Tassazione forex trading: guida completa

La tassazione Forex-Trading comporta per i trader e gli investitori una pianificazione fiscale certosina in modo tale da gestire al meglio i profitti derivanti dalle operazioni di compravendita sugli asset.

Il Forex è il mercato valutario più importante del mondo ed ogni giorno offre la possibilità di concludere miliardi di transazioni effettuate da banche centrali, istituti di credito, imprese e piccoli investitori.

I trader più esperti, avendo maturato esperienza e professionalità sono in grado di ottenere facili guadagni ma, spesse volte, essendo presi dalla gestione day-by-day si dimenticano e trascurano l’aspetto tributario e fiscale che colpisce il capital gain del Forex.

Per moltissimi anni gli introiti maturati sul Forex-trading sono stati tax free, nei casi in cui non eccedevano il limite di 50.000 euro e nei casi in cui i conti in valuta estera non venivano trattenuti per più di una settimana.

Una situazione che ha consentito ai trader di risparmiare parecchi “quattrini” sulle tasse che, invece, dovevano essere versate alle casse dello Stato.

Con la crisi economica e con il successo che riscuote il mercato Forex-trading, l’Amministrazione fiscale italiana, in linea con quella europea, ha dovuto necessariamente cambiare la normativa di riferimento ed assoggettare i profitti derivanti dalle operazioni Forex-trading al regime di tassazione.

Con la necessità di “risanare” i conti pubblici, l’Agenzia delle Entrate è intervenuta più volte nel corso degli anni per fare chiarezza in materia fiscale dei profitti capital gain.

Questa guida si propone di analizzare gli interventi normativi che l’Agenzia delle Entrate ha introdotto ed occorre soffermare l’attenzione sulle principali le regole che stanno alla base del regime dichiarativo e di quello amministrato, i quali possono essere scelti dai trader per non mancare all’appuntamento con l’Amministrazione tributaria e non essere colpiti da pesanti sanzioni pecuniarie.

Inoltre, è necessario capire quali sono i Codici tributo da utilizzare per procedere con il versamento delle tasse mediante Modulo F24.

Tassazione Forex-trading: quadro normativo Agenzia delle Entrate

La tassazione del capital gain che colpisce i trader/investitori che speculano sul mercato Forex-trading è particolarmente complessa e richiede un’analisi attenta della disciplina normativa vigente.

L’Agenzia delle Entrate con la pubblicazione della Risoluzione n.67/E del 6 luglio 2010 rubricata “Trattamento fiscale delle plusvalenze e minusvalenze derivanti da operazioni nel mercato forex” ha chiarito una volta per tutte come debbano essere trattate fiscalmente le rendite derivanti dal Forex-trading.

La Risoluzione dell’Agenzia dell’Entrate è molto chiara e trasparente in merito al quesito posto dal soggetto istante, il quale richiede quale sia il trattamento fiscale dei differenziali positivi o negativi che emergono quando si effettuano operazioni di compravendita di valute a pronti sul Foreign Exchange Market (c.d. mercato Forex).

Senza troppi giri di parole, ai sensi dell’articolo 67 del TUIR, le plusvalenze derivanti dalle operazioni di compravendita di valute estere sul mercato Forex sono riconducibili alla fattispecie delle “rendite di natura finanziaria”.

Pertanto, il trader che alla fine della giornata realizza, in qualità di persona fisica, la plusvalenza deve denunciarla nella dichiarazione dei redditi nel quadro RT – sezione II.

Con la pubblicazione della Risoluzione n.102/E del 25 ottobre 2011, l’Agenzia delle Entrate ha fornito ulteriori chiarimenti in merito alla fiscalità di operazioni spot e rollover nel Forex.

Per le rendite maturate sulle operazioni spot aperte e chiuse nella stessa giornata, il trader (o il Commercialista) deve procedere con la dichiarazione nel Quadro RT – Sezione II-B della dichiarazione dei redditi tramite il modello UNICO delle PF.

Rientrando tra gli strumenti finanziari derivati, i guadagni derivanti dai contratti “rollover”, le cui operazioni sono chiuse al termine della giornata e riaperte il giorno successivo, comportano la tassazione mediante imposta sostitutiva.

ISOS: imposta sostitutiva sulle Plusvalenze Forex

Dall’anno 2014 è entrata in vigore la nuova aliquota dell’imposta sostitutiva (ISOS) pari al 26% da applicare sulle plusvalenze di natura valutaria.

In pratica, l’imposizione di natura tributaria colpisce il capital gain, ovvero il differenziale tra utili e perdite maturate nell’esercizio contabile.

Sino al 31/12/2011 l’aliquota d’imposta (ISOS) ammontava al 12,5%, ex post dall’1/1/2012 al 30/06/2014 è stata innalzata al 20%, come sancito con il Decreto Legge n. 138 del 13/08/2011.

Dal 1˚ luglio 2014 l’aliquota d’imposta sostitutiva è stata innalzata al 26%, a sancirlo è stato il Decreto Legge n.66 del 24/04/2014.

La normativa fiscale è concorde con il ritenere che l’ISOS deve essere versata solo nel caso in cui il trader guadagni mentre, nel caso in cui vi siano perdite, l’investitore deve comunque dichiarare fiscalmente le minusvalenze e compensarle con le eventuali plusvalenze future generate sul Forex fino al quarto anno successivo a tale perdita.

Regimi fiscali da optare: Regime Amministrativo e Dichiarativo

Fiscalmente ogni soggetto che compie negoziazioni sul mercato Forex-trading deve optare per due diversi regimi: quello dichiarativo e quello amministrativo.

Con il regime dichiarativo il trader dichiara l’ammontare dell’imposta calcolata sui guadagni del Forex-trading mentre, per chi opta per il regime amministrativo, il broker assolve da sostituto d’imposta e procede con il calcolo e versamento delle imposte per conto dell’investitore.

Sicuramente il regime dichiarativo è molto più indicato per tutti coloro che operano in modo continuativo e professionale, in fin dei conti si tratta di soggetti con Partita Iva.

Per questo il trader deve rivolgersi ad un buon Commercialista che lo segua in materia di fiscal planning e nella tenuta della contabilità.

Per chi decide di optare per questo regime, l’investitore vede accreditati dal Broker sul suo Conto Reale i redditi maturati dalle operazioni di compravendita al lordo della ritenuta di imposta.

Il commercialista del trader deve procedere con il calcolo della ritenuta ed indicare quanto versare alle casse dello Stato nella dichiarazione dei redditi della PF.

Se si optare per il regime amministrativo, il broker assolve alla funzione di sostituto d’imposta: lo stesso procede con il calcolare l’imposta dalle plusvalenze finanziarie e con il versamento alle casse erariali.

Ovviamente, operare con un Broker italiano e/o estero comporta l’applicazione di un regime fiscale che da paese a paese.

Broker italiano o estero: quali differenze in materia fiscale?

Esistono delle differenze fiscali nel caso in cui il broker, con cui si sceglie di operare sul mercato Forex-trading, sia italiano o straniero.

Vale la pena fare una piccola puntualizzazione, si opera con un broker italiano quando si tratta di una società italiana con sede in Italia, autorizzata e iscritta all’apposito Albo tenuto dalla CONSOB.

In questo caso, il trader è titolare di un conto di trading italiano le cui plusvalenze e minusvalenze devono essere dichiarate nel Quadro RT alla Sezione II.

Per chi si affida a broker stranieri, ovvero a società che hanno sede in paesi esteri, essendo i regimi fiscali differenti da Paese a Paese, è bene che lo stesso trader opti per il regime dichiarativo.

I guadagni maturati vengono accreditati sul proprio conto reale ma non vengono dichiarati al Fisco italiano: in questo caso nella dichiarazione dei redditi occorre specificare sempre la presenza di capitali all’estero.

Se i broker con cui si opera sono stranieri, occorre pagare l’imposta IVAFE, ovvero l’Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero. Si ricorda che i componenti reddituali positivi devono essere dichiarati nel Quadro RW “Investimenti all’estero e/o attività estere di natura finanziaria”.

Modello F24: i codici tributo da utilizzare

Per procedere con il pagamento ed il corretto adempimento delle tasse occorre utilizzare il Modello F24.

Ecco i Codici Tributo che occorre indicare sul Modello stesso:

  • codice 1100: imposta sostitutiva su plusvalenza per cessione a titolo oneroso di partecipazioni non qualificate
  • codice 2724: imposta sostitutiva sulle plusvalenze
  • codice 1242: imposta sostitutiva alle imposte sui redditi di capitale di fonte estera
  • codice 4043: imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero dalle PF residenti nel territorio dello stato
  • codice 4047: Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero dalle PF residenti nel territorio dello stato.

Si ricorda che la normativa fiscale è sempre soggetta a revisioni ed aggiornamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, per questo occorre tenersi validamente informati in merito alla tassazione Forex-trading.