Ripple spinge per regolamentazione, intanto prezzo vola

In un post pubblicato giovedì 6 febbraio, l’analista di blockchain Whale Alert ritiene che il co-fondatore di Ripple Jed McCaleb abbia venduto più di un miliardo di XRP tra il 2014 e il 2019.

Inoltre, asserisce che egli detenga ancora 4,7 miliardi di XRP da vendere. Ovvero circa il 5% del loro totale. Col cambio attuale, parliamo di oltre un miliardo di dollari USA. Cifra molto lontana da quella stimata dallo stesso Whale Alert di 135 milioni di dollari.

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Ripple: vendite milionarie ?

McCaleb ha venduto altri 19 milioni di XRP – ovvero 4,13 milioni di dollari – ad inizio 2020. E sempre secondo Whale Alert il tasso potrebbe aumentare nel 2020 complice la scadenza degli accordi che limitano le sue vendite.

Whale Altert giunge alla conclusione che, mantenendo un ritmo di vendita come quello attuale gli occorrerebbero circa 20 anni per vendere tutti i token a sua disposizione. Sebbene occorra aggiungere il limite sopraggiunto dall’accordo transattivo con Ripple, che però scadrà proprio entro quest’anno.

Whale Alert si occupa proprio di monitorare le blockchain e inviare notifiche a mezzo Twitter e Telegram in caso si verifichino grossi movimenti di criptovalute. I quali finiscono per creare scossoni ai loro prezzi.

Questo il post recente: “Analizzando oltre 90.000 transazioni siamo stati in grado di tracciare circa 8 miliardi di XRP su Ripple, un conto di regolamento e i suoi conti personali da cui vende attivamente.”

Di XRP (la criptovaluta di Ripple) sono stati venduti per un valore complessivo di 1,05 miliardi quasi esclusivamente mediante l’Exchange Bitstamp.

Ricordiamo che Jed McCaleb è colui che ha fondato l’Exchange cinese Mt Gox (passato agli onori delle cronache per essere stato il primo caso di vittima pesante di attacco Hacker, che ne decretò la chiusura definitiva nel 2013), ma anche di criptovalute quali Ripple e StellarMc.

Inizialmente, nel 2012, Ripple si chiamava OpenCoin e gli sono stati assegnati 9,5 miliardi di XRP quando è stata pre-estratta l’offerta di 100 miliardi. Il che ha fatto precipitare il prezzo XRP del 40% nelle 24 ore successive a quando ha annunciato di voler vendere tutta la sua partecipazione nel 2014.

Da qui, un accordo con la società Ripple con sede a San Francisco, per dilazionare tutto il suo cripto-pauperamento in 7 anni.

L’accordo consente a McCaleb di vendere un miliardo di XRP nel sesto anno dell’accordo e due miliardi di XRP nel settimo. Secondo i calcoli di Whale Alert siamo quindi al settimo anno.

Sul computo degli anni, però, ci sono differenti scuole di pensiero. C’è infatti chi ritiene che il 2020 sia il sesto anno.

Non solo, nel 2016 pare aver violato l’accordo e un accordo modificato ha fissato un limite giornaliero alle vendite. Ora fissato all’1,5% del volume giornaliero del token della criptovaluta.

Fatto sta che restano ancora miliardi di XRP in attesa di essere ceduti.

Infine, non bisogna dimenticare che un altro co-fondatore di Ripple, Arthur Britto, detiene anch’egli miliardi di XRP in garanzia che scadono in futuro. Il che non dovrebbe lasciare indifferente il suo prezzo.

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Ripple e Coinbase pressano il Congresso per ottenere la regolamentazione

Ripple e Coinbase hanno creato un nuovo gruppo di lavoro guidato da dipendenti senior, al fine di fornire una preziosa consulenza alle autorità di regolamentazione degli Stati Uniti per la promulgazione di leggi che finalmente inseriscano le criptovalute nel solco della regolamentazione.

Quindi, della legalità. Uscendo dall’ambiguità che ancora oggi le contraddistingue, un po’ in tutto il Mondo.

Del resto, tra i suoi proverbiali Tweet, anche Bitcoin è finito nelle grinfie di Donald Trump. Che tra le righe lo ha definito praticamente una truffa. Inoltre, Oltreoceano, si attende qualche passo importante da parte dell’Unione europea. Troppo presa a parlare di migranti e fantasmi del passato.

Altre superpotenze non sembrano aver fatto grossi passi in avanti. La Cina è attualmente alle prese con il Coronavirus, mentre la Russia doveva lanciare una criptovaluta statale (il CryptoRublo basato su Blockchain Ethereum) ma di fatto non si è fatto più nulla.

In America le cose non vanno molto meglio. I due partiti che compongono il Congresso sono già in piena campagna elettorale.

Se da un lato i repubblicani riproporranno come da consuetudine Donald Trump come loro candidato Presidente – uscito rinvigorito dalla fine dell’Impechment e dalla vittoria su Cina e Iran sul fronte estero – i democratici devono ancora individuare un degno candidato che lo contrasti a dovere. Mission alquanto impossible al momento, visto che il principale favorito, Sanders, sembra ora vacillare.

Il nuovo gruppo di lavoro, lanciato il 23 gennaio 2020, si chiama Market Integrity Working Group, copresieduta da Breanne Madigan, responsabile dei mercati istituzionali globali di Ripple; e Rachel Nelson, senior director di Coinbase e consigliere generale associato.

Entrambi i due copresidenti sono veterani di Wall Street: Madigan ha lavorato per Goldman Sachs per 15 anni, mentre Nelson ha trascorso cinque anni presso JP Morgan.

I copresidenti del gruppo di lavoro sull’integrità del mercato sono stati scelti in discussione con i membri dell’Associazione, appartenenti a quegli individui e società che hanno un particolare interesse o competenza su un particolare argomento.

Ancora prima, è stata creata la Blockchain Association, composta da 22 organizzazioni membri. Tra cui Circle, Kraken, Ripple, Coinbase e 0x.

Nelson e Madigan stanno pianificando di consigliare i regolatori su come le politiche pubbliche possono stimolare il settore delle criptovalute, migliorando in particolare l’integrità del mercato e fornendo ai consumatori “la fiducia che meritano”.

Il gruppo di lavoro sull’integrità del mercato conclude: “I consumatori e gli scambi di criptovaluta meritano un quadro normativo chiaro, la cui istituzione alla fine migliorerebbe l’integrità di mercato e stimolare l’adozione da parte dei consumatori di criptovalute.”

Tuttavia, il gruppo di lavoro è consapevole del fatto che probabilmente non sarà adottata una normativa a livello americano nel prossimo futuro.

Oltretutto, gli esperti confermano che la regolamentazione crittografica federale non è esattamente una questione urgente per il Congresso. Se prima il calendario è stato occupato dall’Impeachment contro Trump, ora sarà riempito dalle elezioni presidenziali del prossimo novembre.

Alungo termine, però, sono convinti che potrebbe essere una questione pratica necessaria per un intervento legislativo.

Secondo Carol Goforth, docente in Legge alla University of Arkansas, una legislazione adeguata fermerebbe “uno spreco colossale di risorse “che sta accadendo a causa dei regolatori statunitensi che si occupano di criptovalute su casi singoli.

Poi fa una accusa precisa: “Attualmente, la SEC sta spendendo ingenti somme di denaro per chiarire solamente se i criptotoken con uno scopo funzionale diverso da quello di sostituto della valuta siano titoli. Questo si sta verificando sia nel contenzioso Kik che nella disputa ICO di Telegram”.

Infine, Goforth sostiene che “anche se i tribunali concordano con l’analisi dell’agenzia ciò lascia ancora una serie di requisiti normativi che non sono mai stati progettati con interessi come i criptoasset in mente.”

Ripple, il 2020 si conferma iniziato positivamente

Intanto, il 2020 continua a proseguire positivamente per la criptovaluta. Dopo un 2019 mesto.

Negli ultimi giorni ha fatto registrare rialzi a doppia cifra che superano pure quelli di Bitcoin, il cui prezzo è intrappolato intorno ai $9.200.

Dietro questa performance, potrebbe esserci la partnership strategica da poco annunciata con International Money Express, società quotata sul Nasdaq e specializzata in remittance services (trasferimenti di denaro) nelle aree caraibiche e latinoamericane. L’accordo è stato siglato martedì 5 febbraio.

Nel solo mese di gennaio, Ripple è avanzata di oltre 30 punti percentuali. Passando da 19 centesimi a 27. Al momento della scrittura è in leggera flessione sui 25 centesimi di euro. Ma conferma una certa stabilità.