Chi sono i Top manager italiani più stimati? Ecco la classifica

Li invidiamo per i loro redditi, esorbitanti per i “comuni mortali”. Dimenticando però troppo spesso le loro capacità e responsabilità. Parliamo dei Manager, coloro che guidano grandi società. E con la stessa frequenza ci chiediamo: quali sono i Manager italiani più ricchi? Tuttavia, sarebbe anche giusto chiedersi quali sono i Manager italiano che hanno maggiore stima.

Ce lo dice Top Manager Reputation, l’Osservatorio permanente di Reputation Science che monitora la reputazione online delle figure apicali delle principali aziende che operano nel mercato italiano. La classifica consta di 100 posti ed è consultabile su https://www.topmanagers.it/

Top Manager Reputation cos’è

Cos’è la Top Manager Reputation? Nata nel 2013 in partnership con Affari e Finanza di Repubblica, presenta mensilmente i risultati. Nel 2017 l’analisi viene estesa a più settori per offrire un quadro più approfondito dello scenario economico italiano.

Topmanagers.it presenta i 100 migliori manager sul web con i risultati e gli approfondimenti dell’osservatorio permanente. Per ciascun TOP Manager in classifica sarà presente un breve profilo e un indicatore reputazionale, aggiornato mensilmente.

Al primo posto di Top Manager Reputation si trova Urbano Cairo

Al primo post della classifica Top Manager Reputation ci troviamo per il mese di ottobre ancora Urbano Cairo, con un punteggio di 80,22 su 100. Motivo? La capacità di raccogliere la pubblicitaria in favore del suo canale televisivo, La7 (ex Tmc), e ha fatto volare il titolo di Cairo Communication.

Cairo Communication S.p.A. è una società di media e pubblicazione italiana con sede a Milano. Le azioni della società fluttuano in Borsa Italiana. Urbano Cairo, tramite UT Communications, UT Belgium Holding, possedeva il 50,101% del capitale della società. A sua volta Cairo Communication possedeva il 59,693% del capitale della società media company RCS MediaGroup, acquisita nel 2016.

Top Manager Reputation le altre posizioni della Top Ten

Al secondo posto ci troviamo Francesco Starace, AD di Enel, con un punteggio di 67,65. In questo caso, la motivazione riguarda la sostenibilità che è diventata un must per il gruppo energetico. Ma anche la “e-mobility revolution”, che vede il gruppo Enel ancora protagonista. Per fortuna di Enel, comunque, è il Paese intero ad essere digitalizzato.

Al terzo posto ci troviamo invece John Elkann con 64,29 punti. La motivazione va trovata nella gestione equilibrata del gruppo FCA, malgrado la grande perdita di un Amministratore delegato quale Sergio Marchionne. Scomparso di recente.

Al quarto posto ci troviamo un altro gruppo energetico: ENI. Il Ceo Mario Descalzi, con 64,1 punti.

Riguardo il settore finanziario, è possibile apprezzare la costante crescita di Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Che si piazza quinto con 57,47 punti. Sebbene il settore bancario viva un momento difficile complice l’instabilità del nostro Paese sui mercati, il manager si espone evidenziando la necessità di ridurre il debito e investire nella crescita di quest’ultimo.

Si pensi ad esempio al fatto che Intesa Sanpaolo sia l’unica banca italiana facente parte del Dow Jones Sustainability Index. Nonché decisioni importanti, come la disponibilità della banca a cancellare i mutui dei cittadini residenti nelle zone colpite dal crollo del ponte Morandi, avvenuto lo scorso 14 agosto.

Sesto ci troviamo con 56,69 punti troviamo Remo Ruffini, presidente e amministratore delegato di Moncler. Quest’ultima si contraddistingue per il suo attivismo sui Social Network.

Settimo si piazza Diego Della Vale, manager del gruppo Tod’s. Il punteggio che fa registrare è di 55,9.

Per pochi punti all’ottavo si piazza il manager di Assicurazioni Generali – Finance, Philippe Donnet, con un punteggio di 55,7.

Sempre riguardo il settore energia, troviamo Marco Alverà, ceo di Snam, che arriva al nono posto con 54,76 punti (+1.35). Il tutto, grazie a un bond da 600 milioni che ha avuto un grande successo. Nonché grazie al successo commerciale raggiunto con Cina ed Europa.

Riguardo il settore industriale, in 10ma posizione troviamo con 54,66 (+1,22) Alberto Bombassei, presidente di Brembo, che a margine del Forum Ambrosetti si è definito “il paladino dell’industria 4.0”. Qualche anno fa, Bombassei sfiorò anche la nomina a Presidente di Confindustria. Bombassei si è impegnato al fine di portare l’innovazione tecnologica digitale nell’industria italiana. E spinge la politica a sostenere questa strada.

Top Manager Reputation, le altre posizioni interessanti al di fuori della Top 15

Al dodicesimo posto ci troviamo Giuseppe Bono, facente parte del settore infrastrutture. Bono è amministratore delegato di Fincantieri. Eal quattordicesimo posto ci troviamo Matteo Del Fante, ceo di Poste Italiane, il quale guadagna due posizioni. A spingerlo su sono gli obiettivi ambiziosi che sta perseguendo: si alla leadership nei prodotti finanziari e assicurativi venduti allo sportello, 10mila nuove assunzioni e la volontà di non chiudere gli sportelli nei comuni con meno di 5 mila abitanti. Ipotesi che era stata avanzata al fine di una spending review del gruppo.

Al di fuori delle 15 posizioni, nella Top 100 è possibile apprezzare come Tiziano Onesti, Presidente di Trenitalia e di Aeroporti di Puglia, sia il Manager che ha fatto registrare un salto di ben 11 posizioni e arrivando al ventitreesimo posto. Motivo? Il successo del traffico internazionale degli aeroporti di Bari e Brindisi.

Discreto anche il successo di Marina Berlusconi, presidente del gruppo Mondadori, che fa registrare una lieve crescita arrivando fino al 38mo posto.

A proposito di Mondadori, è notizia di questi giorni che il gruppo milanese si prepara a cedere le sue attività in Francia. Con tanto di comunicato con i conti dei suoi primi nove mesi del 2018. Queste le parole del comunicato di Arnoldo Mondadori Editore inserite nella nota: “Arnoldo Mondadori Editore ha avviato una negoziazione in esclusiva con Reworld Media, al fine di effettuare le consuete attività finalizzate alla possibile cessione della controllata Mondadori France”.

Poi prosegue: “tale operazione, in linea con la strategia di rifocalizzazione del Gruppo Mondadori nella più solida attività dei Libri, consentirà di incrementare la disponibilità di risorse finanziarie contribuendo a sostenere le linee strategiche di sviluppo e la posizione competitiva nei suoi core business, anche attraverso potenziali nuovi investimenti”.

In effetti, per Mondadori il 2018 si sta chiudendo molto male. Ha infatti fatto registrare una perdita di 181,5 milioni di euro, su cui ha pesato in modo decisivo la rettifica del valore delle attività francesi: l’adeguamento al fair value è pari a 198,1 milioni di euro. Le sole attività in continuità hanno invece riportato un utile netto per 15,8 milioni di euro (dai 25,5 milioni di un anno fa che beneficiavano di plusvalenze straordinarie e minori oneri di ristrutturazione) su ricavi per 658,1 milioni di euro (-6,9%).