Coronavirus, Bitcoin altro che bene rifugio: rischio crollo sotto 1 dollaro

Il Bitcoin non è un bene rifugio. E lo ha confermato ancora una volta in tempi di Coronavirus. Poiché, mentre le Borse affondano, affonda anche lui (Bitcoin). E rischia di crollare sotto un dollaro, come avverte Peter Brandt. Ma andiamo con ordine.

Partiamo dal crollo dei mercati finanziari, che ha costretto la Consob a vietare per la giornata di venerdì 13 marzo le vendite allo scoperto. Cosa sono? La tattica di acquistare un titolo, puntare sul suo ribasso e riacquistarlo successivamente. Così da guadagnarci sulla differenza di prezzo.

La decisione è comunque solo limitata alla giornata di venerdì e riguarda solo 85 titoli azionari italiani. La decisione non ha precedenti, soprattutto riguardo il numero di titoli coinvolti. Ma è prevista dal regolamento Ue del 2012 in materia di “Short Selling”. E si è resa necessaria alla luce della variazione di prezzo registrata dai titoli nella giornata di giovedì12 marzo.

Ma non solo la Consob ha preso questa decisione. Anche l’omologa commissione di vigilanza sui mercati finanziari spagnola ha deciso lo stesso. Del resto, la Spagna insieme alla Francia, stanno iniziando a fare i conti con il Coronavirus Covid-19. In pratica, si trovano nella situazione in cui eravamo noi 15 giorni fa.

Del resto, il 12 marzo 2020 sarà ricordato come la giornata peggiore di sempre per piazza Affari. La quale ha fatto registrare un crollo complessivo di -16,9%.

Se Milano piange, le altre borse europee di certo non ridono. Londra registra un -9,81%, Francoforte -12,21%, Parigi -12,28%. Per l’indice StoxxEurope 600 “bruciati” 825 miliardi, 68 solo sul paniere principale milanese.

In Asia, dove il Covid-19 è partito, le cose vanno leggermente meglio. Sempre però nel solco della negatività. L’indice Composite di Shanghai ha registrato un -1,52%, Shenzhen -2,20%, Tokyo -4,4%, Sydney -7,4% (peggior performance dalla crisi del 2008), Seul -3,9% (minimi da quattro anni e mezzo).

Vola, manco a dirlo, lo Spread tra Btp italiani e Bundt tedesco. Arrivato giovedì 13 marzo a quasi 270 punti. L’euro va sotto la soglia di 1,11 dollari a 1,1069 . Valute rifugio come yen e franco svizzero si rafforzano.

Il petrolio prosegue la sua corsa al ribasso, col Wti che registra un -6,46% a 30,85 dollari al barile. Mentre il Brent registra un -8,94%, attestandosi a 32,59 dollari al barile.

L’oro frena la sua lunga corsa rialzista, finendo sotto i 1.580 dollari l’oncia. Così come il palladio, che segna un -17% a 1.850 dollari. Ma parliamo di asset che provengono da una lunga corsa rialzista e forse siamo nella fase dell’incasso.

Ad affossare le Borse ci ha pensato anche Christine Lagarde, da poco Presidente della Banca centrale europea, al posto del “nostro” Mario Draghi. Che cominciamo a rimpiangere.

La Lagarde, infatti, da quando il Coronavirus Covid-19 ha iniziato ad affossare le Borse, si è resa protagonista di una serie di dichiarazioni infelici che hanno contribuito ad affossarle. Tutte legate ad un unico comune denominatore: la Bce non prenderà alcuna decisione forse contro quanto sta capitando.

Un atteggiamento sicuramente molto meno decisionista e rassicurante del suo predecessore Draghi, al quale bastavano poche parole per calmare i mercati.

A ciò si aggiungono anche le dichiarazioni del Presidente dell’Unione europea Ursula Gertrud von der Leyen. La quale, per dirla alla Totò, con un ottimo italiano, ci ha praticamente detto “arrangiatevi”.

Tornando al Bitcoin, la corsa rialzista non si è verificata neanche in tempi di Coronavirus. Ha mantenuto sempre una forchetta di prezzo tra i 9 e i 10 mila dollari. Poco più degli 8 dollari di prezzo medio che ha registrato lungo il 2019.

Ma il 12 marzo è arrivato il crollo verticale. E, al momento della scrittura, è sceso perfino sotto la soglia dei 5mila dollari.

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Non solo, secondo Peter Brandit, rischia di finire pure sotto un dollaro. Ecco perché.

Bitcoin: cosa succede

L’ora più buia, o quasi, per il Bitcoin, è arrivata alle 11.30 di giovedì 12 marzo 2020. Dopodiché, in meno di 15 minuti, il prezzo è crollato di oltre il 20%.

Alle ore 11.48 precise, il prezzo di Bitcoin segnava sui principali Exchange i propri prezzi minimi. Per esempio, 5.863 dollari su Bitfinex o 5.713 dollari su Bitstamp. Minimi degli ultimi 10 mesi.

Poi ha ripreso la sua proverbiale volatilità: da 5.700 dollari è tornato sopra i 6.700 dollari. Per poi riscendere sotto i 6mila dollari.

Come sempre accade, Bitcoin si è trascinato via tutte le altre altcoin. Nello stesso lasso di tempo, Ethereum ha registrato un ribasso di oltre il 35%, portandosi nuovamente intorno ai 120 dollari. Valore su cui era a metà dicembre, e che ad inizio 2020 aveva faticosamente allontanato.

Tra le prime 100 altcoin per capitalizzazione di mercato, fa eccezione Multi Collateral DAI, (DAI), unico token ad uscirne in pareggio.

Tra i ribassi più evidenti risalta Chainlink (LINK) che è stato aggredito pesantemente con un movimento che con una frazione temporale di meno di 30 minuti ha perso circa il 40%.

Il peggiore ribasso nella Crypto Top 10 spetta a Chainlink, con un -60%. Criptovaluta che aveva iniziato bene il 2020.

Per concludere il podio, Ripple registra un -23%, tornando in zona 14 centesimi di dollaro. Un valore che aveva abbandonato da tempo, a luglio 2017. Ma la negatività di Ripple viene da più lontano, lungo tutto il 2019.

Una criptovaluta che sembra non riuscire a decollare mai, malgrado i tanti accordi e partnership che stringe ogni anno.

In generale, il market cap crolla sotto i 165 miliardi di dollari, dimezzando il proprio valore di mercato totale. Eppure, quasi un mese fa registrava massimi a 300 miliardi di dollari. Bitcoin riallarga la propria dominance, che arriva così a sfiorare il 70% del market cap.

Sia per Bitcoin che per Ethereum, le criptovalute più tradate, si raccomanda prudenza. E capire quali saranno i livelli di resistenza. Il crollo verticale in queste ore è ancora pienamente in atto e potrebbe essere imprudente prendere posizione.

Per Peter Brandt Bitcoin potrebbe scendere sotto i mille dollari

Ad allarmare sul Bitcoin ci pensano anche le parole del trader veterano Peter Brandt. Divenuto celebre per aver previsto il tracollo delle criptovalute dopo il boom lungo tutto il 2017. Che portò il Bitcoin a sfiorare i 20mila dollari a metà dicembre. Valore mai più neanche minimamente avvicinato. E repentinamente perso già lungo tutto l’anno successivo.

Secondo Brandt, infatti, il Bitcoin potrebbe addirittura crollare sotto i mille dollari. Con un crollo quindi di -80%.

Le sue parole spiazzano, visto che ha sempre ritenuto che il prezzo del Bitcoin possa arrivare 140.000$.

Peter Brandt è già stato assurto come autentico oracolo del Bitcoin. Oltre al crollo dopo il 2017, aveva anche previsto il rialzo della regina delle criptovalute dopo luglio 2019. Cosa che poi si è verificata, con il raddoppio del prezzo del Bitcoin.

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