Buoni fruttiferi postali

In un’epoca in cui il mondo civile con le sue migliaia di sfaccettatura sociali, culturali e lavorative è sempre più legato al mondo economico e finanziario a seguito di grandi cambiamenti e avvenimenti di portata storica avvenuti dal periodo dei primi due conflitti mondiali fino ad oggi, non dovrebbe stupire che sempre di più la nostra vita quotidiana è scandita dal lavoro, dai soldi e dall’ambizione di trovare una collocazione nella società che sia soddisfacente non soltanto dal punto di vista economico ma anche personale.

Buoni fruttiferi postali

Nonostante la gran parte delle persone possa pensare che i cosiddetti strumenti finanziari e più in generale il mondo della finanza sia un settore appannaggio di poche persone, in realtà nella modernità in cui viviamo parecchie sono le possibilità di investimento e di guadagno che possono essere utilizzate e intraprese dai più comuni cittadini, anche senza i concetti teorici e molto spesso complicati che riguardano tutto il settore economico.

Fra le tante tipologie di strumenti finanziari uno dei più semplici e alla portata di tutti è rappresentato sicuramente dai buoni fruttiferi postali, dei prodotti di investimento sotto forma di titoli cartacei o buoni fruttiferi dematerializzati grazie ai quali è possibile ottenere dei tassi di interesse sul capitale iniziale che si è deciso di investire tenendo conto che il tutto è regolato dalla Cassa Depositi e Prestiti, una società appartenente allo Stato italiano, il quale figura come garante diretto dei buoni fruttiferi emessi.

I buoni fruttiferi postali ordinari vennero istituiti ufficialmente nel dicembre del 1924 con un decreto legge regio con la finalità di far convogliare nelle Casse di Risparmio Postali i capitali di investimento che, per le diverse caratteristiche di funzionamento, non potevano essere raccolti tramite i libretti di risparmio. All’inizio della loro carriera, certamente si parla in questo caso di buoni fruttiferi postali in lire, venivano emessi con dei tagli fissi di 100, 500 o 1000 lire, ai quali poi si aggiunsero negli anni successivi diversi tagli per i grandi investitori dalle 50 mila ad un milione di lire nel 1949. L’emissione di questi specifici titoli di investimento incontrarono subito il favore dei cittadini tant’è che nel corso degli anni si è passati dalle poco più di 500 mila unità emesse nel 1925 ai poco più di 39 milioni di titoli registrati solamente cinquant’anni dopo, grazie ai vantaggi che solo questa tipologia di buoni è in grado di garantire agli investitori meno specializzati.

Vedremo di seguito quali sono le caratteristiche principali dei buoni fruttiferi postali, quali sono le numerose tipologie esistenti e per quali caratteristiche o vantaggi si distinguono fra di loro e quali sono i rendimenti previsti per ciascuna categoria, con un occhio particolare per tutti quei casi specifici e atipici come i buoni fruttiferi scaduti o dormienti.

Buoni fruttiferi Postali calcolo rendimento e buoni ordinari

La prima categoria di buoni fruttiferi postali di cui parleremo è certamente quella dei buoni ordinari, ossia quelli più comuni e dalle caratteristiche più semplici rispetto alle altre tipologie pensate per investitori e individui specifici. Prima però di addentrarci nella spiegazione di quelli che sono i buoni fruttiferi postali 2016 di natura ordinaria, è bene elencare brevemente quali sono i vantaggi che questi titoli sono in grado di garantire agli investitori rispetto ad altri strumenti finanziari di investimento.

In particolare le principali caratteristiche generali dei buoni fruttiferi comprendono la loro capacità di essere sottoscritti e rimborsati presso qualsiasi ufficio postale, il non essere soggetti a commissioni o spese per l’emissione o per il rimborso, almeno da parte dell’Ufficio postale non tenendo conto delle tasse previste per ciascun buono, e la possibilità di richiederli sia in forma cartacea che in forma digitale.

I buoni postali sono inoltre sottoscrivibili anche dagli individui che dispongono di un capitale iniziale di investimento davvero minimo, limite iniziale imposto ai 50 euro, la possibilità di richiedere il rimborso anticipato della cifra per intero con la sicurezza di restituzione del capitale investito pari al 100% del valore nominale e la garanzia che gli stessi buoni fruttiferi sono garantiti dallo Stato Italiano, e quindi rappresentano una se non l’unica fonte sicura di investimento disponibile al momento sul mercato finanziario italiano.

Una volta specificate le caratteristiche generali dei buoni fruttiferi, almeno in buona parte, ci si può ora riferire a quelli che vengono definiti buoni fruttiferi postali ordinari. Questa categoria è costituita dai buoni postali classici sottoscrivibili con un capitale di investimento minimo di 50 euro di cui è possibile richiedere il rimborso anticipato ricevendo l’intera somma indietro, al netto di eventuali oneri fiscali, e con la possibilità di vedersi riconosciuto gli interessi fissi maturati se la richiesta di rimborso avviene dopo un anno.

In particolare se si vuole usufruire dei buoni fruttiferi postali 2016 e si vuole calcolare il rendimento a seguito di specifici lassi di tempo, bisogna tener conto che le tabelle ufficiali predisposte dalle Poste Italiane sui tassi nominali annui lordi prevedono un rendimento dello 0,01 % fino al terzo anno, un tasso dello 0,15% dal quarto anno fino al settimo anno, un tasso dello 0,30% dall’ottavo anno fino all’undicesimo, un tasso del quaranta percento dal dodicesimo anno al quindicesimo ed infine un tasso di rendimento pari allo 0,60% dal sedicesimo anno al ventesimo.

Bisogna inoltre tener conto che i buoni fruttiferi postali detengono un regime fiscale particolare che prevede oneri fiscali del 12,5% rispetto agli altri prodotti.

Buoni fruttiferi postali 18 mesi, per minorenni e dematerializzati

Analizzata la prima e la più classica categoria di buoni fruttiferi, possiamo passare ad esaminare quelli più specifici e particolari.

Per gli investitori meno pazienti sono stati previsti dei buoni fruttiferi postali 18 mesi, pensati in particolare per chi preferisce una soluzione nel breve periodo pari ovviamente a 18 mesi di vincoli. La particolarità è sicuramente quella di poter contare su un rendimento certo anche dopo 6 mesi dall’emissione e in particolare, per quelli emessi nell’ultimo periodo del 2015, pari allo 0,10 % nel primo semestre, dello 0,15% nel secondo semestre e dello 0,20% nell’ultimo semestre. Questa tipologia di buoni fruttiferi è al momento sospesa e non più sottoscrivibile dal 10 agosto 2015.

Un’altra categoria utile quanto particolare è rappresentata dai buoni fruttiferi postali minorenni, sottoscrivibile da un maggiorenne come un regalo ad un bambino di età compresa fra gli 0 e i 16 anni e mezzo con la possibilità di ritirare gli interessi maturati dopo aver compiuto il diciottesimo anno di età. In questo caso il tasso effettivo lordo di rendimento a scadenza previsto per gli ultimi buoni di questo genere, ossia emessi dopo la metà di Febbraio del 2016, è pari allo 0,25% dal primo anno e mezzo di investimento fino al sesto, di 0,27% dal settimo anno di investimento fino ad arrivare allo 0,50% previsto per un periodo di investimento pari a 18 anni.

Un’altra categoria, già citata in precedenza, di titoli di investimento è costituita dai buoni fruttiferi postali dematerializzati, dei buoni fruttiferi sottoscritti virtualmente su internet esclusivamente dai possessori di un Libretto Smart o di un conto corrente postale il cui tasso di rendimento è esattamente paragonabile a quello dei buoni fruttiferi postali ordinari cartacei.

In particolare per questa categoria è previsto un investimento minimo pari a 250 euro e per tutti i multipli di questa cifra.

Buoni fruttiferi postali 3 anni plus, 3×4 ed Europa

Le tipologie di buoni fruttiferi non si esauriscono certamente con quelle viste in precedenza ma proseguono con altre modalità di sottoscrizione che permettono ad un’ampia fetta di investitori comuni di prendere parte a questo metodo di investimento “sicuro”.

Una delle tipologie più semplici è rappresentata senza ombra di dubbio dai buoni fruttiferi postali 3 anni plus, i quali costituiscono una soluzione di investimento ideale per chi vuole usufruirne durante un periodo medio con la garanzia di vedersi riconosciuto un tasso di rendimento sicuramente più alto rispetto a quello previsto per i buoni ordinari. Come già il nome suggerisce, i buoni postali 3 anni plus sono vincolati fino alla scadenza del terzo anno, dopo il quale per i buoni emessi dal 10 Gennaio 2013 fino alla fine dello stesso mese è previsto un tasso effettivo lordo di rendimento a scadenza pari al 2%.

Purtroppo questa categoria specifica di buoni fruttiferi non è più sottoscrivibile dal primo febbraio del 2013 poiché il collocamento è sospeso.

I buoni fruttiferi postali 3×4 fedeltà sono invece una categoria di buoni sottoscrivibili con il rinnovamento di un buono postale entro 60 giorni dalla sua scadenza o con le stesse tempistiche prima della scadenza che permettono di maturare interessi al completamento di ogni triennio per un massimo di dodici anni di durata. Questi buoni, non sottoscrivibili più a partire dal 29 marzo 2016 a causa della sospensione del loro collocamento, prevedevano un tasso annuo lordo pari allo 0,20% al terzo anno di sottoscrizione, dello 0,30% per il sesto anno, dello 0,40% per il nono anno e dello 0,50% per il dodicesimo e ultimo anno di sottoscrizione.

Ultima particolare categoria di titoli di investimento rilasciati dalla Cassa Deposito e Prestiti è rappresentata dai buoni fruttiferi postali Europa, i quali sono in grado di coniugare un rendimento minimo garantito alla possibilità di beneficiare di altri eventuali rialzi dei mercati azionari europei basati sull’indice EURO STOXX 50. I premi previsti, oltre al rendimento minimo garantito, vengono riconosciuti se l’indice azionario precedentemente citato si apprezzi per ogni anno in misura pari o superiore al 10%.

Fino al 29 marzo 2016, ultima data utile per la sottoscrizione di questa tipologia attualmente sospesa, prevedevano un rendimento fisso garantito lordo alla scadenza di 4 anni pari allo 0,04% con un premio aggiuntivo massimo riconosciuto del’1,20%.

Buoni fruttiferi postali cointestati, dormienti e scaduti, serie q

L’ultimo capitolo sulla disamina inerente i buoni fruttiferi postali è dedicato a quelle categorie particolari di buoni fruttiferi che possono essere definiti dormienti o scaduti, possono essere cointestati o possono far riferimento alla famosa quanto misteriosa serie q.

I buoni fruttiferi postali cointestati fanno riferimento a quella categoria di buoni che prevedono due intestatari diversi i quali, se lo stesso buono prevede la clausola “FPR”, ossia di facoltà di pari rimborso, possono autonomamente e in piena facoltà compiere operazioni indirizzate nei confronti del buono senza l’autorizzazione dell’altro intestatario.

In questo modo sarà possibile per uno dei due ritirare l’intero capitale investito senza la presenza dell’altro intestatario, così come nel caso in cui uno dei due intestatari risultasse deceduto, l’altro potrebbe ritirare la somma senza ulteriori e complicate operazioni burocratiche in qualsiasi ufficio postale.

Quando si fa riferimento invece ai buoni fruttiferi postali dormienti si parla di quella particolare categoria di buoni, magari a lunga scadenza di tipo decennale, che una volta scaduti non sono stati riscossi dal legittimo proprietario e intestatario e quindi sono confluiti nell’apposito Fondo istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. E’ bene essere a conoscere del fatto che una volta superata la data di scadenza di ciascun buono postale, l’intestatario avrà a disposizione dieci anni di tempo dalla scadenza del titolo per ottenere il rimborso totale del capitale investito più gli eventuali interessi maturati, pena la perdite del diritto di rimborso per quelli che ormai sono dei buoni fruttiferi postali scaduti.

Per concludere è giusto fare un cenno ai buoni fruttiferi postali serie q, che per molti investitori della vecchia ora rappresentano e hanno rappresentato un vero e proprio incubo ad occhi aperti. Quando si parla di questa speciale categoria di buoni si fa riferimento al decreto legge del 1 Gennaio 1987 tramite il quale tutti i buoni sottoscritti dal primo anno di emissione (1925) fino alla cosiddetta serie q che presenta, ovviamente, dei tassi di rendimento inferiori rispetto a quelli dei buoni emessi negli anni precedenti, sono stati equiparati tutti a quelli emessi con la dicitura della serie Q, facendo perdere in particolare agli investitori di buoni fruttiferi postali emessi dal 1973 fino al 1986 quasi il 56% di svalutazione rispetto al tasso di rendimento che gli spettava in principio. Fortunatamente il primo episodio di decreto di natura svalutativa dei buoni fruttiferi postali attualmente resta anche l’unico nella storia dei buoni fruttiferi italiani.

L'autore Webeconomia incorpora tutti gli articoli inviati dai lettori che hanno scelto di scrivere e pubblicare un loro pensiero, notizia, guest post, informazione... sul mondo dell'economia attraverso la pagina "Di la tua". Buona lettura