La nuova settimana sui mercati si apre nel peggiore dei modi, con l’indice S&P 500 che affonda ancora trascinando al ribasso l’intero listino azionario americano.
Il paniere delle 500 maggiori società quotate alla borsa di New York ha subito una delle sue peggiori settimane degli ultimi anni, registrando un crollo del 10,5% in soli due giorni consecutivi: giovedì 3 aprile e venerdì 4 aprile 2025.
Mercati deboli sopratutto a causa dei dazi del presidente USA Trump, cosa che ha scatenato il panico sui mercati. A pesare sopratutto i titoli a maggiore capitalizzazione come quelli tecnologici che sono in caduta libera.
Venerdì, il calo si è intensificato con un ulteriore -6%, spinto da due fattori: la risposta immediata della Cina con dazi di ritorsione e l’approccio attendista della Federal Reserve, che ha deciso di “attendere maggiore chiarezza” prima di modificare la propria politica monetaria.
E’ guerra tra Trump e Powell. Uno considera la situazione attuale “ideale” per un taglio dei tassi, l’altro invece reclama indipendenza mostrandosi più conservativo. Chi la spunterà?
Nell’attesa, l’indice S&P 500 si avvicina a livelli pericolosi vicino ai mimimi toccati durante il periodo della pandemia e piombando in un possibile “bear market”. Come reagiranno i mercati? Le prospettive non sembrano affatto rassicuranti.
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Sommario
S&P 500 di nuovo in caduta libera
S&P 500 di nuovo in caduta libera e si avvia sotto i 5000 punti. In queste ore sembra voler tentare un piccolo recupero. Tuttavia si tratta di vero e proprio tonfo, con perdite che in sole ore hanno sfiorato il 20% rispetto ai massimi di febbraio, quando l’indice viaggiava tranquillamente sopra i 6.000 punti.
Come vediamo dal grafico settimanale su TradingView:
ci stiamo avvicinando ad un supporto importante costituito dal livello toccato a 4700 punti nel 2021.
Nuove vendite causate anche dall’apertura debole dei mercati asiatici con l’Hang Seng di Hong Kong arrivato a cedere addirittura il 13% dopo l’annuncio dei dazi USA.
Gli investitori, sempre più spaventati dai dazi, hanno deciso di liberarsi degli asset rischiosi. E l’S&P 500, con la sua esposizione alle multinazionali americane, non poteva che finire nel mirino.
Come vedete nel grafico delle stocks, le perdite maggiori sono causate sopratutto dai titoli tecnologici:
con Apple che perde il 17% su base settimanale e quasi tutte con passivi pesanti. Nvidia fa un -10%, Microsoft -5%, Amazon -7,54%.
Insomma profondo rosso per l’indice, che ha breakkato in modo molto consistente tutti i principali supporti tecnici. Ora il prossimo obiettivo ribassista sembrano essere i minimi toccati nel marzo 2020, in piena emergenza Covid, quando l’S&P 500 sfiorò area 4.200 punti.
Molto dipenderà dalle prossime mosse della Fed e dell’amministrazione Trump. Se non arriveranno segnali distensivi sul fronte commerciale e la banca centrale non correggerà la rotta sui tassi, potremmo entrare veramente in un bear market prolungato.
Per trovare una discesa così repentina bisogna tornare indietro fino al 1929 ed al celebre “giovedì nero” che diede il via al tracollo di Wall Street.
Insomma, un periodo che ricorderemo a lungo.
Bear market iniziato? Una crisi che viene da lontano
L’indice S&P 500 ha raggiunto dei livelli di guardia importanti. Di fatto stiamo toccando livelli vicini ad un bear market. Anche il Nasdaq 100 non se la passa meglio.
E’ una crisi che parte però da lontano e non è solo dovuta ai dazi di Trump. L’indice S&P 500 aveva già mostrato segnali di debolezza a Febbraio 2025, quando aveva raggiunto suoi massimi.
Ricordiamo ad esempio, lo scoppia della bolla tecnologica legata all’intelligenza artificiale, innescata dall’annuncio della cinese DeepSeek AI che rilasciò il suo modello di AI open source.
In quel caso ci fu un vero e proprio crash del 9 della la capitalizzazione complessiva dell’indice.
Aziende come Nvidia persero il 15% in pochissime sedute.
La combinazione tra tensioni geopolitiche, dazi commerciali e concorrenza tecnologica ha fatto poi precipitare definitivamente gli indici americani.
Non è ancora finita però. Si tratta di crolli non legati ai fondamentali delle aziende come utili che rimangono ancora solidi.
In uno scenario positivo, nel caso Trump dovesse ripensarci, potremmo assistere ad un recupero anche forte. Alla fine gli investitori si adattano sempre ai mercati.
Probabile quindi un recupero dei titoli tecnologici che però erano “sopravvalutati”, dunque ci potrebbero essere settori come Energia o Commodities che potrebbero performare meglio.
Lecito quindi che gli investitori spostino il proprio focus verso i prossimi risultati trimestrali, magari aspettando un taglio sui tassi di interesse più consistente.
Dazi: possibile modifiche?
Oggi si era diffusa anche una notizia, poi smentita, di una possibile pausa dei dazi di 90 giorni. Come vedete nei grafici l’indice S&P 500 era anche tornato sopra i 5000 punti. Subito dopo è arrivata la smentita della Casa Bianca definendo “fake news” la notizia.
Qui vedete la storia “incredibile” ricostruita dall’account X, @KobeissiLetter:
anzi proprio in queste ore Trump ha postato nuovamente su X:
rivendicando in qualche modo le sue scelte. Ha infatti affermato che :
“Gli Stati Uniti hanno la possibilità di fare qualcosa che avrebbe dovuto essere fatto DECENNI FA. Non siate deboli! Non siate stupidi! Non abbiate paura!. Siate forti, coraggiosi e pazienti, e la GRANDEZZA sarà il risultato!”
E’ evidente che qualcosa andrebbe modificato. Ci aspetta ancora un periodo di volatilità, anche perché Trump non sembra voler fare un passo indietro rinunciando al suo progetto.
La salute dell’economia americana resta buona, con un PIL in crescita e un tasso di disoccupazione ai minimi.
Tuttavia i mercati continuano a bruciare miliardi così come le aziende americane. I PAC dei risparmiatori hanno perso decine di punti percentuali in poche sedute.
Per ora il consenso di Trump sembra non subire cali, ma nessun governo vuole vedere miliardi di dollari investiti in risparmi andare in fumo.
Considerando che molti americani investono i risparmi in fondi pensione e azioni, è evidente che serve qualche modifica per poter riportare un po’ di ottimismo sui mercati, altrimenti il rischio di una recessione diventa concreto.
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