Warren Buffet non investe in Bitcoin: scopriamo perché

La criptovaluta Bitcoin è sulla bocca di tutti. Ma non mancano ancora scetticismi, pure autorevoli, come quelli di colui che viene considerato il Guru del trading: Warren Buffet.

Perché Warren Buffet non investe nel Bitcoin? Nata nel 2009 da una idea del misterioso Satoshi Nakamoto, pseudonimo dietro cui si cela (o si celerebbero) il suo creatore (o i suoi creatori), la criptovaluta Bitcoin aveva l’intento iniziale di creare un sistema monetario parallelo a quello tradizionale. Vale a dire decentralizzato, dove siano gli stessi utenti a decretarne emissione ed utilizzo e non una Banca centrale o uno Stato centrale.

Bitcoin si basa sul sistema crittografato Blockchain, sul quale avvengono le transazioni (racchiusi in blocchi) di bitcoin tra due utenti, previa verifica e consenso da parte dei cosiddetti miners. I quali sono anche preposti alla loro emissione, risolvendo problemi matematici. Il numero massimo di bitcoin emessi è di 21 milioni e la loro emissione sarà via via più lenta e difficile. Per molti, la vera rivoluzione del Bitcoin è proprio il Blockchain, che ha dato il via ad un nuovo mondo. Infatti, negli anni successivi altre criptovalute hanno implementato questo sistema. Si pensi ad Ethereum che ha lanciato gli smart contracts (contratti digitali, adattabili ad ogni ramo commerciale); o Ripple, che invece ha lanciato la possibilità di convertire valute diverse senza passare per il dollaro. Oggi le criptovalute sono un centinaio, sebbene solo una decina contino il volume di capitalizzazione più importante.

Nel 2017, il Bitcoin ha fatto registrare una incredibile cavalcata. Un dollaro a gennaio, per poi arrivare via via fino a 4 dollari ad agosto. Poi ad ottobre ha sfondato la fatidica quota 8mila dollari, mentre a dicembre a sfiorato quota 20mila. Neanche la nascita di un Fork di successo come Bitcoin Cash ne ha rallentato la corsa, anzi. Corsa che è stata accelerata dal lancio nella Borsa di Chicago dei Future sui Bitcoin. Una legittimazione molto importante, a cui forse faranno seguito anche il ritorno alla legalizzazione di super potenze come Cina o Usa nel 2018.

Ma, come detto, il Bitcoin non piace a tutti. Per molti è una bolla che presto esploderà, replicando altri casi della storia come i tulipani in Olanda d’inizio 1600 o i dot.com di fine anni ‘90. Tra questi, abbiamo detto che c’è anche Warren Buffet. Vediamo di seguito perché.

Warren Buffett non investe in criptovalute e non ha quindi partecipato alla grande scalata del Bitcoin, la cui quotazione ha sfiorato recentemente quota 20.000 dollari, non credendo nelle potenzialità delle monete digitali.

Perchè Warren Buffet non investe in Bitcoin

Per la sua profonda esperienza di successo nel mondo del trading, Warren Buffet è stato ribattezzato l’Oracolo di Omaha. Warren Buffett è il terzo uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 75,6 miliardi di dollari. Egli ha fatto la sua fortuna principalmente grazie agli investimenti finanziari. Quindi il suo parere è tutt’altro che trascurabile. Ma perché Warren Buffet non investe in Bitcoin? In quanto lo considera un asset che non produce valore ed è dunque impossibile prevedere il suo andamento futuro. Per questa ragione la definisce una bolla sulla quale non è una buona idea investire.

Già nel marzo del 2014 Warren Buffet spiegò che l’enorme valore intrinseco che ha accumulato il bitcoin doveva essere solo uno scherzo, considerando che si tratta di un metodo di trasmissione di denaro, come gli assegni. Per cui, egli si domanda: possono gli assegni apprezzarsi solo perché permettono transazioni di denaro? Sono passati 3 anni e da allora il valore del Bitcoin è letteralmente esploso.

In realtà però, Warren Buffet non investe neanche sull’oro. E forse le motivazioni che stanno dietro questa scelta, ci aiutano a comprendere meglio perché diffidi anche del Bitcoin. Il motivo principale è sempre quello: l’oro non produce nulla. Buffet ammette che un piccolo utilizzo dell’oro esiste, ma è marginale, come l’utilità industriale e decorativa. Non certo capace di coprire da sola l’intera produzione.

Buffet paragona l’oro ai succitati tulipani del XVII secolo, in quanto in pratica non ha nessuna utilità. Per Warren Buffet anche l’oro è una bolla e acquista valore solo perché gli investitori credono che l’oro ne abbia e quindi continuano a immettere denaro su questa materia prima. Ma non ha un valore tangibile, legato a qualche utilità intrinseca. Si verifica pertanto il cosiddetto “effetto carrozzone”, quando cioè la gente fa una determinata cosa solo perché la maggioranza delle persone la sta facendo. E’ quindi, secondo Warren Buffet, l’istinto del gregge a far sì che un’oncia d’oro possa valere così tanto. L’oncia d’oro resta immutabile nel tempo: ciò che cambia è il valore che le si dà.

Nel 2011, in occasione della sua lettera annuale, Warren Buffett scriveva:

Oggi la quantità di oro mondiale è di circa 170mila tonnellate. Se tutto questo oro venisse unito formerebbe un cubo di circa 68 piedi per lato. A 1.750 dollari per oncia (il prezzo dell’oro nel momento in cui Buffet scriveva) il suo valore sarebbe di 9,6 trilioni di collari. Chiamiamo questa pila di cubi con la lettera “A”.

Creiamo ora una pila B che ha lo stesso prezzo. Per questo, potremmo acquistare tutti i terreni coltivati negli Stati Uniti (400 milioni di ettari con una produzione di circa $200 miliardi l’anno), oltre a 16 Exxon Mobils (la società più redditizia del mondo, che guadagna più di $40 miliardi all’anno). Dopo questi acquisti, avremmo avuto circa 1 trilione di dollari in più. Riuscite a immaginare un investitore con $9,6 trilioni che sceglie la pila A invece della pila B?

A fargli eco il Vice Presidente di Berkshire Hataway , la società di Warren Buffet, che ha parlato senza mezzi termini di “pura follia” intorno al Bitcoin. Charlie Munger, questo il suo nome, le persone “si dimostreranno capaci di creare più Bitcoin” laddove le regole di base delle criptovalute sembrano impedirlo. Così Munger stronca il Bitcoin: “Credetemi, dove c’è un incentivo maggiore, succedono le cose peggiori”.

Quindi, il Bitcoin per Warren Buffet è paragonabile all’oro: solo bolla speculativa. Il loro rispettivo valore cresce solo perché tanta gente ci investe dei soldi. Sono quindi bolle che presto esploderanno, lasciando tanti con carta straccia tra le mani. Proprio come gli olandesi che ad inizio 1600 credettero nei semi di tulipano o in quanti credettero nei titoli informatici dot.com a fine anni ‘90.

Warren Buffet chi è

Chi è Warren Buffet? E’ un imprenditore ed economista statunitense, soprannominato come detto l’oracolo di Omaha o il mago di Omaha. Località in cui è nato il 30 agosto 1930. È considerato il più grande value investor di sempre. Nel 2008, secondo la rivista Forbes, è stato l’uomo più ricco del mondo, mentre nel 2015, con un patrimonio stimato di 72,7 miliardi di dollari, sarebbe il secondo uomo più ricco del mondo, dopo Bill Gates e il quarantesimo uomo più ricco di tutti i tempi. Nel 2017 è sceso al terzo posto, sebbene abbia pure aumentato il suo patrimonio: 75.6 miliardi di dollari. È anche un notevole filantropo poiché ha promesso di impegnare il 99% del suo patrimonio in cause filantropiche, in particolare tramite la Gates Foundation.

Secondo di tre figli di un esponente del Congresso degli Stati Uniti dal 1942: Howard Buffett. Si è laureato alla Business administration alla Columbia Business School, l’Università dove insegnava il suo idolo Benjamin Graham, autore del noto libro The intelligent investor. Si dedica agli investimenti azionari fin da giovanissimo. Secondo una leggenda perfino dall’età di 11 anni, impiegando i risparmi ottenuti vendendo a scuola le bibite comprate nel negozio del nonno paterno. A soli 14 anni, avrebbe pure già acquistato un appezzamento di terra, per poi affittarlo a pastori locali. Dopo la laurea accetta l’invito dello stesso Graham a lavorare a New York per la Graham-Newman Corp., considerato da molti il primo vero hedge fund della storia. Nel 1955 Graham va in pensione e gli offre la carica di socio (partner) della società, ma Buffett decide di rifiutare e tornare nella sua città natale. Egli infatti, benchè appena 25enne, ritiene di poter vivere di rendita grazie alle sue spiccate capacità di investimento. Tornato ad Omaha, non a caso, amici e parenti gli chiedono di gestire i loro soldi.

Fonda la Buffett Partnership, un fondo d’investimento con il quale applica le strategie d’investimento insegnate da Benjamin Graham, dette del value investing. Ovvero la ricerca di titoli sottovalutati da acquistare, per poi trattenere per lunghissimi periodi in attesa di un loro apprezzamento. Tramite queste modalità d’investimento, Buffett acquisisce importanti partecipazioni, quando in pochi ci credevano ancora, in colossi come Coca Cola, Gillette, McDonald’s, Kirby Company e Walt Disney. Beneficiando non poco della risalita delle loro azioni. Successivamente, decide di quotare in borsa la Buffett Partnership fondendola con una società tessile quotata: la Berkshire Hathaway. Buffet viene anche ritenuto, secondo la classifica Condé Nast, il 16mo miglior manager di sempre.

Nell’aprile 2012, attraverso una lettera inviata agli azionisti della Berkshire Hathaway, ha reso noto di essere malato di cancro alla prostata. Ma li ha altresì tranquillizzati affermando che ciò non avrebbe minimamente influenzato il suo lavoro. L’anno precedente, invece, ha ricevuto la medaglia presidenziale della libertà (Presidential Medal of Freedom). Un riconoscimento conferito dal presidente degli Stati Uniti (all’epoca c’era Barack Obama) ed è, insieme alla medaglia d’oro del Congresso, concessa con un atto del Congresso, la massima decorazione degli Stati Uniti. Viene concessa a quanti hanno dato il loro “contributo meritorio speciale per la sicurezza o per gli interessi nazionali degli Stati Uniti, per la pace nel mondo, per la cultura o per altra significativa iniziativa pubblica o privata”.

Nel 2015 però si è verificato per lui e il suo colosso Berkshire Hathaway il peggiore anno dal 2009 (dall’inizio della grande crisi), con le azioni in calo del 12 per cento. Un vero e proprio shock per la sua ricca clientela, abituata a decenni di investimenti sicuri e profitti record, aggravato dal fatto che nel corso del 2015 l’indice Standard & Poor’s 500 ha perso solo un quasi impercettibile 0,7 per cento. Eppure, le azioni di Class A di Berkshire venivano scambiate all’inizio del 2015 alla cifra record di 226mila dollari l’una e pochi (o nessuno) avrebbero immaginato una débacle così grande nel giro di soli dodici mesi. A pesare sull’anno “orribile” di Warren Buffett è stato in primo luogo il calo dei due maggiori investimenti dell’Oracolo di Omaha: Ibm e American Express. Colossi che hanno perso rispettivamente il 13 e il 25 per cento per questioni loro di tecnologie obsolete.

Buffett possede il 5% di Ibm e quasi i 13% di American Express, che ha incontrato una serie di problemi connessi all’uso della sua carta. A ciò va poi aggiunto l’allora crollo del petrolio. La Berkshire Hathaway è particolarmente esposta sui prodotti petroliferi trasportati dalle ferrovie: è infatti specializzata nel business del trasporto di greggio, carbone e prodotti agricoli, oltre a vendree prodotti a un comparto petrolifero dove gli investimenti non hanno fatto altro che essere tagliati. Pertanto, il gruppo ha dovuto pagare (sia pure indirettamente) il dazio del crollo del petrolio. Il tutto proprio nell’anno in cui la Federal Reserve ha deciso lo storico rialzo dei tassi di interesse a testimonianza di una ripresa (seppur teorica) dell’economia degli Stati Uniti.

Ma a parte questi fattori esogeni, ci sarebbe anche ben altro. Secondo la ricostruzione del Seattle Times e di Buzzfeed, la Clayton Homes (azienda specializzata in abitazioni pre-fabbricate e una delle tante aziende controllate dalla Berkshire Hathaway di Warren Buffet) avrebbe rifilato in maniera sistematica ad alcuni clienti “latinos” – che volevano comprare le sue case mobili – mutui subprime destinati a saltare. La società di Omaha ha negato “in modo categorico” le accuse ma l’inchiesta dei reporter di Seattle Times e Buzzfeed sembra poggiare su basi solide. La tesi è che alcuni clienti siano stati spinti verso Vanderbilt Mortgage, sussidiaria di Clayton, per siglare mutui “a tassi sostanzialmente più alti in media di quelli applicati alla controparte di razza bianca” avente redditi simili. Secondo il Seattle Times e il blog Buzzfeed inoltre, Clayton fa uso della lingua spagnola per attrarre clienti latinoamericani, salvo poi abbandonare lo spagnolo quando i clienti sono spinti a firmare documenti in inglese. Così facendo vengono imposti tassi di interesse e rate mensili più alte di quanto pubblicizzato, nascondendo commissioni e costi assicurativi.

Qualcosa che sembra molto simile a quanto fatto da alcune Banche italiane, soprattutto le cosiddette popolari. Le quali sono accusate di rifilare titoli pericolosi e potenzialmente fallimentari a clienti inconsapevoli. I quali magari si recavano da esse per sottoscrivere un Mutuo e si sono visti costretti ad acquistare pure obbligazioni.

Warren Buffet cosa fa

La sua attività finanziaria di alto livello inizia dal 1962, quando acquista partecipazioni della Berkshire Hathaway, una industria tessile in declino, di cui assumerà il controllo qualche anno dopo. Con la Berkshire Hathaway, affiancato dal socio Charlie Munger, sempre con la strategia di cui sopra, inizia ad acquistare aziende sottovalutate nei più variegati settori: servizi, industria, assicurazioni, biancheria, gestione di jet privati. Arriva pure ad acquisire la Mid American Holding, attiva nel settore energia, e inizia così ad investire in tubifici.

Tramite sempre la Berkshire Hathaway, nel 1967 acquisisce due compagnie assicurative: la National Fire and Marine Insurance Company e la National Indemnity Company. Il settore delle assicurazioni conquista sempre più spazio all’interno della holding di Buffett, così dal 1985 abbandona definitivamente il settore tessile per dedicarsi completamente ad esso. Oggi Berkshire Hathaway è considerato il più grande riassicuratore mondiale, dopo la svizzera Swiss Re e la tedesca Munich Re.

Abbiamo però anche detto come Warren Buffet non disdegni attività filantropiche. Nel 2006. Buffett ha donato 37 miliardi di dollari in azioni benefiche per le popolazioni del Terzo mondo. Nel giugno 2006 ha trasferito ben l’83% del suo patrimonio in favore della Bill & Melinda Gates Foundation.

Ha altresì donato circa 10 milioni di azioni di classe B della Berkshire Hathaway alla Bill & Melinda Gates Foundation, corrispondenti a circa 30 miliardi di dollari. Questa donazione ha reso Buffett uno dei leader del filantropismo capitalista. La fondazione riceverà il 5% del totale della donazione su base annua nel mese di luglio di ciascun anno, a partire dal 2006. Significativo, tuttavia, l’impegno per la fondazione di donare, ogni anno, a partire dal 2009, un importo che è almeno pari al valore del contributo dell’anno precedente, oltre al 5% del patrimonio netto della fondazione.

Il Guru del trading è anche entrato a far parte del CDA della Fondazione Gates, sebbene abbia già dichiarato di non voler entrare in maniera attiva negli investimenti di quest’ultima.

Warren Buffet consigli

Qual è il segreto del successo di Warren Buffet? Occorre premettere che Buffett non ha mai dettato delle regole o dei parametri da seguire. Ma tutt’al più delle linee guida che si evincono dalle lettere che annualmente scrive agli azionisti della sua Berkshire Hathaway, dalle interviste che rilascia e soprattutto dal suo modo di comportarsi. Di seguito riportiamo le 7 linee guida che il Guru del trading tende a consigliare, estratte dal libro di James Altucher: “Trade like Warren Buffett”. Non vanno considerate come delle regole comportamentali riguardanti l’approccio al mercato azionario, ma di parametri oggettivi da verificare sui titoli:

1. I manager devono gestire in maniera razionale i soldi degli azionisti

Decidere quindi se trattenere gli utili o restituirli agli azionisti diventa un esercizio di razionalità. Nel caso in cui i manager hanno le possibilità di far rendere i soldi di più che altri impieghi nella media di mercato, possono decidere di trattenere gli utili. Altrimenti, dovrebbero decidere di restituirli agli azionisti, sotto forma di dividendi, o sotto forma di riacquisto di azioni proprie.

2. L’impresa deve aumentare nel tempo i guadagni dei suoi azionisti

Il cash flow di norma viene calcolato a Wall Street sommando:

  1. i guadagni operativi più
  2. le spese di deperimento
  3. altre spese non-cash.

Secondo Buffett però, questo è un indicatore incompleto, al quale bisogna aggiungere i reinvestimenti richiesti dal business.

Il nuovo indicatore usato al posto del cash flow, che Buffet chiama “owner earnings” sarà quindi dato dalla somma dei primi 3 fattori. Pure il calcolo tra cash flow e owner earnings sarà diverso, cosa che succede per la maggior parte delle attività economiche. Quando (c) eccede (b) l’analisi del cash flow sovrastima la realtà economica dell’azienda. Quindi bisogna porre attenzione a quelle aziende che richiedono grosse spese ricorrenti in rinnovo dell’impiantistica per mantenersi competitive sul mercato.

3. Al momento dell’acquisto, la quotazione deve essere inferiore di un quarto al valore intrinseco

Calcolare il valore dell’azienda è tanto difficile quanto è difficile inserire le giuste variabili: il cash flow netto che si genererà durante la vita del business, scontato ad un appropriato tasso di interesse. Buffett usa al posto del cash flow il suo “owner earnings” (punto b) previsto nel corso della vita del business scontato semplicemente del tasso dei long-term bond del governo USA. Un possibile errore nelle stime può vanificare il risultato dell’investimento. Buffett usa il suo “margine di sicurezza” del 25% per ridurre questo rischio. Se ad esempio la stima sarà sbagliata del 10% in eccesso, Buffett manterrà un ritorno comunque adeguato. Se la stima sarà corretta, o sbagliata per difetto, il ritorno sarà straordinario.

4. I manager devono essere in grado di convertire le vendite in profitti

Trattasi della capacità di contenere i costi. Ogni volta che un’azienda annuncia un piano di ristrutturazione per tagliare i costi, vuol dire che l’azienda fino a quel momento ha fatto registrare degli sprechi e ha speso i soldi degli azionisti non in maniera razionale. Sono da considerare quelle aziende che nel corso del tempo hanno conseguito un livello accettabile di utili sul fatturato.

5. L’impresa deve evitare l’eccesso di debiti

Le imprese possono aumentare il loro ritorno sui mezzi propri aumentando il loro rapporto tra il debito di lungo periodo e i mezzi propri. Tuttavia, a suo dire, un buon business deve essere in grado di guadagnare un buon ritorno senza l’aiuto della leva dei debiti. I quali devono restare ridotti entro limiti di sicurezza in rapporto al cash flow generato. Le imprese da considerare sono quelle in grado di avere un buon ritorno senza l’impiego di una grande quantità di debiti.

6. L’impresa deve generare profitto in maniera consistente

Il rapporto utili per azione non è da solo considerato un valido indicatore. Siccome ogni anno le aziende distribuiscono agli azionisti solo una parte degli utili, non c’è niente di particolarmente esaltante in un aumento del 10% dell’utile per azione se nel frattempo la base di capitale è aumentata del 10%. Buffett preferisce considerare quelle aziende che hanno nel tempo mantenuto un ottimo return on equity, ovvero il capitale investito.

7. I manager devono aumentare il valore per gli azionisti

Trattasi della regola “one dollar for one dollar”. Le aziende ogni anno decidono quanta parte dell’utile netto (sempre se c’è) deve essere distribuito sotto forma di dividendi. Il restante viene trattenuto dall’azienda. Se la parte trattenuta è impiegata bene, il mercato nel lungo periodo lo riconoscerà e il valore del titolo aumenterà di conseguenza. Si tratta di verificare se la quota trattenuta si è trasformata nel tempo in apprezzamento del valore del titolo, e in che misura. Secondo Buffett sono da considerare quelle aziende che per ogni dollaro trattenuto abbiano creato almeno un dollaro di maggiore capitalizzazione di mercato del titolo.

Insomma, Warren Buffet non investe in Bitcoin. Ma il suo valore continua a salire…