Private equity, è boom in Europa: numeri e di cosa si tratta

E’ un vero boom per il Private equity nel vecchio continente. A certificarlo è il nuovo rapporto annuale “Alternatives in Europe”. Da esso emerge che l’industria degli asset alternativi continua ad essere in aumento con volumi stimati intorno ai 1.620 miliardi di euro (ultimo dato risalente a giugno 2018). facendo così registrare un crescita di 300 miliardi negli ultimi 3 anni.

Il Private equity ingloba più settori: hedge funds, infrastrutture, immobiliare e private dept.

Occorre comunque dire che sono proprio gli hedge fund ad avere la fetta più ampia del mercato degli investimenti alternativi europei (608 miliardi di euro). Mentre i flussi provenienti dall’industria si sono ridotti nell’ultimo anno, facendo sì che il private equity potrebbe diventare l’asset class più consistente nell’area (toccando quota 559 miliardi di euro).

Invece, il net cash flow degli investimenti in private equity continua a essere positivo dal 2013. Con i buy out a fare la voce grossa. Lo scorso anno, tra l’altro, ha portato alla conclusione di un volume molto alto di private capital, calcolati in ben 374 miliardi di euro.

Private equity, i numeri del boom in Europa

A parte i numeri consistenti succitati, ce ne sono altri degni di nota. Molto dinamico è ad esempio il settore del private debt. Con un volume di operazioni che nel 2018 e nel primo trimestre del 2019 ha superato i 13 miliardi di euro. Con il Regno Unito a fare la voce grossa. Il canale più utilizzato è quello del direct lending. In cosa consiste? Nella erogazione diretta di credito alle aziende da parte di soggetti non bancari.

Rallentano invece gli Hedge Fund. Nel primo trimestre di quest’anno, ad esempio, gli Hedge Fund sono stati nettamente battuti dall’indice Eurostoxx 50. Ma il dato negativo parte dall’ultimo trimestre 2018: -22 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre dello scorso anno.

Il settore immobiliare vive tutto sommato ancora un buon periodo. Sebbene la Brexit, o, per meglio dire, la trattativa per arrivarci, hanno portato un grande rallentamento nel settore. Soprattutto nell’area Gran Bretagna, ovviamente, ma anche dell’Europa occidentale.

Eppure, i dati erano stati ottimi fino al 2017, quando ha raggiunto gli 86 miliardi di euro. Le cose potrebbero poi peggiorare dopo che la Brexit sarà andata in porto. Ovvero verso fine 2019 (sebbene molto probabilmente se ne parlerà nella prima metà 2020).

Molto bene invece gli investimenti nel campo delle infrastrutture (non quotate), che lo scorso anno hanno toccato i 100 miliardi euro.

A fare la parte del leone, le energie rinnovabili: nel 2018 è stata raggiunta la cifra record di 31 miliardi di euro. Mentre nel primo trimestre del 2019 già si sono registrati 18 miliardi di investimenti. Quindi la cifra potrebbe addirittura essere più che raddoppiata nel 2019 rispetto al 2018 se il ritmo resta questo fino a fine anno.

Comunque, a dispetto del mercato immobiliare, quello degli asset alternative vede come epicentro proprio la Gran Bretagna. Quindi, in questo settore la Brexit non ha scalfito.

Infatti, con i suoi quasi mille miliardi di euro, Londra rappresenta il 54% di tutti gli asset gestiti in Europa. Mentre il nostro Paese si ferma molto lontano a 27 miliardi di asset. Nel venture capital è attivo l’87% degli operatori.

Private equity cos’è

Cos’è il Private equity? Il private equity si riferisce in genere a fondi di investimento, generalmente organizzati come società in accomandita , che acquistano e ristrutturano società che non sono quotate in borsa.

Il private equity è, in senso stretto, un tipo di azioni e una delle classi di attività consistenti in titoli azionari e debito in società operative che non sono quotate in borsa. Tuttavia, il termine viene utilizzato per descrivere l’attività di rilevare una società in private equity al fine di ristrutturarla prima di rivenderla a scopo di lucro.

Un investimento di private equity sarà generalmente effettuato da una società di private equity, una società di venture capital o un angel investitor. Ciascuna di queste categorie di investitori ha una propria serie di obiettivi, preferenze e strategie di investimento; tuttavia, tutti forniscono capitale circolante a una società target per favorire l’espansione, lo sviluppo di nuovi prodotti o la ristrutturazione delle operazioni, della gestione o della proprietà dell’azienda.

Il “private equity” ha iniziato a prendere piede dagli anni ‘80 come attività di rebranding delle società attraverso il cosiddetto leveraged buyout. Le strategie di investimento comuni nel private equity includono buyout con leva, capitale di rischio, capitale di crescita, investimenti in sofferenza.

In una tipica operazione di leveraged buyout, una società di private equity acquista il controllo di maggioranza di un’azienda esistente o matura. Ciò si distingue da un investimento in capitale di rischio o di capitale di crescita, in cui gli investitori (in genere società di venture capital o investitori angelici) investono in società giovani, in crescita o emergenti e raramente ottengono il controllo della maggioranza.

Il private equity è anche spesso raggruppato in una categoria più ampia denominata capitale privato, generalmente utilizzata per descrivere il capitale a supporto di qualsiasi strategia di investimento a lungo termine e illiquida .