Oro, la quotazione beneficia dei ribassi dei listini azionari

Il prezzo dell’oro ha attualmente raggiunto il livello più alto degli ultimi due mesi. Gli investitori stanno gradualmente guardando ai beni rifugio, come titoli di Stato e metalli preziosi, mentre scartano gli asset più rischiosi come le azioni. Un trend che non è semplicemente dovuto alle chiusure sui profitti, né al fatto che dopo un semestre di notevoli rialzi dei listini di Borsa ci sia ora una decompressione della domanda.

Il trend attuale del prezzo dell’oro, seguito a ruota da quello di argento e petrolio, è la sintesi di uno scenario macroeconomico difficile da interpretare. Prima parlavamo soltanto della conflittualità tra Stati Uniti e Cina in merito alla politica doganale; ora le variabili si sommano, rendendo sempre più difficile credere in una fine dell’anno positiva per il mercato azionario.

Andando con ordine, in questo approfondimento vedremo meglio come siamo arrivati fino a qui e quali siano le prospettive per i prossimi mesi.

Protezionismo americano: effetti indesiderati

Ormai in tutto il mondo, quando la bilancia commerciale fa segnare un valore negativo, i governi puntano il dito contro la Cina. Non c’è dubbio sul fatto che le importazioni da paesi asiatici siano ormai una regola, con molte grandi aziende che hanno scelto di delocalizzare la loro produzione in Cina, Taiwan e Vietnam.

Gran parte della campagna elettorale vincente di Donald Trump durante le elezioni del 2016 si basava proprio sul fatto di riportare la manifattura negli Stati Uniti, rendendo difficile la vita alle aziende che optavano per il trasferimento degli impianti produttivi. Da allora, questo bisogna ammetterlo, molti progetti di delocalizzazione si sono fermati e alcune grandi realtà hanno riportato parte della propria produzione negli USA.

Litigare con la Cina per la bilancia commerciale non è una cosa che giova particolarmente ai mercati finanziari, ma comunque è comprensibile. Ora, però, il Presidente Trump ha annunciato che lo stesso trattamento toccherà al Messico. L’imposizione di nuovi dazi doganali nei confronti della nazione confinante è sempre una mossa volta a scoraggiare lo spostamento degli impianti produttivi, specialmente in un paese così vicino dove la manodopera è tanto meno costosa che negli Stati Uniti.

Per i mercati finanziari l’interpretazione è stata la seguente: nessuno è realmente al sicuro dalle politiche protezionistiche della Casa Bianca. La prossima volta potrebbe toccare all’Europa, oppure all’India. Questa volta parliamo di nazioni storicamente alleate degli USA, ma la politica economica è una priorità che a Washington sembrano non essere disposti a mettere facilmente da parte.

Intanto questo tipo di politica, sul breve termine, sta giocando anche a sfavore delle industrie americane; l’impatto più immediato dei dazi doganali è una diminuzione degli ordinativi dall’estero, per via delle risposte delle varie nazioni ai dazi imposti. Nel medio e lungo termine sarà importante capire se queste scelte presidenziali possano realmente giovare all’economia americana.

Europa, economia zoppicante

Un’altra buona ragione per cui gli investitori stanno ripiegando sui beni rifugio è la crescente incertezza sulla crescita economica europea. In primo luogo per quanto riguarda il settore bancario: i tassi di interesse sui titoli di Stato sono ad un minimo storico, specialmente in Germania, cosa che erode i profitti delle banche. Il valore di mercato delle 8 più grandi banche europee messe insieme è inferiore a quello della sola JP Morgan.

Anche l’indice della produzione industriale, dato rilasciato la settimana scorsa, è nettamente al di sotto della linea del 50.0 che indica il punto di pareggio con la rilevazione precedente. Gli effetti sulle Borse si stanno facendo notare, con i listini azionari che perdono terreno a vista d’occhio. Non è detto che sia un primo segnale di possibile recessione, ma sicuramente per il momento tutto questo contesto gioca a favore del prezzo dell’oro.

Se dovesse esserci un assestamento del valore dell’oncia intorno ai 1.310$, questa potrebbe poi prendere nuovo slancio ad ogni notizia negativa per i listini azionari: Brexit, dazi e stagnazione europea sono sicuramente i principali indiziati. Sul breve termine, cavalcare l’ondata rialzista dell’oro sembra la cosa migliore da fare per trader ed investitori. Sul medio-lungo termine, invece, dovremo stare a vedere quello che succederà con gli sviluppi politici ed economici; su questo è molto più difficile prevedere la direzione del trend, ma nel corso del tempo continueremo a fornire aggiornamenti e analisi.

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