Lo Yen non è più una moneta rifugio? Il caso Dollaro Yen

Per moneta rifugio si intende quel tipo di valuta su cui si può contare, data la sua stabilità, durante i periodi di turbolenza dei mercati finanziari. Eppure, gli esperti si stanno chiedendo se una di queste, lo Yen giapponese, non rientri più nel novero delle valute rifugio. Un dato su tutti: il cambio dollaro-yen. Esso continua infatti nel suo trend rialzista, aiutato dalle dichiarazioni del senatore John McCain riguardo il suo sostegno alla riforma fiscale voluta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Il Cambio USD/JPY oscilla infatti attorno ai 106,2, dopo aver chiuso l’anno 2017 su quota 112,67. Vediamo nel dettaglio la situazione tra le due valute.

Yen non più moneta rifugio?

Lo yen è stato spesso oggetto della pratica definita carry trade. Per Carry trade si intende prendere in prestito denaro in valute con un tasso di interesse molto basso (quello dello yen è pari a -0,10%) per poi cambiarlo in valute con un tasso di interesse più alto. Tale pratica ha però di fatto penalizzato la valuta nipponica sul rapporto USD/JPY e a quanto pare si vedranno ancora effetti futuri in tal senso.

Di recente, i trader hanno strategicamente virato sulla moneta unica europea, la quale ha pure essa un tasso di interesse basso (pari allo 0%). Ancora, occorre considerare che l’aria Euro sta vivendo un periodo di buona crescita economica, che comporta la preferenza degli investitori a fare il carry trade non più sulla moneta del Sol Levante ma appunto su quella del vecchio continente.

Eppure, nel corso dei periodi di crisi, lo yen giapponese, così come il franco svizzero, sono stati considerati monete rifugio. Vero i quali i trader hanno finito per spostare i propri investimenti. Dopo le ultime crisi missilistiche accese dal Presidente Nord coreano Kim Jung-Un, lo yen non ha subito quel rialzo che ci si aspettava dai fautori dell’analisi fondamentale e il cambio valutario USD/JPY non ha subito pertanto particolari ripercussioni. In particolare, nell’ultimo test eseguito dal paffuto dittatore nordcoreano, in tanti hanno optato perfino sul Bitcoin. La prima criptovaluta ad essere lanciata e notoriamente volatile. La quale, anche per questo, era tornata ad apprezzarsi fino agli 11.000 dollari.

Lungo tutto il corso dell’anno precedente, il dollaro americano ha fatto registrare performance alquanto basse, così come l’azionariato USA a Wall Street. Ma tuttavia appare difficile pensare che questa condizione possa durare ancora nel tempo. Poi è arrivato l’inaspettato endorsement del decano senatore repubblicano John McCain alla riforma fiscale drastica voluta da Donald Trump. Il quale ha portato il cambio dollaro yen a ottenere un movimento rialzista. Questo appoggio ha valore soprattutto per il fatto che lo stesso Partito repubblicano non è proprio in linea con il Presidente americano.

A detta di Société générale, il dollaro effettuerà un rimbalzo contro tutte le valute molto presto. Pertanto, è possibile attendersi che si prosegua verso un trend crescente del cambio USD/JPY sul lungo periodo. L’istituto finanziario francese ritiene che tale trend si verificherà grazie alla stabilità che porterà l’insediamento di Jerome Powell alla Fed. Ma anche per i lavori avanzati del Senato americano rispetto alla riforma fiscale.

Mettiamoci pure il fatto che la Federal Reserve ha aumentato lo scorso dicembre i tassi di interesse all’1,50%, ciò potrebbe comportare un forte apprezzamento del biglietto verde, che avrebbe ripercussioni in senso rialzista del cambio dollaro yen.

Tuttavia, in barba alle previsioni, il cambio ha cominciato un trend ribassista nel 2018 ancora oggi in corso. Se al primo gennaio il cambio Usd/Jpy era di 112,64, al 15 marzo era sui 106,23.

Dunque, il cambio USD/JPY sembra essere tornato su livelli considerati più normali e consoni. Ma non si escludono sorprese. Specie dalla sponda Usa, con Trump che ne ha già riservate non poche.