Le criptovalute sono state a lungo in un limbo dal punto di vista della regolamentazione fiscale in Italia.
Con la Legge di Bilancio 2023 sono state introdotte rilevanti novità, tra cui l‘imposta di bollo specifica per chi detiene crypto asset.
Con l’aumento della popolarità e del valore delle criptovalute, le autorità fiscali italiane hanno intensificato i loro sforzi per regolamentare e tassare questi asset digitali. L’imposta di bollo sulle criptovalute si inserisce in questo contesto, rappresentando un obbligo fiscale che molti investitori potrebbero non conoscere appieno.
In questa guida cerchiamo di fornire una panoramica dettagliata sull’imposta di bollo applicata alle criptovalute, analizzando quando e come deve essere pagata, quali sono le aliquote in vigore e come compilare correttamente il quadro RW della dichiarazione dei redditi.
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Sommario
- 1 Cos’è l’Imposta di Bollo sulle Criptovalute
- 2 L’imponibile e l’aliquota dell’imposta di bollo crypto
- 3 Chi è tenuto a pagare l’imposta di bollo sulle criptovalute
- 4 Come e quando si versa l’imposta di bollo sulle crypto
- 5 Cenni sull’imposta di bollo nella dichiarazione dei redditi
- 6 Imposta di bollo crypto: le domande più frequenti (FAQ)
- 7 Conclusioni
Cos’è l’Imposta di Bollo sulle Criptovalute
L’imposta di bollo sulle criptovalute è un’imposta indiretta introdotta dalla Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022) che si applica sul valore delle cripto-attività detenute da soggetti residenti in Italia.
Si tratta di una novità assoluta nel panorama fiscale italiano, che mira a regolamentare il possesso e la detenzione di criptovalute e asset digitali, fino ad ora rimasti in un limbo dal punto di vista impositivo.
Possiamo trovare anche l’acronimo IVACA che sta per “Imposta sul Valore delle Cripto Attività”.
IVACA è quindi il nome tecnico dell’imposta di bollo sulle criptovalute, il cui versamento avviene tramite modello F24.
In particolare, la norma contenuta nell’art. 1 comma 146 della Legge di Bilancio 2023 prevede che “in luogo dell’imposta di bollo di cui all’articolo 13 della parte prima della tariffa allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642, si applica un’imposta sul valore delle cripto-attività detenute da soggetti residenti nel territorio dello Stato”.
Quindi, mentre originariamente l’imposta di bollo colpiva atti, documenti e registri, con le cripto-attività si applica direttamente sul controvalore posseduto, indipendentemente da eventuali transazioni.
L’aliquota è pari allo 0,2% del valore di mercato complessivo degli asset detenuti al termine di ogni anno solare. L’imposta va versata entro il mese di aprile dell’anno successivo.
Lo scopo di questa imposta, chiaramente, è di natura prettamente fiscale. Si vuole tassare anche i capitali investiti in criptovalute, in modo da contrastare l’elusione ed incrementare le entrate erariali, integrando un vuoto normativo.
Trattandosi di una novità recente, sono ancora molti i dubbi applicativi e gli aspetti da chiarire per gli investitori in crypto asset.
Sicuramente si tratta di un primo passo verso una regolamentazione fiscale di questo settore, in previsione anche dell’entrata in vigore del Regolamento Europeo MiCA.
L’imponibile e l’aliquota dell’imposta di bollo crypto
L’imponibile dell’imposta di bollo sulle criptovalute è costituito dal controvalore complessivo, espresso in euro, delle cripto-attività detenute al termine di ciascun anno solare.
Per quantificare l’imponibile bisogna quindi considerare il valore di mercato in euro di tutte le criptovalute e gli asset digitali posseduti al 31 dicembre di ogni anno.
Ad esempio, se a fine 2023 si detenevano:
- 0.5 Bitcoin, con valore unitario di 20.000 euro, per un controvalore di 10.000 euro
- 100 ETH, con valore unitario di 1.300 euro, per un controvalore di 130.000 euro
L‘imponibile totale sarà pari a 140.000 euro.
L’aliquota dell’imposta di bollo sulle criptovalute è fissata al 0,2% del valore imponibile come sopra determinato. Quindi, nell’esempio riportato, l’imposta di bollo da versare per il 2023 sarebbe pari a 140.000 * 0,2% = 280 euro.
È prevista una franchigia di 12 euro, per cui se l’imposta calcolata è inferiore a questa soglia, nulla è dovuto. Questo per evitare di gravare i piccoli investitori con importi irrisori.
In sintesi:
- Imponibile = Valore crypto possedute al 31/12
- Aliquota = 0,2%
- Imposta di bollo = Imponibile * Aliquota (con franchigia 12 euro)
L’imposta va versata entro il mese di Aprile dell’anno successivo a quello di riferimento delle criptovalute possedute.
Chi è tenuto a pagare l’imposta di bollo sulle criptovalute
L’imposta di bollo sulle criptovalute introdotta dalla Legge di Bilancio 2023 si applica a tutti i soggetti residenti in Italia che detengono cripto-attività.
In particolare, sono tenuti al versamento dell’imposta:
- Persone fisiche residenti in Italia che possiedono criptovalute, indipendentemente dalla cittadinanza o domicilio fiscale;
- Società ed enti residenti in Italia ai fini fiscali che detengono asset digitali, anche se con sede legale all’estero;
- Trust e fondazioni residenti in Italia che hanno investito in criptovalute;
- Qualsiasi altro soggetto fiscalmente residente in Italia che possiede crypto asset.
Rientrano tra i soggetti passivi anche gli italiani che lavorano all’estero ma sono residenti in Italia secondo la normativa vigente. L’imposta si applica anche nel caso in cui le criptovalute siano detenute su wallet esteri o exchange internazionali.
Sono invece esclusi dal versamento:
- Soggetti non residenti in Italia anche se cittadini italiani;
- Società ed enti con sede legale in Italia ma residenti fiscalmente all’estero;
- Soggetti comunque non qualificabili come residenti in Italia secondo la normativa vigente.
In sostanza, è la residenza fiscale in Italia ad essere determinante ai fini dell’applicabilità di questa imposta, indipendentemente dalla cittadinanza o dalla nazionalità.
L’imposta di bollo si applica sul complesso delle criptovalute possedute, non essendoci limiti sotto i quali non è dovuta. L’unica soglia prevista è la franchigia di 12 euro per l’imposta complessiva calcolata.
Come e quando si versa l’imposta di bollo sulle crypto
Il versamento dell’imposta di bollo sulle criptovalute deve avvenire entro il mese di aprile dell’anno successivo a quello di riferimento.
Ad esempio, per le cripto-attività possedute nel 2023 l’imposta va versata entro il 30 aprile 2024. Lo stesso per gli anni successivi.
Il pagamento deve avvenire tramite modello F24, utilizzando specifici codici tributo istituiti dall’Agenzia delle Entrate:
- 1727 – Imposta di bollo sulle crypto, versamento a saldo
- 1728 – Imposta di bollo sulle crypto, primo acconto
- 1729 – Imposta di bollo sulle crypto, secondo acconto
Se l’imposta calcolata supera i 257,52 euro è possibile rateizzare il pagamento in due acconti, pari al 40% e 60% del dovuto, versando il primo entro il 30 giugno e il secondo entro il 30 novembre.
In caso di importi inferiori l’acconto non è previsto e si versa tutto in un’unica soluzione entro aprile.
Qui vedete un esempio di versamento F24 preso dal sito dell’agenzia delle Entrate:
L’imposta di bollo sulle criptovalute è gestita direttamente dal contribuente, che deve provvedere autonomamente al calcolo e al versamento.
Solo in pochi casi gli exchange procedono ad applicarla automaticamente sulle crypto custodite, prelevando l’importo dovuto dai fondi del cliente.
Data la complessità della materia, è consigliabile rivolgersi ad un commercialista esperto di criptovalute, che saprà assistervi nel calcolo dell’imponibile, nella compilazione del modello F24 e nel rispetto delle scadenze.
Cenni sull’imposta di bollo nella dichiarazione dei redditi
Anche se non è il tema dell’articolo facciamo qualche cenno alla dichiarazione dei redditi per le crypto.
Il quadro RW per le criptovalute
Attualmente, per dichiarare il possesso di criptovalute e assolvere agli obblighi di monitoraggio fiscale, si utilizza il quadro RW del Modello Redditi Persone Fisiche.
Questo quadro serve per indicare gli investimenti e le attività finanziarie detenute all’estero, tra cui rientrano anche le criptovalute anche se in wallet “italiani”.
In particolare, nel quadro RW vanno indicati:
- I dati identificativi dell’exchange, del wallet o della piattaforma dove sono custoditi gli asset digitali;
- Il codice paese estero, anche se trattasi di siti con sede in Italia;
- Il valore complessivo in euro della giacenza di criptovalute posseduta al termine del periodo di imposta;
- L’ammontare massimo raggiunto dal controvalore dei crypto asset nel corso dell’anno.
Inoltre, nel quadro RW trova collocazione anche l’IVACA, l’imposta sul valore delle cripto-attività che sostituisce il bollo. Sarà quindi necessario indicare l’imposta complessivamente dovuta e versata.
Attraverso la compilazione di questo quadro è possibile adempiere agli obblighi di monitoraggio fiscale e dichiarare il possesso di criptovalute in modo corretto.
Le novità del quadro W
Dal 2024 la dichiarazione delle criptovalute confluirà nel nuovo quadro W, che sostituirà il quadro RW.
Il quadro W accorperà tutti gli obblighi di monitoraggio fiscale per le attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero, incluse le criptovalute.
In particolare, per dichiarare le cripto-attività nel Mod. 730/2024 occorrerà compilare:
- Colonna 10: giorni di possesso delle criptovalute;
- Colonna 12: credito d’imposta per le eventuali imposte patrimoniali pagate all’estero;
- Rigo W8 colonna 7: eccedenza versamento imposta criptovalute anno precedente.
In caso di solo monitoraggio fiscale va barrata la casella della colonna 16.
Il quadro W semplifica quindi gli adempimenti, concentrando in un unico contenitore la dichiarazione di tutte le attività estere, incluse le criptovalute.
Imposta di bollo crypto: le domande più frequenti (FAQ)
L’aliquota è dello 0,2% annuo sul valore delle criptovalute detenute alla fine di ogni anno solare o al momento della cessione, se antecedente.
L’imposta si paga su tutte le criptovalute che generano plusvalenze, come indicato dall’Agenzia delle Entrate.
Va pagata con cadenza annuale, entro il mese di aprile, in base al controvalore posseduto al 31 dicembre.
Il valore delle criptovalute viene determinato in base al controvalore in euro al momento del calcolo dell’imposta, utilizzando il cambio medio di mercato pubblicato da fonti attendibili.
Conclusioni
L’imposta di bollo sulle criptovalute è una tassa di recente introduzione che mira a regolamentare fiscalmente gli asset digitali.
L’aliquota è pari allo 0,2% del controvalore posseduto, con soglie di esenzione per importi minimi. L’imposta va versata tramite mod. F24 con cadenza annuale.
I codici tributo specifici sono il 1727 per il saldo e il 1728 e 1729 per gli acconti. Per ora la gestione avviene tramite dichiarazione con quadro RW, ma dal 2024 si passerà al nuovo quadro W. Una tassazione complessa, che richiede supporto di esperti.
Per ridurre il carico fiscale, si potrebbe valutare di spostare parte del proprio portafoglio crypto su conti esteri, informandosi bene sulle normative dei singoli paesi.
Oppure di convertire temporaneamente in stablecoin non soggette a imposizione, in attesa di maggiori chiarimenti.
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