Bitcoin: ecco perché ora piace a Wall Street

Erano solo pochi anni fa quando Wall Street definiva Bitcoin come uno delle principali fonti di riciclaggio di denaro.

La storia è cambiata e dopo un 2022 difficile siamo ancora qui e Bitcoin è più vivo che mai. Anzi nel corso del 2024 ha realizzato il suo nuovo massimo storico e negli ultimi giorni il prezzo ha superato nuovamente i 70.000$.

Rispetto al passato, la vera novità è l’interesse crescente di Wall Street, con l’approvazione dei primi ETF crypto e endorsement pubblici di dirigenti come Larry Fink di BlackRock.

Perchè Bitcoin ora piace alle istituzioni? In questo articolo cercheremo di capire perché oggi Banche, fondi di gestione e istituzioni guardano a Bitcoin come un potenziale asset da investimento.

Bitcoin piace a Wall Street

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Wall Street scommette su Bitcoin: i segnali

Negli ultimi mesi sono emersi chiari segnali di un interesse crescente di Wall Street nei confronti di Bitcoin e delle criptovalute. Analizziamo i principali.

Approvazione degli ETF crypto

Innanzitutto, all’inizio del 2024 la SEC ha finalmente approvato i primi ETF su Bitcoin, dopo un iter durato anni tra rifiuti e rinvii da parte del regolatore americano. Importanti società come BlackRock, Vanguard, Fidelity hanno colto l’occasione per lanciare questi fondi negoziati che replicano il prezzo di Bitcoin.

Gli ETF crypto hanno rapidamente raccolto decine di miliardi di dollari da investitori istituzionali e retail, rendendo più facile e accessibile investire in Bitcoin attraverso canali finanziari tradizionali.

Qui possiamo vedere a quanto ammontano i fondi detenuti dai principali ETF:

Bitcoin: i fondi gestiti dagli ETF

Ma non solo ETF. Nel corso degli ultimi mesi colossi del settore come BlackRock e Fidelity hanno effettuato enormi acquisti diretti di Bitcoin, investendo centinaia di milioni di dollari per accumulare decine di migliaia di token. Un segnale chiaro di come questi soggetti considerino ormai le criptovalute un’asset class legittima e interessante.

Bitcoin sopra i 100k?

Anche sul fronte dell’analisi tecnica e finanziaria si è registrata una svolta rialzista. Importanti banche d’affari come JPMorgan, Citibank e Bernstein hanno rivisto al rialzo i loro target di prezzo su Bitcoin per i prossimi anni, con obiettivi anche sopra i 100.000$. Un cambio di sentiment rispetto alla diffidenza sulle prospettive delle criptovalute che regnava fino a poco tempo fa.

Amministratori delegati pubblicamente favorevoli

Ulteriore prova della svolta in atto è l’endorsement pubblico alla causa Bitcoin da parte di diversi amministratori delegati di spicco di società finanziarie, come Larry Fink di BlackRock e Abigail Johnson di Fidelity.

Figure che fino a poco tempo fa snobbavano o criticavano apertamente le criptovalute, e che ora ne lodano invece il potenziale rivoluzionario e l’importanza di esporsi su questa nuova asset class.

Aziende come BlackRock, infatti , ora non vedono alcun problema nell’aggiungere l’1% di BTC ad alcuni portafogli dei clienti. Immaginate cosa vorrebbe dire per Bitcoin essere presente nell’1% del portafoglio di ogni investitore.

Avremmo quindi un rischio legato solo a quell’1%, se invece dovesse andare bene enormi benefici.

Wall street “fiuta” il potenziale guadagno da Bitcoin

I colossi della finanza non sono affatto stupidi. Hanno capito che rimanere fuori da Bitcoin per una questione “filosofica” non gli conviene affatto dal punto di vista dei profitti.

L’apparente cambio di atteggiamento di Wall Street nei confronti di Bitcoin e delle criptovalute va, infatti, letto anche in un’ottica di business. Hanno fiutato il potenziale di profitto legato a questo nuovo settore in ascesa.

In primo luogo, gli exchange-traded fund (ETF) su Bitcoin permettono di applicare una commissione di gestione, allo stesso modo dei tradizionali ETF su azioni o obbligazioni. Per questi prodotti finanziari, anche una fee contenuta sotto lo 0,5% può generare ricavi interessanti vista la rapidità con cui stanno raccogliendo miliardi di dollari di asset.

E in questi mesi abbiamo visto una autentica battaglia sulle commissioni. In più proprio in questi giorni come vediamo in questo post:

Blackrock aggiorna gli AP

BlackRock ha aggiornato il suo prospetto ETF bitcoin con nuovi partecipanti autorizzati. E indovinate chi c’è dentro? Abbiamo nomi molto noti della finanza come Citadel, Goldman Sachs, UBS, Citigroup.

Come sottolinea l’analista Eric Balchunas di Bloomberg, ora le grandi aziende vogliono una fetta dei guadagni di Bitcoin.

Maggiori servizi = Maggiori guadagni

Queste società puntano, inoltre, ad offrire una gamma sempre più ampia di servizi legati alle criptovalute: trading desk per investitori istituzionali, soluzioni di custodia, conti pensionistici, derivati e via dicendo.

Più cresce il mercato crypto, più opportunità si creano e maggiori guadagni arrivano per questi colossi.

La questione delle regolamentazioni

La “legittimazione” di Bitcoin da parte delle istituzioni, inoltre, potrebbe spingere verso una regolamentazione più favorevole al settore.

Un contesto normativo meno incerto e più integrazione con il sistema finanziario tradizionale aprirebbe nuove possibilità di business per le banche e gli altri attori di mercato.

Questo è un ostacolo sopratutto in Europa dove le normative sembrano sempre più stringenti. E’ ovvio che un quadro normativo più certo favorirebbe l’adozione di massa e magari l’inserimento di piccole frazioni di Bitcoin o altre crypto nei portafogli degli investitori di tutto il mondo.

Bitcoin punta ai fondi pensione

Con la nuova spinta di Wall Street, per Bitcoin si apre la concreta prospettiva di entrare anche nei portafogli dei fondi pensione, investitori istituzionali per eccellenza.

Già oggi alcune piattaforme come Fidelity offrono la possibilità di includere asset digitali nei fondi pensionistici privati americani. Ma si tratta ancora di iniziative limitate. L’obiettivo è convincere anche i grandi fondi pensione pubblici, ad allocare una piccola parte del loro patrimonio in Bitcoin e criptovalute.

I vantaggi sarebbero notevoli da entrambe le parti. Per i fondi pensione significherebbe diversificare il portafoglio ed esporlo ad una nuova asset class con grande potenziale di crescita. Per Bitcoin implicherebbe l’arrivo di capitali enormi da investitori ultra-istituzionali, pari a migliaia di miliardi di dollari.

Tuttavia il percorso non è privo di sfide. I fondi pensione pubblici hanno mandati molto conservativi e vincoli stringenti sulle classi di investimento. Servirebbe un’evoluzione normativa per includere le criptovalute. Inoltre i board sono spesso scettici verso asset speculativi e volatili come Bitcoin.

E’ chiaro che con costi di gestione degli ETF dello 0,2% in media colossi come Fidelity o Blackrock ci fanno ben poco. Blackrock ha ancora lo 0,12% sugli ETF.

Il vero obiettivo di Wall Street sarà convincere i fondi pensione, i fondi sovrani e i portafogli delle compagnie di assicurazione a possedere Bitcoin.

Prospettive future per il prezzo di Bitcoin

Quali scenari si aprono ora per il prezzo di Bitcoin grazie al nuovo appoggio di Wall Street?

Se la domanda istituzionale continuerà a crescere, è probabile che nel corso del 2024 vedremo nuovi massimi storici per Bitcoin, con target anche superiori a 100.000$.

Molti sono convinti anche che eventuali bear market futuri potrebbero essere meno profondi rispetto al passato. La presenza di grandi investitori istituzionali potrebbe tradursi in una crescita più graduale e stabile del prezzo, senza rialzi parabolici ma con minori rischi di crolli improvvisi.

Il nuovo interesse di Wall Street potrebbe segnare una svolta epocale per Bitcoin, accelerandone definitivamente l’adozione mainstream come asset globale.

Siamo onesti, l’apparente apertura a Bitcoin non è altro che una mossa strategica di Wall Street per posizionarsi al meglio in un settore emergente e coglierne le opportunità di profitto.

E’ questo il vero motivo, non di certo un cambio di pensiero su Bitcoin o sul settore.

Naturalmente le previsioni degli analisti non devono essere considerate come un consiglo finanziario, ognuno deve fare le proprie valutazioni in tema di investimenti.

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