Investire in diamanti: come fare e perché conviene

Nel periodo immediatamente successivo all’inizio della crisi – anno 2008 – in molti hanno trovato una buona fonte di guadagno in oro e argento. Vendendo nei vari compro oro che sono irrimediabilmente spuntati come funghi nelle città, quanti più oggetti possibili si avevano in casa. Oggi però sta prendendo sempre più piede investire in diamanti. E l’Italia sembra proprio uno dei luoghi ideali per farlo. Dal 2013 le transazioni sono aumentate del 78%, mentre nello stesso periodo si sono dimezzati i tempi di ricollocamento. Termine col quale si indica quel periodo necessario  per disinvestire in caso si volesse liberare  capitale. Siamo infatti passati dai novanta giorni ai quarantatré. Di seguito scopriremo qualcosa di più su questo mercato galoppante.

investire in diamanti
Investimeno in diamanti, un’opportunità?

Investire in diamanti: perché conviene

I dati sono quelli di Intermarket Diamond Business, conosciuta anche con l’acronimo Idb, società che si occupa di vendere e fare da mediatrice nel campo dei diamanti da ormai quaranta anni, vantando una quota di mercato quasi totale nel nostro Paese: l’ottanta percento. Secondo Idb, un volume d’affari in Italia per questo settore è di duecentotrenta milioni di euro, ossia venti percento del mercato dei diamanti da investimento globale. Si è così avuto un aumento delle vendite lo scorso anno del 20%, passate infatti da 152 milioni del 2014 ai 183 milioni al 31 dicembre 2015. Come spiega l’amministratore delegato di Intermarket Diamond Business, Claudio Gacobazzi, il mercato dei diamanti da investimento è diventato più liquido per gli ancora pochi operatori del settore. Tutti sono interessanti ai diamanti da investimento: casalinghe, professionisti del settore, imprenditori. I 183 milioni di fatturato realizzati da Idb sono stati distribuiti tra oltre ottomilatrecento clienti, i quali hanno investito mediamente circa 20mila euro in oltre 15500 diamanti.

Investire in diamanti: come fare

Giacobazzi suggerisce anche quanto sia meglio investire su tagli piccoli, prediligendo la purezza e classico taglio brillante. Per investire occorrono circa 6-7mila euro, avendo un’ottica di lungo periodo: tra i cinque e i dieci anni. Meglio dunque non avere fretta e illudersi di vedere guadagni nell’immediato. Inoltre, non bisogna illudersi di diventare ricchi grazie ai diamanti, ma è un investimento che di sicuro non comporta perdite. Negli ultimi trenta anni i rendimenti sono stati sempre tra 1,5 e 2 punti percentuali sopra cosiddetto tasso inflattivo. Inoltre, è un tipo di investimento che regge anche quando le Borse sono particolarmente agitate e incerte.

Per molti, ma ovviamente non per tutti. Come non tutti i diamanti sono degni di investimento, anzi. Solo 2% di essi sono degni di rischi, per la loro estrema purezza e qualità della pietra. D’altronde, i diamanti per cui vale la pena rischiare non vengono acquistati in gioielleria ma in banche convenzionate con intermediari qualificati. Altro punto a loro favore è che non essendo titoli finanziari né strumenti d’investimento tradizionali, non sono soggetti alla tassazione sul capital gain, ma solo ad Iva. Inoltre, rispetto all’oro non è speculativo giacché non sono previsti moltiplicatori che ne amplificano i movimenti. Infine, non esistono rischi inerenti a cambi di valute, poiché la quotazione è in euro.

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Vediamo perché conviene investire in diamanti

Investire in diamanti: un’idea tutta femminile

La Intermarket Diamond Business nasce da un’idea originale. Si pensò che nel Mondo ci sia tanto oro, forse troppo, e pure ingombrante e scomodo da portare. Un diamante, invece, racchiude tanto più alto valore nel pugno di una mano. E mentre tutte le forme di investimento sembravano crollare, proprio questo materiale prezioso, invece, manteneva il suo valore, come bene raro, di grande prestigio e non soggetto a influenze politico-valutarie.

Da questi presupposti partì l’idea di Antinea de Rico, nobildonna di origine argentina, la quale negli anni settanta lavorava presso l’Amincor Bank di Zurigo, che faceva capo a Michele Sindona. Sì proprio lui. Quando la banca fallì nel terribile crack del finanziere italiano, la Antinea notò che a salvarsi da quel disastro furono proprio solo i diamanti. Così, nel 1976 fondò appunto la Intermarket Diamond Business, nel tentativo di sottrarre ai gioiellieri questo monopolio di quell’ancora poco conosciuto mercato. Così introdusse per i diamanti un concetto che fino ad allora era sconosciuto: ricollocare. Inoltre, introdusse alcune esigenze come i severi esami gemmologici su dimensioni, purezza, provenienza delle pietre. Tutto, introducendo appunto anche una certa etica al settore. Insomma, se un diamante è per sempre, come diceva un noto spot, un motivo ci sarà. E le donne lo sanno.