremo automaticamente 1 unità.
Quali sono gli svantaggi di questo tipo di operazione? Essenzialmente 2, ossia:
- non permette di incrementare l’esposizione in base alle probabilità di uscita. Si ha quindi la medesima esposizione per una elevata probabilità di trading come per una media probabilità di trading
- per i trader dimensioni ridotte, potrebbe volerci molto tempo prima che si sia in grado di aggiungere una unità. E ciò vale anche se si è in grado di raggiungere un elevato livello di profitti.
Riguardo invece i vantaggi del rapporto fisso di rischio, essi sono:
- un tipo di calcolo lineare e semplice
- un tipo di approccio meccanico che consenta ai principianti di non doversi preoccupare del dimensionamento della posizione e della stessa gestione del rischio
- l’esposizione aumenta solamente nel caso in cui aumenta la dimensione dei conti. Il livello di rischio diventa quindi pre-definito e rimane sempre uguale, non variando nel tempo
Risk management: cos’è il rischio come percentuale
Una seconda strategia di risk management è quella come percentuale, la quale si basa sulla quantità di rischio che viene tollerata per il trade. Mettiamo il caso in cui, se utilizziamo una configurazione tecnica che richiede un grande stop, riduciamo il numero di posizioni per preservare lo stesso livello di esposizione. Occorre però dire che se si va incontro ad una configurazione tecnica che richiede un basso stop loss, possiamo incrementare il numero di posizioni, pur preservando la stessa quantità di esposizione. Ecco quindi che, se vogliamo correre il rischio predefinito di 0,5% sul totale del portafoglio posseduto, si dovrebbe sempre fare in modo che l’esposizione al rischio sia sempre proprio lo 0,5%.
Ecco quindi come calcolare la percentuale di rischio management:
Mettiamo il caso di disporre di una fermata a 10 pips. Dovremo applicare questa formula:
Dimensione del conto X
percentuale di rischio predefinito = rischio tollerato (RT)
Se invece intendiamo individuare la dimensione della nostra posizione:
RT :
valore monetario del fermo per 1 posizione
Volendo utilizzare questa formula con numeri reali:
100,000 dollari nel conto e tolleranza di rischio pari a 0,5%, coppia di valute X, con valore di un pip di 5 dollari. Lo stop su questo trade sarà a 25 pip. Quanto sarà grande la posizione?
Rischio tollerato = 100.000 X 0,005 = 500 dollari
Rischio tollerato per contratto = 25 X 5 dollari = 125 dollari
500 / 125 = 4
Ciò significa che possiamo scambiare 4 contratti alla volta.
Anche questa strategia prevede vantaggi e svantaggi. Partiamo proprio dallo svantaggio principale: non è possibile massimizzare l’esposizione in base alla probabilità di un esito verificatosi.
Riguardo i vantaggi:
- il sistema consente di avere una certa quantità di rischio, espresso in percentuale e indifferentemente dallo stop prefissato
- facilità di calcolare
- possibilità di aumentare gradualmente il numero di posizioni, fermo restando un determinato livello di rischio, espresso in percentuali sul proprio conto
Risk management: cos’è l’Average True Range
Veniamo ora ad un terzo tipo di strategia per la gestione del rischio: l’average true range. Cos’è l’Average True Range (conosciuto anche con l’acronimo ATR)? Con questa espressione si intende la media mobile della gamma in assoluto di un dato periodo. In genere si calcola su 14 periodi.
Tramite questa strategia è possibile definire il livello di rischio in base alla volatilità storica della coppia di valute, sull’unità di tempo sulla quale lavoreremo.
Innanzitutto, calcoliamo il rischio che dovremo tollerare per il commercio dell’1% di un conto di 100.000 dollari
100.000 dollari X 0,01 = 1.000 dollari per trade
Ora calcoliamo l’ATR dell’unità di tempo a cui siamo interessati. Volendo prendere un’ATR a 25 punti per 60 minuti (la nostra unità di trading) e il valore di un pip è di 2 dollari, lo stop sarà corrispondente a questo calcolo:
Stop inferiore o uguale a 3 X 25 = 75 punti
In termini monetari avremo:
2 dollari X 75 punti = 150 dollari rischiati per contratto
Ora, prendiamo la dimensione dello stop a contratto al fine di determinare la dimensione di una posizione.
Se la nostra tollerabilità di rischio è pari a 1.000 dollari per trade, allora abbiamo ancora necessità di trovare il numero di contratti che saremo in grado di assumere. Per svolgere questo calcolo, avremo questa formula:
1,000 dollari : rischio contratto
ovvero 1000 : 150 dollari = 6.66 contratti
Cosa si fa quando il risultato, come in questo caso, non è tondo? Arrotonderemo per difetto, sempre in via prudenziale: quindi sarà sarebbe 6 contratti.
Quali sono gli svantaggi di questa strategia? I seguenti:
- stop alquanto grandi
- pressione psicologica visto che gli stop sono tra loro molto distanti
Ma per fortuna ci sono anche dei vantaggi di questa strategia:
- si è sicuri di posizionarsi bene ovunque i mercati si pongano in una tendenza
- consente, secondo alcuni esperti, di fare soldi anche qualora si sia di fronte alla totalità di entrate casuali
Risk management migliore
Ogni trader vorrebbe sapere qual è il risk management ideale e migliore? Ovviamente, il margine di rischio c’è sempre e nessuna strategia porta al rischio zero. Tuttavia, ci si può avvicinare il più possibile. Vediamo dunque come attuare il migliore Risk management:
- Analizzare il contesto: mettere insieme analisi tecnica ed analisi fondamentale e calcolare i possibili imprevisti che possono far sì che gli eventi siano a nostro sfavore. Ecco perché non è consigliato aprire operazioni prima che grandi market mover possano stravolgere il mercato
- Non bisogna mai fare trading con risorse destinate ai propri bisogni primari. Si rischia seriamente di finire “sotto un ponte” e rovinare non solo se stessi ma anche i propri cari. Fare quindi trading solo se si hanno soldi in più da spendere, da non confondere neanche con i risparmi che possono servire per momenti difficili
- Cercare sempre il proprio giusto obiettivo per ogni operazione. Infatti, se il target è prossimo eccessivamente al punto di ingresso, molto probabilmente il rapporto rischio/rendimento sarà a noi sfavorevole
- Il rendimento atteso deve essere quanto meno pari alla possibile perdita, meglio ancora se maggiore. Molti trader cercano di mantenere un rapporto rischio/rendimento di 1:2, vale a dire cercano di conseguire profitti che siano pari al doppio della somma rischiata. Del resto, rischiare più di quanto si possa guadagnare alla distanza non porterà a nulla
- E’ sconsigliato non utilizzare lo strumento dello stop loss, in quanto ciò porterà il trader a conseguire pesanti perdite
- Il quantitativo di denaro da investire va calcolato in base alla grandezza del conto. Ciò significa che ogni perdita potenziale non deve mai andare oltre il 5% del capitale iniziale. L’ideale sarebbe tra il 2 e il 5 percento
- Occorre essere lucidi e pazienti senza farsi prendere dai fattori emotivi
- Scegliere il broker giusto: dato che gli affidiamo i nostri soldi, la scelta di una piattaforma legale e trasparente è cosa fondamentale e presupposto per un trading vincente. Quindi scegliere Broker che vantino licenza CONSOB (massima autorità di vigilanza sui mercati finanziari); mettano a disposizione un Conto demo per fare pratica quando si è agli inizi senza spendere soldi reali propri; prevedano commissioni e spread favorevoli; forniscano news e grafici continui per avere una idea chiara su cosa sta succedendo sul mercato; consentano una formazione continua tramite webinar, corsi di formazione e-learning, incontri dal vivo almeno annuali; forniscano una assistenza clienti continua e in italiano.
Risk management: adottare un diario di bordo
E’ cosa buona e giusta prendere appunti di tutto quanto ci accade durante il trading. Dividendo ogni evento per più punti:
- apertura dell’operazione
- chiusura dell’operazione
- tempo trascorso
- costi che scorrono
- leverage che ci espone anche oltre quello che abbiamo impiegato nel singolo trade
A fine giornata di trading, tracceremo invece un bilancio seguendo questi punti salienti:
- Quale strategia abbiamo impostato
- Se essa ha funzionato
- Perchè eventualmente ha funzionato o perché no
- Quale tattica vogliamo adottare il giorno successivo
Differenza Risk management e Money management
Qual è la differenza tra Risk Management e Money management? Prima abbiamo solo accennato al Money management. Ma cosa differisce entrambi facilmente confondibili?
Risk management:
Il risk management è per lo più applicato ormai dai trader esperti che gestiscono molte unità di denaro e non possono avere una dimensione statica della gestione del denaro. Per loro, sarebbe controproducente soffermarsi sempre solo al saldo contabile. Bensì, occorre soffermarsi sul mercato. Come visto, ogni strategia prevede dei vantaggi e degli svantaggi, alias rischi.
Money Management
Contrariamente al primo, è invece consigliato ai trader meno esperti. Essi devono seguire varie regole, all’apparenza semplici ma che in realtà sono fondamentali:
- Non impiegare mai più del 5% del proprio portafoglio in un singolo trade. L’ideale, come già detto in precedenza, dovrebbe essere il 2-3%
- Diversificare il proprio trading, impiegando massimo il 25% in una coppia di asset correlati. Cosa si intende per questi ultimi? Quegli asset che reagiscono agli stessi stimoli che gli dà il mercato o tendono a muoversi nella stessa direzione
- Ampliare gradualmente l’esposizione: il bilanciamento automatico è da abbinare alla nostra resa di trading e segue una progressione di tipo matematico: 5%, 15% e così via. Ciò varierà in base all’effervescenza del mercato e del nostro grado di successo nel trading
Il passaggio dal risk management al money management e viceversa dipenderà dal vostro grado di esperienza acquisito ma anche dal vostro successo. Non è detto che andrete solo in direzione dal money al risk management, in quanto, se siete in perdita, potreste fare il percorso opposto e tornare su una via più prudenziale.
Risk management migliore per il Forex
Qual è il risk management ideale sul Forex? Come noto, il Forex è il mercato finanziario dove fare trading sui cambi delle principali coppie di valute (la coppia Euro/Dollaro Statunitense è la più tradata e non stentiamo a crederci: la prima è la moneta di 27 Stati, la seconda è la moneta più influente nell’economia mondiale). Prima di vedere qual è il risk management ideale nel Forex, è giusto prima accennare quali sono i principali rischi derivanti dal mercato Forex:
1. Esposizione
L’esposizione è costituita dal capitale che si utilizza a mercato quando apriamo una posizione. Va da sé che se il trader compra 200K, rischia molto di più rispetto ad acquistare su 10K o 20K.
2. Durata
Per durata si intende il tempo di vita di una operazione. Va da sé che più tempo si resta in una operazione e maggiore è il rischio di incorrere in rischi maggiori.
3. Frequenza
Questo aspetto è determinante quando si apre una contrattazione. Si rischia di più quando il mercato si trova in un momento di alta volatilità. Il 95% dei trader, infatti, nel mercato Forex perdono perché non gestiscono il rischio nel migliore dei modi. O, al limite, perché non conoscono bene i concetti che sono alla base della gestione del rischio. quest’ultima diventa quindi fondamentale, benché i trader professionisti utilizzino tanti tipi diversi di strumenti e tecniche di trading.
Risk management nel Forex strategie migliori
La gestione del rischio nel Forex è importante poiché nel mercato delle valute, non è tanto importante fare soldi, quanto non perderli. Di seguito vediamo dunque quali sono le strategie migliori per raggiungere questo scopo:
1. Non farsi dominare dalle emozioni
Il primo obiettivo per non perdere soldi nel Forex deve essere quello di non farsi dominare dalle emozioni, in quanto esse possono influenzare pesantemente sulle decisioni del trader. Il consiglio che diamo spesso a riguardo è quello di fare pratica con un conto DEMO, così da fare pratica senza perdere i propri soldi in caso di errori dovuti all’inesperienza. Sebbene, non manchi scetticismo nei confronti del fare trading con denaro virtuale, in quanto, proprio in quanto tali, il trader potrebbe non dare troppo peso alle sue scelte. E quindi potrebbe assumere posizioni a cuor leggero senza pensarci troppo su. Abituandosi “troppo bene” quando poi sarà il momento di fare sul serio. L’esempio pratico che facciamo a riguardo è quello della patente di guida: quando ci abituiamo all’idea che l’istruttore abbia i doppi pedali a disposizione e possa correggere i nostri errori.
2. Evitare rischi elevati
Non bisogna assumersi rischi troppo alti e sproporzionati al proprio capitale a disposizione. Gli investimenti devono essere graduali, proporzionati alla nostra esperienza e al capitale a disposizione
3. Non aprire posizioni se si hanno dubbi
Tutti i trader devono seguire tecniche o strategie che prevedono la contrattazione tra due valute. Evitare strategie deboli o posizioni aperte a caso. Qualora siamo entrati nel mercato senza convinzione, cerchiamo di uscirne. Almeno limiteremo i danni.
4. Evita un eccessivo numero di operazioni
Il risk management nel Forex si basa anche un regola molto semplice: meglio poche ma buone. Facciamo un numero limitato di operazioni, specie all’inizio, come una o due. Meglio una operazione che ci dà profitto che 10 sbagliate. Un consiglio dato già in precedenza è quello di formulare un Trading Plan, un piano di analisi per fare tradingi, ponendosi queste domande:
- Quale coppia di valute posso scegliere oggi?
- A che ora voglio iniziare a fare trading?
- Quali tecniche ho intenzione di usare per queste valute?
- Quali sensazioni ho provato nel momento in cui ho aperto la posizione?
- E quando ero dentro al mercato?
- Qual è il motivo per cui ho chiuso la posizione?
- Ci sono notizie che possono influenzare il mercato sul quale sto lavorando?
- Cosa devo aspettarmi accada oggi?
Naturalmente la regola di aprire una o due posizioni vale per i primi tempi. Quando si avrà una cerca padronanza col Forex, se ne potranno aprire molte di più. Per un vincendo crescendo rossiniano.
5. Impostare uno stop loss ad ogni posizione aperta
Lo stop loss consente di stabilire fino a quale punto siamo disposti a rischiare. Oltre a non farci stare tutto il giorno al Pc per eventualmente correre ai ripari e chiudere una posizione. Un consiglio è impostarlo in un punto dove sai che il prezzo non possa arrivare. Come possiamo impostare al meglio lo stop loss nel Forex?
Ecco 5 modi per impostare al meglio lo stop loss:
- Linee di supporto e resistenza: se vai short meglio impostare come stop loss l’ultima linea di resistenza. In caso di posizione long è meglio utilizzare come stop loss l’ultimo supporto.
- Rintracciamenti di Fibonacci: se stiamo operando su un mercato rialzista, noteremo facilmente che il prezzo ritraccia in basso più volte sui livelli di Fibonacci (50% e 61,8%). Questi livelli sono considerati come punti di rimbalzo (supporti e resistenze) dove il prezzo potrebbe invertire direzione. Quindi, potremo impostare lo stop loss appena sotto il livello 61,8% di Fibonacci. Così da uscire oltre quella soglia.
- Media Mobile: la migliore Media Mobile per impostare lo stop loss è di 200 (200MA), da considerarsi come linea di supporto e resistenza.
- Candlestick pattern: qualora il grafico mostri una candela di inversione simile a un martello, allora meglio impostare lo stop appena sotto questo pattern.
- Trendline: le trendline sono considerate dagli esperti “amiche del trader”. Ciò in quanto le migliori opportunità di trading ed i punti strategici dove settare gli stop loss, si trovano proprio seguendo la direzione del trend. Alla luce di ciò, il trader potrebbe impostarle proprio nei punti in cui il prezzo incontra la trendline.
6. Stabilire una percentuale di rischio per ogni trade
Il trader deve essere in grado di calcolare un valore massimo di perdita per ogni operazione. Qualora il rischio dovesse superare il possibile guadagno complice la volatilità, allora meglio cambiare operazione.
7. Ridurre il rischio su tutte le operazioni
Molto utile per un buon risk management è quello di utilizzare il “trailing stop”, che viene offerta da tutti i broker. Consente di seguire in maniera dinamica l’andamento del mercato e quindi di lasciar correre il profitto senza rinunciare al contempo alla sicurezza di mitigare i rischi. Va da sé che per poter usare il Trailing Stop occorre avere una posizione aperta.
8. Il rapporto guadagno/perdita
Questo rapporto viene utilizzato per valutare la performance dei traders. E’ possibile guadagnare anche se non si ha un buon rapporto vincita/perdita.
Facciamo un esempio tra 2 tipi di trader, A e B:
- Il Trader A ha un Rapporto vincita/perdita = 4/5 = 80%, Risultati = – 35 punti
- Il Trader B ha un Rapporto vincita/perdita = 1/5 = 20%, Risultati = + 51 punti
Il primo Trader ha un eccellente rapporto vincita/perdita pari all’80%
Il secondo Trader ha un basso rapporto vincita/perdita pari al 20%
Malgrado il fatto che il Trader A abbia un Rapporto vincita/perdita maggiore rispetto a quello del trader B, quest’ultimo realizza un profitto di 51 punti, mentre il trader A addirittura una perdita di 35 punti. Come è possibile? In quanto B controlla in maniera migliore le perdite rispetto ad A.
Nel trading è infatti possibile perdere tutto il proprio capitale, malgrado il fatto che si guadagni su gran parte delle operazioni. Insomma, prima “non prenderle”.
9. Scegliere bene quando uscire da una operazione
Non è detto che l’unica cosa che conta per chiudere una operazione sia quella di ottenere un buon rapporto vincita/perdita. Ci sono altre 5 ragioni per cui chiudere una posizione:
Prevedere nel migliore dei modi un cambio di andamento
Quando la posizione assunta è in perdita da tempo
Quando ci sono problemi tecnici sul broker o sul nostro Pc per cui non abbiamo la garanzia di seguire al meglio la posizione
Abbiamo subito una crisi emotiva
Prevediamo che stiano arrivando Notizie negative che possano avere un impatto negativo sulle valute sulle quali abbiamo aperto una posizione.
10. Non dobbiamo esagerare nel comprare la stessa valuta
Ultimo consiglio per un buon risk management nel Forex: non facciamo operazioni sempre con la stessa valuta. Infatti, c’è il rischio che lo facciamo senza accorgercene: pensiamo al fatto di vendere EUR/USD e comprare GBP/EUR. Alla fine, abbiamo fatto due operazioni, forse inconsapevolmente, sempre in Euro. Se l’Euro dovesse apprezzarsi troppo o crollare di valore, rischieremo di subire ingenti perdite in entrambi i fronti.
Qui abbiamo parlato di Forex, ma il risk management è importante per tutti i tipi di mercati finanziari: commodity, titoli, ETF, criptovalute.