Petrolio, previsti rialzi in seguito alla tensione tra USA ed Iran

Oscillazioni interessanti quelle di questa settimana per chi segue il prezzo del petrolio. Il greggio WTI ha subito l’influenza della tensione tra Stati Uniti ed Iran, dopo il misterioso sabotaggio di due navi nel Golfo Persico. Le due navi non battevano bandiera statunitense, ma appartenevano a nazioni alleate: Norvegia e soprattutto Emirati Arabi Uniti, una delle pedine più importanti nello scacchiere delle alleanze americane in Medio Oriente.

Il Presidente USA ha subito ammonito il governo iraniano, anche perché si sospetta che questi attacchi possano essere il frutto di azioni di cui le autorità erano a conoscenza. Sia su Twitter che nelle interviste Donald Trump ha ricordato che questo tipo di azioni contro navi di Paesi alleati può avere gravi conseguenze, ed ha fatto intendere a chiare lettere che un’azione militare non sarebbe un’ipotesi così remota. A poche ore di distanza dai due attacchi, una portaerei americana scortata da incrociatori e navi di supporto si è mossa verso le acque del Golfo Persico.

Questo tipo di tensioni potrebbe portare gli Stati Uniti a riconsiderare il cosiddetto “Iran deal”, fortemente voluto dall’ex Presidente Barack Obama. L’accordo prevede la riduzione delle attività di arricchimento di uranio e sviluppo di materiale nucleare in Iran, in cambio della rimozione delle sanzioni che impedivano alla nazione di esportare il suo petrolio presso buona parte delle più importanti economie mondiali. Se l’accordo dovesse essere realmente rivisto, facendo tornare in vigore le sanzioni, per il mercato del petrolio si tratterebbe di una drastica riduzione dell’offerta e di un trampolino importante per i trend rialzisti.

Iran e OPEC rispondono

Il governo iraniano, dal canto suo, non ha mancato di rispondere alle provocazioni di Donald Trump. Con delle dichiarazioni davvero forti, il deputato parlamentare Mohammad Saleh Jokar ha sottolineato che la movimentazione delle navi americane non spaventa in alcun modo l’Iran. Ha espressamente ricordato che, data la vicinanza della flotta, l’Iran ha un vasto arsenale di missili che sarebbero in grado di colpire queste navi. Sono parole che sanno di conflitto aperto, e che sicuramente non facilitano il lavoro dei diplomatici iraniani impegnati a risolvere la questione con la Casa Bianca.

Mentre tra Washington e Teheran continuano i diverbi, i principali produttori di petrolio in Medio Oriente hanno convocato una riunione straordinaria del cartello OPEC. Domenica 19 maggio avrà luogo il consiglio, a cui parteciperà in via eccezionale anche la Russia in qualità di principale alleato internazionale del governo iraniano. Queste tensioni saranno senza dubbio il principale argomento di conversazione, dal momento in cui i fatti avvenuti fino a questo momento sembrano essere soltanto l’anticamera di un braccio di ferro che potrebbe concludersi realmente con un conflitto.

Nel frattempo anche gli Stati Uniti si rivolgono ai suoi alleati. In virtù della crescente reintroduzione di sanzioni contro l’Iran, Donald Trump ha chiesto alle nazioni alleate esportatrici di petrolio di aumentare la produzione in caso di eccessivo rialzo dei prezzi. Secondo le dichiarazioni del Presidente, da parte degli alleati ci sarebbe tutta la buona disposizione ad evitare che il diverbio con l’Iran si trasformi in un rialzo incontrollato del prezzo del barile. Gli Emirati Arabi Uniti, ancora una volta, sono stati la prima nazione a rispondere all’appello presidenziale.

Le implicazioni per il prezzo del petrolio

Da fine aprile abbiamo visto il prezzo del greggio ritracciare a ribasso, passando dall’essere vicino ai 70 dollari per barile fino ai 59 $. Nell’ultima settimana, tuttavia, le tensioni in Medio Oriente hanno spinto nuovamente verso l’alto il prezzo del greggio. Il prezzo è aumentato fino ai 63.30 $, massimo di giornata raggiunto dal WTI nella giornata di contrattazioni di venerdì scorso.

Osservando lo scenario, non sembra che un accordo diplomatico sia abbastanza vicino da poter far sperare in un immediato ritorno dell’esportazione iraniana. Se Donald Trump dovesse mantenere la sua linea dura, è molto probabile che nelle prossime settimane il prezzo aumenterà ulteriormente; a quel punto sarà interessante capire a che livello scatterà l’aumento della produzione da parte degli Emirati Arabi e delle altre nazioni vicine agli Stati Uniti. Nel frattempo avremo maggiori dettagli anche su quanto verrà discusso nel vertice OPEC, che sembra comunque una semplice riunione di preparazione alla data più rilevante attesa per giugno.

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