Tether sposta 37.0000 Bitcoin: ecco perché

Negli ultimi giorni Tether, società emittente della stablecoin USDT, ha effettuato il trasferimento di un enorme quantitativo di Bitcoin, pari a circa 37.000 BTC per un controvalore di quasi 4 miliardi di dollari.

Niente allarmismi. Le transazioni, infatti, rientrano nella partnership tra Tether, Bitfinex e la nuova società Twenty One Capital fondata da Jack Mallers. La transazione rappresenta molto più di un semplice trasferimento di fondi: si tratta di una mossa strategica che ha portato Twenty One Capital a diventare il terzo maggiore detentore corporate di Bitcoin al mondo, superando persino alcuni delle più note Bitcoin treasuries.

Il tema della trasparenza e tracciabilità delle stablecoin è sempre vivo. Tether pubblica regolarmente i suoi bilanci e i suoi spostamenti, eppure c’è chi la attacca in continuazione.

Tether trasferisce quasi 40 mila Bitcoin a 21 Capital

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Tether trasferisce 37.000 BTC a Twenty One Capital

Tether ha annunciato il trasferimento di 37.229 Bitcoin, per un valore di circa 4 miliardi di dollari, a Twenty One Capital, la nuova società fondata dal CEO di Strike Jack Mallers insieme a partner del calibro di Bitfinex, SoftBank e Cantor Fitzgerald.

Il CEO di Tether, Paolo Ardoino, ha documentato pubblicamente queste operazioni attraverso i suoi canali social, come vedete in questo post su X:

Paolo Ardoino: trasferimenti BTC a 21 CApital

E’ uno dei tanti trasferimenti pubblicati sui social. Come potete vedere, i trasferimenti sono stati suddivisi in più batch, con il trasferimento più consistente che ha visto muovere 25.812 BTC in un’unica giornata, del valore di circa 2,7 miliardi di dollari al momento dell’esecuzione.

Questa strategia di comunicazione aperta contrasta significativamente con l’approccio più riservato adottato da altri grandi detentori corporate di Bitcoin.

Nei post di Ardoino troviamo spesso l’acronimo BTC come Bitcoin Treasury Transparency.

Tether è infatti un azionista di maggioranza in Twenty One insieme all’exchange Bitfinex, quindi parliamo di operazioni “strategiche” e non di vendita di asset.

La prima operazione per un valore di circa 1,1 miliardi di dollari, è stata fatta verso un indirizzo collegato a SoftBank.

Un secondo trasferimento di 917 BTC, del valore di circa 96 milioni di dollari, è stato destinato a un portafoglio associato agli investitori che detengono diritti azionari nella venture.

Il trasferimento più consistente, eseguito il giorno precedente agli altri trasferimenti, ha visto muovere 25.812 BTC attraverso tre transazioni separate. Tra queste, spicca un trasferimento di 7.000 BTC da Bitfinex per un valore superiore ai 730 milioni di dollari, seguito da un trasferimento di 14.000 BTC direttamente da Tether e infine 4.812,22 BTC rappresentanti il pre-finanziamento per un aumento di capitale iniziale.

Tutto all’insegna della trasparenza più assoluta.

Twenty One Capital: una nuova whales di Bitcoin

Twenty One Capital quindi detiene 42.000 bitcoin, ed è diventato il terzo più grande treasury di Bitcoin al mondo, dietro solamente a Strategy e MARA Holdings.

Un progetto ambizioso che ha visto raggiungere questo risultato in tempo record.

La piattaforma ha l’obiettivo di sviluppare infrastrutture, permettendo a prodotti come lending, custodia ed emissione di asset di operare direttamente ed in modo nativo Bitcoin.

L’azienda ha pianificato anche di quotarsi in borsa attraverso una fusione con Cantor Equity Partners di Cantor Fitzgerald, che valuta la società a 3,6 miliardi di dollari. La struttura SPAC permette un accesso più rapido ai mercati pubblici rispetto a un’IPO tradizionale.

Il coinvolgimento di Cantor Fitzgerald, una delle più prestigiose banche d’investimento di Wall Street, fornisce non solo legittimità istituzionale ma anche accesso a una rete di clienti prime e investitori istituzionali.

Tether domina il mercato delle stablecoin

Nel primo trimestre del 2025, Tether (USDT) ha consolidato la sua posizione nel mercato delle stablecoin, con il 63% della capitalizzazione totale del settore.

Parliamo di una capitalizzazione di mercato dioltre 159 miliardi di dollari, USDT si conferma come la stablecoin più utilizzata a livello globale, in netto vantaggio sui i concorrenti come USDC, che detiene una quota del 27%.

Qui vedete una infografica che riassume i numeri record di Tether:

Tether: infografica su dati USDT

Volumi spot da record. Questo significa che oltre la metà di tutte le compravendite di criptovalute contro moneta fiat che avvengono oggi sulle principali piattaforme di trading vengono fatte utilizzando USDT come controparte.

Questa posizione di assoluto dominio è stata conquistata nell’arco di pochi anni. Pensate che neò 2020 la quota di mercato di USDT era infatti ferma al 5%. Oggi sono oltre 45 milioni gli indirizzi blockchain che detengono almeno 1 dollaro in Tether.

Numeri che dimostrano in modo incontestabile che Tether è diventata la stablecoin di riferimento e la base monetaria del mercato spot crypto.

Eppure viene continuamente attaccata e aggiungo senza motivi validi. Una società che detiene miliardi di dollari in titoli di stato del debito USA, quindi soldi reali e non valute fittizie come sostiene qualche organo di informazione poco attento a quello che succede nel mondo crypto.

Proof of Reserves: sì o no? Il dibattito nel mondo crypto

Proprio il tema della trasparenza delle riserve mediante proof of reserves pubbliche sta dividendo il settore.

Se Tether e Twenty One Capital puntano sulla verificabilità on-chain, il CEO di Strategy Michael Saylor ritiene che rendere noti gli indirizzi costituisca un rischio per la sicurezza, poiché rende più facile identificare i fondi.

La questione è complessa e coinvolge aspetti tecnici e culturali. Occorre trovare un equilibrio tra sicurezza e verificabilità esterna, anche per rafforzare la fiducia degli investitori.

Anche noi di Webeconomia siamo più per la seconda visione anche se sempre favorevoli alla trasparenza. I rischi legati alle frodi sono però in crescita e quindi siamo preoccupati.

Trasparenza non significa per forza rendere pubblici gli indirizzi, ma sviluppare framework che permettano una ragionevole verifica pur tutelando gli asset e gli investitori.

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Gli investimenti in criptovalute sono rischiosi e altamente volatili. Possono essere applicate imposte sui profitti.

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Domenico Sacchi
Digital marketing specialist | Blockchain enthusiast | Mi occupo di temi legati alla finanza personale, investimenti e trading sulle criptovalute.