Vitalik Buterin: storia dell’inventore di Ethereum

Chi è Vitalik Buterin? Vitelik Buterin cosa ha fatto? Quanto guadagna Vitalik Buterin? Vitalik Buterin è un truffatore? Vitalik Buterin come ha creato Ethereum? Anche la tecnologia, come la Scienza, è fatta di geni che la rivoluzionano e aggiungono un mattoncino nel muro del progresso umano. “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”, piccoli passi che da milioni di anni ci hanno portato a cosa siamo oggi. Nel bene e nel male. E così Bill Gates ha inventato Microsoft, rendendo l’uso del Pc alla portata di tutti e non di pochi soli “cervelloni”. E così Steve Jobs ha rivoluzionato l’idea di cellulare, facendolo diventare un tutto fare tascabile che ci tiene in contatto costante col Mondo. E così Mark Zuckerberg ha creato insieme ad un amico del college un sito che permette alle persone di trovare e comunicare con ex compagni di scuola, parenti lontani, persone estranee.

In questa sede invece parliamo di un altro rivoluzionario: Vitalik Buterin. Colui che ha ideato Ethereum, la tecnologia blockchain considerata la vera rivale di bitcoin e seconda tra le criptovalute per volume di affari. Vitalik Buterin è un programmatore di origini russe, ma cresciuto in Canada dove attualmente risiede e nel 2014 ha vinto il premio World Technology Award proprio per aver co-creato ed inventato Ethereum. Uno dei co-fondatori di Ethereum invece, Dr. Gavin Wood, ritiene che non si sa ancora cosa sia Ethereum. Detto in soldoni, Ethereum è una sorta di computer che in realtà fisicamente non c’è. E’ ovunque e da nessuna parte: basta una connessione. Non è arrestabile e controllabile dai governi centrali.

Cos’è Ethereum

Prima di rispondere alla domanda iniziale: chi è Vitalik Buterin? È giusto un breve cenno su cosa è Ethereum e come funziona. La sua creatura. Ethereum è una tecnologia informatica di tipo blockchain, ciò significa che è una piattaforma decentralizzata del Web 3.0, che permette di eseguire programmi chiamati “smart contracts”. Vale a dire effettua in forma del tutto digitale e in maniera sicura, affidabile, veloce, automatizzata, economica, la portata a termine e la gestione delle più varie tipologie di contratto e tante altre operazioni. Si pensi alle transazioni finanziarie, i sistemi elettorali, la registrazione di nomi di domini, la gestione di piattaforme di crowdfunding, la proprietà intellettuale, le assicurazioni, real estate, e così via.

I contratti di Ethereum “pagano” l’utilizzo della sua potenza computazionale attraverso una unità di conto, chiamata Ether, che funge da criptovaluta ma anche per finanziare la piattaforma. Pertanto, Ethereum non è da considerarsi quindi solo un semplice network per lo scambio di valore monetario (come appunto il bitcoin) ma una rete che consente la circolazione di contratti.

Dunque, la piattaforma Ethereum serve per creare e pubblicare smart contracts applicabili in tutti gli ambiti delle attività umane. Trattasi di protocolli per computer in grado di ottimizzare, velocizzare, verificare e controllare l’effettiva esecuzione di un qualsiasi tipo di contratto registrato, evitando inoltre di dover ricorrere ad una clausola contrattuale. Si raggiunge così un duplice obiettivo: si ottiene una maggiore sicurezza e si ottiene un drastico abbassamento dei costi di transazione dovuti per la negoziazione. Tali smart contracts vanno però incontro a dei limiti, che vedremo nel paragrafo successivo.

Ethereum come funziona

Infatti, tale limite è dovuto al fatto che, per poter essere realmente operativi nel sistema, questi smart contracts devono pagare l’utilizzo della potenza computerativa offerta dalla rete P2P, e questo avviene proprio tramite l’unità di conto chiamata Ether. In generale, il sistema si fonda sugli stessi principi che caratterizzano anche le altre criptovalute in circolazione. Si tratta di un software open source accessibile a tutti che mediante la tecnologia Blockchain riesce a offrire transazioni anonime, immediate e completamente sicure. Senza dover essere sottoposto al controllo di alcun ente centrale o di vigilanza poiché prive di una sede fisica.

Quindi, in sostanza, rispetto alle altre criptovalute che fungono solo da monete digitali, Ethereum fa circolare diverse tipologie di contratti in maniera sicura e condivisa. Questa è sempre stata fin dagli inizi l’idea iniziale di Vitalik Buterin. Ma gli smart contracts non sono solo di tipo finanziario, ma anche per altri utilizzi: sistemi elettorali, registrazione di nomi dominio, piattaforme di crowdfunding, proprietà intellettuale, ecc. Ethereum è quindi andata oltre l’idea già rivoluzionaria del Bitcoin: digitalizzare tutta l’economia.

Ethereum come è nata

Ma come è nata la criptovaluta Ethereum? Un piccolo gruppo si era riunito al Pauper’s Pub di Toronto, Canada, in un sabato pomeriggio del novembre 2012 per parlare di Bitcoin. Ad organizzare l’incontro è stato Anthony Di Iorio, ora noto imprenditore, perché attratto dal mondo delle criptovalute e dal fatto che fosse preoccupato per come stessero andando le cose nel sistema finanziario. Vendette così le sue proprietà possedute a Toronto, ha acquistato alcuni bitcoin con la speranza di fare ottimi affari e voleva coinvolgere altre persone nel suo progetto. Di Iorio ha così organizzato un evento ad hoc sul sito Meetup.com per parlare di bitcoin. Ad iscriversi solo poche persone, tra loro sconosciute. Tra questi c’era un giovane dal viso pallido, molto magro, abbastanza schivo, studente al primo anno presso l’Università di Waterloo, situata nel sud-ovest dell’Ontario, dove stava studiando informatica. Il suo nome era Vitalik Buterin

Di Iorio afferma di non aver parlato molto con lui e che tra loro non c’era una vera conversazione. Si sono poi conosciuti meglio agli incontri successivi. Vitalik Buterin però aveva dato subito l’impressione di non essere il solito teenager nerd. Ma qualcosa di più: di fatto, nel 2011 aveva creato con un amico rumerno il Bitcoin Magazine ed era già abbastanza noto nel mondo della crittografia. Dopo qualche mese da quell’incontro di Toronto, Buterin lascia l’università e si dedica a viaggi in giro per il mondo e scrive per la rivista a tempo pieno. L’anno seguente a quel primo incontro, Di Iorio stava ancora organizzando riunioni, sebbene in spazi più grandi giacché la platea era via via aumentata.

Nel frattempo però, Vitalik Buterin aveva creato qualcosa di sensazionale: aveva reso possibile, sulla scorta di quanto già reso possibile dai bitcoin, senza la mediazione di istituti di credito o il controllo di governi e banche centrali, l’invio di denaro in paesi diversi e in valute diverse. E così pensava ad esempio al fatto che un contadino dell’Iowa poteva monetizzare un contratto di assicurazione che gli permettesse di ottenere un certo importo nel caso in cui non cadesse la pioggia aspettata in una determinata stazione. Oppure, una macchina a noleggio potrebbe collegarsi con lo smartphone del conducente e avviare l’accensione tramite un’applicazione. O ancora, le persone potrebbero guadagnare soldi affittando i propri dischi rigidi per un servizio di storage cloud decentralizzato come Dropbox.

Come far sì che siffatti contratti possano diventare realtà? Neanche con Bitcoin, dato che esso si basa sul sistema blockchain, un registro sicuro per le transazioni che non può essere facilmente modificato. Mentre il linguaggio crittografato dei bitcoin può essere usato solo per determinati tipi di transazioni. Ecco che subentra l’idea di Vitalik Buterin: realizzare un nuovo sistema basato su una blockchain chiamata Ethereum, facile da capire e facilitata da un linguaggio di codifica in grado di risolvere teoricamente qualsiasi problema computazionale. Ethereum ha fatto sì che si potesse far meno della fiducia di una società finanziaria, di una persona o di un governo per mantenere in sicurezza determinate quantità di denaro e di dati.

Ecco perché Ethereum è alternativa al Bitcoin: fa sì che si realizzino transazioni che con la seconda criptovaluta non sarebbero possibili. Di Iorio ha invitato ad un meeting anche Joseph Lubin, un altro imprenditore interessato a Bitcoin che viveva in Jamaica, per illustrargli la rivoluzionaria idea di Vitalik Buterin. Lubin fu subito attrato dal progetto del giovane russo. Così definiva Lubin Ethereum: consente di comprendere come potremmo cristallizzare tutto il potenziale visto nel Bitcoin. Ethereum (ndr) fornisce un meccanismo per decentralizzare tutte le cose.

Presto detto. Dal 2013 al 2016 Ethereum ha raggiunto un valore di 7 miliardi di dollari. Non solo. Ha reso il termine “blockchain” molto più di una buzzword aziendale e i più grandi colossi internazionali hanno mostrato il loro interesse verso questo nuovo sistema ideato dal giovane e smagrito Vitalik.

Vitalik Buterin chi è

Chi è Vitalik Buterin? Vitalik Buterin è nato in un freddo 31 gennaio del 1994 a Kolomna, in Russia, un’antica città a 100 km a sud dalla capitale Mosca. Si trasferì con la sua famiglia a Toronto, in Canada, nel 1999, quando non aveva ancora compiuto sei anni. Buterin già all’età di quattro anni giocava con i computer e con Excel; mostrando quindi uno spiccato interesse per l’informatica già in tenera età. Per capire chi è Vitalik Buterin, basta dire chesSin da piccolo veniva considerato un vero genio della matematica, al punto che quando era in quarta elementare fu inserito in un programma per “cervelloni” all’interno del quale si distinse per intuitività, creatività e prontezza.

Da piccolo, a soli 7 anni, racconta suo padre Dmitry Buterin (informatico professionista che ha da poco ideato un incubatore per startup blockchain chiamato Blockgeeks Lab), il piccolo Vitalik aveva ideato un complesso documento chiamato l’Enciclopedia dei Conigli. Il tutto era basato sul fatto che vi fosse un Universo popolato da soli conigli, ma governato da strette formule. Insomma, non certo la solita favoletta con protagonisti animali, ma un complesso mondo a base di matematica, grafici e calcoli.

Quando Vitalik Buterin disse a suo padre di voler lasciare l’università per girare il mondo e imparare tutto quanto che c’era di sapere su Bitcoin, il padre non si oppose. Affermando che se da un lato era vero che restando avrebbe avuto un lavoro appagante alla Apple, Google o altri colossi dell’informatica, con contratti a 100,000 dollari o più, dall’altro era anche vero che se avesse mollato tutto sarebbe stato diverso, la vita sarebbe stata più difficile. Ma in compenso avrebbe imparato molto di più rispetto all’andare all’università. La risposta che tanti figli vorrebbero sentirsi dare dal proprio genitore, quando decidono di lasciare gli studi e intraprendere un cammino diverso e indipendente. Ma il più delle volte la risposta incassata è ostile. Avrà pesato anche il fatto che il signor Buterin era un informatico a sua volta e aveva già intuito le potenzialità del figlio.

Il quale, ovviamente, non se lo fece dire due volte: lasciò come detto l’Università nel 2013 per viaggiare verso Israele, Amsterdam e San Francisco. Così da continuare a scrivere per la sua rivista Bitcoin Magazine, fondata a soli 17 anni nel 2011, già intuendo le potenzialità delle criptovalute quando erano ancora roba per trader nerd e lavorare in parallelo su vari progetti sempre inerenti alle criptovalute.

Infine, a completezza delle informazioni su chi è Vitalik Buterin, diciamo anche che questo giovane russo ha contribuito a numerosi progetti open source simili alla piattaforma Ethereum Buterin, ed è tuttora dipendente di KryptoKit, società canadese fondatrice di una app Chrome che funge sia da social network che da portafoglio virtuale.

Quando Vitalik Buterin ha creato Ethereum

A maggio 2013 Vitalik Buterin si è spostato in California per prendere parte a un seminario sulle criptovalute organizzato dai gemelli Winklevoss, L’evento che di fatto ha cambiato il corso delle cose e gli ha dato piena convinzione sulla sua visione rispetto alle criptovalute. Al punto da provarci, arrivando alla scelta di mollare l’Università, viaggiare e realizzare il progetto Ethereum.

La sua idea ha spiccato il volo concretamente nel giugno 2014, quando Buterin ha ottenuto una borsa di studio del valore di 100mila dollari per il suo lavoro. Da lì è nata Ethereum Foundation, mentre la criptovaluta è stata lanciata a metà 2015 sotto forma di versione beta.

Anthony Di Iorio chi è

Chi è Anthony Di Iorio? E cosa c’entra con Ethereum? Abbiamo detto di lui già che è un imprenditore e molto interessato alle criptovalute. Si può dire che è stato uno dei primi ad essere entusiasti per Bitcoin (mentre come noto, questa moneta digitale è esplosa solo nel 2012) e uno dei primi a rimanere eccitati dopo aver sentito parlare di Ethereum. Buterin ha pubblicato il white paper di Ethereum a novembre del 2013 e messo in piedi un team per svilupparla giù qualche settimana dopo. Affinché quell’idea non restasse solo su carta.

Tale team includeva Di Iorio, il co-founder di Bitcoin Magazine Mihai Alisie, Amir Chetrit — con cui Vitalik Buterin aveva già lavorato quando si trovata in Israele per un progetto sempre inerente al Bitcoin chiamato ColoredCoins — e Charles Hoskinson, un matematico americano che ha pensato ad un modo per rendere mainstream Bitcoin: il Bitcoin Education Project. Dunque, tutte persone che sapevano il fatto loro, di cui Anthony Di Iorio, a soli 38 anni, era il più anziano della media di circa 10 anni.

Dal gennaio dell’anno seguente, il team tenne incontri più continui, con Chetrit che fece fare tanto di t-shirt. Presero casa a Miami prima della North American Bitcoin Conference, così da parlare di Ethereum. Nel frattempo, Gavin Wood, un programmatore inglese che entrerà a pieno titolo tra i fondatori di Ethereum, stava lavorando già durante le precedenti vacanze natalizie al fine di mettere in codice il whitepaper di Buterin.

Nel frattempo, Bitcoin cominciava a far registrare i primi guadagni consistenti, e i nuovi paperoni del Bitcoin tenevano feste stravaganti ed eccentriche. Ma volevano nuovi orizzonti su cui investire e Vitalik Buterin gliene stava offrendo una. A soli 19 anni. E li accontentò. Una notte, durante una conferenza, Buterin illustrò loro la sua visione indossando una maglietta nera con il logo di Ethereum. Gli astanti lo omaggiarono con una standing ovation, mentre un manipolo di persone lo attendeva all’uscita per potergli parlare. Le criptovalute avevano il suo nuovo Guru.

Al progetto Ethereum si unirono così altri tre fondatori: Wood, Joseph Lubin e lo sviluppatore Jeff Wilcke. Lubin aveva già gestito un hedge fund e aveva lavorato presso Goldman Sachs e aveva pensato che fosse venuto il momento di acquistare un’isola per dare alla nuova società una location. Prendere denaro da investitori americani non accreditati avrebbe potuto renderli soggetti a spese della U.S. Securities and Exchange Commission (SEC). Con tanto di grane presso l’FBI (si sa, l’America è un Paese capitalista, ma se sgarri col Fisco sono guai). Pertanto, i fondatori decisero di attendere piuttosto che iniziare una campagna di crowdfuding non appena fosse finita la conferenza. Assunsero appositamente degli avvocati per scrutinare l’offerta. Registrarono una società in Svizzera, molto più benevola dal punto di vista fiscale nei confronti delle società finanziarie. Inoltre, riflettevano su come doveva essere Ethereum: come Google? Una società for-profit? O come Mozilla, una fondazione no profit che aveva reso open-source il browser Firefox. I fondatori si divisero in 2 correnti di pensiero, tra chi voleva costituire una società rivolta al business e chi una società no-profit. Della prima scuola di pensiero appartenevano Di Iorio e Lubin, che contestavano il fatto che stavano pagando i costi di tasca propria perché il progetto non riceveva finanziamenti dall’esterno. Di Iorio riteneva che l’idea di trasformare Ethereum in una società non-profit era scandalosa per più motivi. L’imprenditore voleva aver versato centinaia di migliaia di dollari per costruire una progetto stile Google, non per fare beneficenza. Facendo il confronto tra Chrome e Firefox. Due visioni diverse con due potenzialità diverse. La prima rivolta al business la seconda al no profit.

Alla fine vinse la seconda scuola di pensiero, rivolta al No-Profit. E ciò distrusse i sogni di business di Anthony Di Iorio e di quanti la pensavano come lui, come Lubin. Ma anche come Hoskinson, nominato CEO di Ethereum. Chetrit invece lasciò il progetto, preoccupato per la reale possibilità che tutti sarebbero finiti in prigione per violazioni di titoli. Ora però Hoskinson ammette di essere pentito della sua scelta. Sebbene, in fondo, non nasconde il suo dubbio sul fatto che le cose potevano essere fatte ancora meglio se la sua idea fosse andata avanti.

Ethereum storia

Sebbene abbia avuto una grandiosa idea, Vitalik Buterin sentiva il bisogno di affidarsi all’esperienza di altre persone del suo team con più esperienza. Ma si rese presto conto di avere tutto il progetto Ethereum sulle sue spalle. E non solo: pure di essere rimasto senza soldi. Alla fine del luglio 2014, aveva accumulato enormi debiti per avvocati, viaggi e registrazioni aziendali. Tuttavia, c’erano anche buone notizie: Ethereum era finalmente sicura di aver trovato un modo per evitare problemi di regolamentazione. Come? Invece di vendere equity o debito, Ethereum avrebbe offerto un prodotto: Ether, la crittografia di Bitcoin incorporata nella piattaforma. Inoltre, si pensò che er evitare il sovraccarico del sistema e dare un incentivo agli sviluppatori per scrivere un codice efficiente, tutte le transazioni e le applicazioni basate su Ethereum avrebbero richiesto Ether. Così, durante le prime 2 settimane di crowd sale, Ethereum ha venduto 2mila ether al prezzo di un bitcoin, ma il prezzo aumentò dopo.

La crowd sale durò 42 giorni. Alla fine, Ethereum raccolse più di 31mila bitcoins, vale a dire 18.4 milioni di dollari americani.

Qual è la differenza tra Bitcoin ed Ether? Che quest’ultimo è stato creato come token funzionale alle persone che usano il sistema Ethereum, non una valuta come bitcoin o un reale asset come è ad esempio l’oro. Di certo, chi ha comprato ether nel corso della crowdsale, ha sicuramente fatto bene se li ha tenuti. Ad inizio maggio 2015, il prezzo di ether raggiunse i 77 dollari, facendo registrare così una crescita di un quarto rispetto al prezzo iniziale (sebbene sia successivamente cresciuto anche di più). Il prezzo di Ethereum è stato comunque estremamente volatile in seguito, come ogni criptovaluta che si rispetti. Si è verificato però anche un pericoloso furto: nel giugno 2016, un hacker ha temporaneamente rubato ben 50 milioni di dollari in ether.

Dopo questo evento e dopo un mese circa di discussione, la community di Ether votò per modificare il software e restituire i fondi rubati ai suoi legittimi proprietari. Tuttavia, questa scelta ebbe una ricaduta: il valore si dimezzò in 48 ore. Tuttavia, un’alleanza di grandi società che si era formata per adottare Ethereum riuscì a portare il prezzo a più di 77 dollari diminuiti poi a 17.25 dollari il successivo 9 marzo.

All’epoca Buterin ritiene che entro 5 anni Ethereum avrà lanciato alcune delle più importanti applicazioni utili a grandi gruppi di persone. Così da concretizzare il principale scopo delle criptovalute: decentralizzare il sistema. Ammette che inizialmente il pensiero di avere un grande team gli era sembrato un buon modo per esercitare i valori di inclusività e apertura. Ma poi capì che non era il caso dato che il tempo trascorreva e non importava quanto fosse amplio il team. Ma alla fine, l’unico della squadra originaria che stava ancora lavorando in stretto contatto con Buterin era Jeff Wilcke.

E gli altri? Hanno creato loro società o lavorano come consulenti, usando Ethereum per realizzare app per il business o i consumatori. Ma il giovane russo geniale, che ha rivoluzionato il sistema delle transazioni, è ancora convinto che non ha mai avuto senso che Ethereum fosse una società che massimizza i profitti. La sua “mission” originaria è quella di sottrarre monopolio e accentramento nel mondo del web. Così come nell’economia reale. Struttura e sovrastruttura, per dirla alla Karl Marx. Insomma, Vitalik Buterin ha sempre pensato ad Ethereum ad un modo per cambiare in positivo il mondo del web e dell’economia, non per arricchirsi. Per buona pace di Di Iorio e company.

Altre volte, dopo quella prima volta a Toronto, Vitalik Buterin ha parlato a conferenze con una maglietta nera col simbolo di Ethereum in bella mostra. Ma dopo quella prima volta lo fa con la sicurezza di un leader conclamato. E che sa bene che il pericolo che il sistema si centralizzi è sempre dietro l’angolo e lui deve controllare la situazione. Onde evitare che si crei un caso Bitcoin Cash o Bitcoin Gold anche nella sua creatura.