Il fondatore di ZebPay è fiducioso: niente crypto-ban in India

Negli ultimi giorni si è parlato molto di una possibile riforma delle criptovalute in India, che potrebbe portare al divieto completo di creare, utilizzare, minare ed offrire crittomonete al pubblico. Il 2019 è sempre di più l’anno delle regolamentazioni: abbiamo già visto Francia, Canada, Cina e Stati Uniti muoversi gradualmente verso un’implementazione di regolamenti per determinare cosa sia lecito ed illecito. Il Messico ha optato per leggi molto restrittive, simili a quelle che presto potrebbero entrare in vigore in India.

Il fondatore di ZebPay, importante exchange di criptovalute con sede e regolamentazione maltese, si è espresso a riguardo. Ajeet Khurana non è soltanto l’ideatore di ZebPay, ma continua ad esserne amministratore delegato anche ora che l’azienda è diventata una multinazionale. La sua opinione è sempre recepita come ponderata ed autorevole dalla community dell’economia decentralizzata, per cui è stato rincuorante per molti investitori indiani ascoltare le sue parole.

Un osteggiamento completo delle criptovalute è “Improbabile”

Stando alle parole di Khurana, la preoccupazione del governo sarebbe comprensibile per via della natura complessa di questi strumenti finanziari. Oltre ad esprimere i suoi dubbi sul fatto che i Ministri indiani abbiano compreso davvero tutti gli aspetti del mondo crypto, il CEO di ZebPay si è comunque dimostrato fiducioso.

In questo caso l’opinione di Ajeet Khurana è molto importante. L’anno scorso, infatti, il suo exchange è stato costretto ad abbandonare l’India, paese di origine di ZebPay, per ordine della Banca Reale Indiana. Nell’ultimo anno, tuttavia, la società ha semplicemente spostato sede continuando ad offrire i suoi servizi ad un vasto pubblico indiano; ZebPay è un brand di riferimento per le criptovalute in India, e le istituzioni non hanno comunque potuto fare a meno di proseguire i dialoghi con l’impresa.

Khurana racconta di aver trascorso molto tempo parlando appunto con entità governative e personalità importanti della Royal Bank of India. Durante questi dialoghi, racconta, più volte sono emersi dubbi e domande sulla natura ed il funzionamento delle criptovalute. Dubbi che, però, sarebbero comunque ben lontani dall’ipotesi di mettere completamente al bando il settore.

Un Paese strategico

Il mondo Occidentale investe in criptovalute prevalentemente con l’intento di speculare sui rialzi e sui ribassi di questi asset: basta iscriversi ad un broker online, aprire la sezione apposita, ed incominciare ad aprire posizioni di acquisto o vendita allo scoperto a seconda delle proprie previsioni. Sicuramente molti speculatori sono riusciti a farne un lavoro a tempo pieno, ma siamo ancora lontani dall’adozione di massa di sistemi di pagamento in forma di valuta crypto.

Nei Paesi emergenti, come l’India, la situazione è molto diversa. In queste economie ancora attraversate da forti scossoni, da un’inflazione crescente e da instabilità finanziaria, le criptovalute sono sempre di più uno strumento di pagamento da utilizzare nella vita di tutti i giorni. D’altronde hanno lo stesso valore in tutto il mondo, il che consente di conservare il loro potere d’acquisto anche fuori dai confini nazionali; non si può ovviamente dire la stessa cosa per le rupie indiane, che seguendo il quadro macroeconomico della maggior parte dei Paesi in via di sviluppo vengono tenute al più basso cambio possibile contro le valute fiat.

Non è una questione che riguarda solo l’India. Africa, Cina e molti altri Paesi come il Venezuela hanno dimostrato di seguire lo stesso trend; dove l’economia è instabile, in via di sviluppo oppure minacciata da privazioni della libertà di circolazione della moneta, le criptovalute diventano sempre più popolari nell’economia reale. D’altronde nell’India e nell’Africa rurale le banche sono praticamente inesistenti per i risparmiatori privati: la maggior parte di loro, per archiviare denaro, utilizza il credito telefonico e lo mette “al sicuro” sulla sua SIM. Ecco perché in gran parte di queste regioni i pagamenti tramite smartphone sono già un trend ampiamente consolidato.

ZebPay, intanto, espande i suoi orizzonti

Quale che sia la decisione del governo indiano, sicuramente ZebPay non intende rimanere a guardare. Anzi, si può dire che da quando la banca centrale indiana abbia espulso l’azienda dai confini nazionali questa sia cresciuta ad un ritmo senza precedenti. Ben presto ha aperto la sua nuova sede a Malta, dove gli exchange sono già in grado di cooperare con le autorità finanziarie locali, ma il servizio adesso è disponibile addirittura in 120 nazioni.

Adesso l’azienda di Khurana ha nel suo mirino l’Australia, dove sta preparando una grande operazione di marketing per il lancio del suo servizio. Il territorio è da sempre affine all’India per politiche interne ed esterne, dunque in qualche modo può essere considerata anche una mossa simbolica.

Da una parte è sicuramente interessante raccogliere le dichiarazioni del CEO di ZebPay in merito ad una possibile regolamentazione delle criptovalute in India. Dall’altra parte non possiamo fare a meno di attendere la decisione del governo e della Royal Bank of India per capire quale sarà realmente il destino delle monete decentralizzate in questa economia, la quinta per dimensioni e la seconda per popolazione.