Come calcolare il guadagno in Borsa di un investimento

Come calcolare il guadagno di un investimento in Borsa? Sono tanti i trader che se lo chiedono, soprattutto prima di iniziare. Per capire se buttarsi su questa avventura convenga o meno.

Inutile dire che nel trading online si guadagna grazie alle plusvalenze. Vale a dire la cessione di un prodotto a un prezzo superiore di quello che aveva quando lo abbiamo acquistato.

Per capire come calcolare il guadagno di un investimento in borsa, bisogna tener presente più fattori. Oltre al mero calcolo della differenza di cui sopra. Infatti, sul nostro guadagno incideranno anche le eventuali commissioni prelevate dal Broker che utilizziamo per il trading. Lo spread che è un altro guadagno da parte della piattaforma di trading a cui ci siamo affidati per il nostro trading online.

E ancora, le tasse da pagare al Fisco italiano.

Dunque, entriamo nel vivo del discorso su come calcolare il guadagno di un investimento in Borsa.

Guadagnare in Borsa – Riepilogo

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Come calcolare il guadagno

Uno degli errori più banali commessi da investitori e trader inesperti è quello di non quantificare nel modo corretto il rendimento del proprio portafoglio. Bisogna sempre essere consapevoli di quanto ci stanno fruttando i nostri investimenti, sia in Borsa che sui mercati non regolamentati. Ci sono diversi modi per calcolare il rendimento delle nostre scelte finanziarie, ed a seconda dei casi una è più appropriata dell’altra.

Calcolare il guadagno di un investimento in Borsa

Senza complicare eccessivamente il discorso, vogliamo addentrarci in quel che ci insegna la matematica finanziaria riguardo alla contabilità di guadagni e perdite in Borsa. Prima però bisogna capire come funziona la Borsa ed un pò di termini.

Terminologia da conoscere

Non possiamo affrontare questo argomento senza elencare alcuni termini che vanno necessariamente conosciuti:

  • Capitale (K): la cifra investita inizialmente
  • Montante (M): la somma che abbiamo al termine dell’investimento
  • Utile o perdita (I): la differenza, in valore assoluto, tra montante e capitale iniziale
  • Rendimento (R): la differenza, in percentuale, tra montante e capitale iniziale
  • Costi (C): i costi che gravano sul nostro investimento, ad esempio le commissioni che abbiamo dovuto pagare per acquistare e vendere i nostri strumenti finanziari in Borsa
  • Tasse (T): l’imposizione fiscale che grava sui nostri profitti

Come calcolare l’utile (o perdita)

Il modo più facile per capire come sia andato il nostro investimento è semplicemente calcolare la cifra che ne abbiamo ricavato. Abbiamo tre parametri che possiamo calcolare:

  • Utile lordo (o perdita lorda) = M (montante) – K (capitale iniziale)
  • Utile (o perdita) ante imposte = M (montante) – K (capitale iniziale) – C (costi)
  • Utile netto (o perdita netta) = M (montante) – K (capitale iniziale) – C (costi) – T (tasse)

Molte volte si sbaglia, pensando che sia importante soltanto l’utile netto. D’altronde è legittimo pensarlo, trattandosi della somma che ci viene in tasca alla chiusura dell’investimento. Invece questi parametri vanno calcolati tutti e tre, in modo da confrontare il loro rapporto. Se ci accorgessimo, ad esempio, che l’utile ante imposte è esageratamente ridotto rispetto all’utile lordo, sarà il caso di scegliere un intermediario meno costoso con cui condurre le nostre operazioni.

Lo stesso discorso vale per il rapporto tra utile ante imposte e utile netto, con la differenza che diminuire l’imposizione fiscale sui redditi da strumenti finanziari non è altrettanto semplice.

Come calcolare il rendimento di un investimento in Borsa

Nella maggior parte dei casi ci è utile sapere il guadagno in percentuale del nostro investimento. Questo ci è utile per sapere, in primo luogo, quale sia stata la performance del nostro portafoglio se paragonata con la performance di altri possibili investimenti. Inoltre, come vedremo meglio nel paragrafo successivo, è un valore fondamentale per esaminare il costo-opportunità del nostro investimento.

Il rendimento si può esprimere come:

Rendimento = I/C x 100
esempio: se il nostro montante è 120 euro ed il capitale iniziale 100 euro, il nostro utile (I) sarà di 20 euro. Il nostro rendimento sarà 20/100 x 100, cioè il 20%

Se nella formula utilizziamo l’utile lordo, allora otterremo il rendimento loro; se nella formula utilizziamo l’utile ante imposte otterremo il rendimento ante imposte, e lo stesso discorso vale se decidisamo di utilizzare l’utile netto.

Calcolo guadagno in Borsa: plusvalenze e minusvalenze

Cosa sono le plusvalenze? Cosa sono le minusvalenze?

Il primo caso si verifica quando il prezzo di chiusura di un’operazione è superiore al prezzo di apertura. Di contro, il secondo caso si verifica quando il prezzo di chiusura di un’operazione è inferiore al prezzo di apertura.

In caso di vendita allo scoperto o posizione short con CFD, Futures o Opzioni il discorso si inverte. Pertanto, avremo una plusvalenza quando il prezzo di chiusura di una posizione è inferiore al prezzo di apertura. Mentre, viceversa, una minusvalenza quando il prezzo di chiusura di una posizione è superiore al prezzo di apertura.

Mettiamo il caso di aver investito 10mila euro acquistando 5mila azioni di Apple a 2€ l’una. E di averle poi rivendute a 2,20€ ciascuna. Abbiamo quindi ottenuto un rendimento lordo del 10%. Pertanto, il nostro incasso sarà di mille euro.

Migliori piattaforme per investire in Borsa

Per iniziare a investire in Borsa serve prima di tutto un conto di trading. E’ possibile aprire un conto di trading utilizzando una tradizionale piattaforma di trading.

Per questo motivo abbiamo selezionato alcune piattaforme di trading regolamentate, semplici da usare ed adatte anche a chi vuole iniziare:

BROKER
CARATTERISTICHE
VANTAGGI
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Broker consigliato
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commissioni basse
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Le commissioni

Passiamo invece al secondo capitolo di spesa: le commissioni. Se fate trading mediante la vostra banca, avrete il vantaggio che essa vi farà anche da sostituto d’imposta. Tuttavia, la Banca comunque vi applicherà delle commissioni sull’apertura e sulla chiusura di operazioni finanziarie.

Solitamente, le commissioni si aggirano intorno al 0,2%, sebbene questo numero non vada inteso come un parametro fisso. Infatti, qualsiasi istituto di credito ha la facoltà di decidere in maniera del tutto indipendente, le commissioni che vuole applicare. Le commissioni possono essere fisse o variabili in base all’importo. Per imparare la Borsa dalle basi conviene studiare questi parametri.

A tal proposito, vi suggeriamo di leggere con estrema attenzione i termini e le condizioni che sono poste nel contratto. Spesso, non a caso, pure furbescamente con scritte molto piccole. Per sicurezza, comunque, chiedete anche a voce all’operatore della Banca stesso delucidazioni su questo aspetto. Di certo non di secondo conto, perché ne va della consistenza dei vostri profitti finali.

A titolo di esempio, comunque, mettiamo il caso che la commissione sia proprio dello 0,2% sull’apertura e sulla chiusura della nostra operazione. Mettiamo invece come investimento 10mila euro.

Quindi, lo 0,2% di 10.000€ sono 20€. Mentre lo 0,2% di 11.000€ sono 22€. In totale paghiamo 42€ di commissioni, che vanno quindi tolti dal profitto finale e arriviamo a 958€ (ovvero la differenza 1.000-42).

Se invece per il nostro tanto agognato trading online ci affidiamo ad un broker CFD, in genere non sono previste commissioni. Se però vi affidate ad un Broker rinomato, visto che quelli più importanti solitamente non li prevedono. Ma vi è il finanziamento overnight. Cosa significa ciò? Che per mantenere una posizione finanziaria con i CFD per più di un giorno (o meglio durante la notte) il broker vi chiederà un finanziamento.

Pertanto, utilizzando sempre le cifre a titolo di esempio, al profitto finale dovreste scalare i finanziamenti overnight che si susseguono ogni notte che la posizione finanziaria è rimasta aperta.

Se l’operazione di apertura e chiusura è avvenuta nell’arco della giornata, state eseguendo il cosiddetto trading intraday. Ciò esclude commissioni overnight da dover pagare al trading online.

Comunque, riteniamo al fine di semplificare il discorso, di operare con una banca. Pertanto, restiamo al nostro calcolo di 958€. Purtroppo per il trader, i costi non finiscono qui.

Tasse: la Tobin tax

Tra i tanti regali lasciatici in eredità dal Governo Monti, troviamo anche la Tobin Tax. Introdotta nel 2013, sebbene le sue origini risalgano a quarant’anni fa. La Tobin Tax è una tassa su tutti gli scambi di valuta attraverso i confini. La prima idea che potrebbe essere utile è venuta dall’economista James Tobin.

L’imposta è destinata a mettere una penalità sulla speculazione a breve termine in valute. L’aliquota fiscale proposta sarebbe bassa, compresa tra lo 0,1% e lo 0,25%. Il 15 agosto 1971, Richard Nixon disse che non sarebbe più possibile cambiare il dollaro USA in oro, così finì il sistema di Bretton Woods.

Tobin ha suggerito un nuovo sistema per la stabilità valutaria internazionale e ha proposto che tale sistema includa una commissione sulle transazioni di cambio. Il professor Tobin in seguito ha ricevuto un premio Nobel per l’economia nel 1981.

L’idea è stata quasi dimenticata per più di 20 anni. Nel 1997 Ignacio Ramonet, direttore di Le Monde Diplomatique, diede il via al dibattito sulla tassa Tobin con un editoriale intitolato “Disarmare i mercati”. Ramonet ha proposto di creare un’associazione per l’introduzione di questa tassa, che è stata denominata ATTAC (Associazione per la tassazione delle transazioni finanziarie per l’aiuto dei cittadini).

La tassa è diventata quindi una questione del movimento antiglobalizzazione e una questione di discussione non solo dietro le istituzioni accademiche, ma anche nelle strade e nei parlamenti di tutto il mondo, come il Regno Unito e la Francia.

Dal momento che un paese che agisce da solo troverebbe molto difficile introdurre questa tassa, molti sostengono che sarebbe meglio farlo da un’istituzione internazionale. È stato proposto che il fatto che le Nazioni Unite gestiscano una Tobin Tax risolverebbe questo problema e darebbe al Regno Unito un’ampia fonte di finanziamento indipendente dalle donazioni degli Stati partecipanti. Tuttavia, ci sono state iniziative di dimensione nazionale sulla tassa. L’idea della Tobin Tax è stata oggetto di molte discussioni in Europa nell’estate del 2001.

Il 15 giugno 2004, la Commissione delle finanze e del bilancio del Parlamento federale belga ha approvato un proposta di legge che applica la tassa di Spahn (una versione della Tobin Tax proposta da Paul-Bernd Spahn).

Tornando all’Italia, la Tobin Tax si paga sull’apertura e sulla chiusura delle operazioni finanziarie relative ad un prodotto italiano o un derivato con sottostante un prodotto italiano.

In parole povere, è da pagare sul trading su azioni italiane e sull’indice FTSE MIB. La Tobin Tax non si applica sulle società con capitalizzazione di mercato inferiore ai 500 milioni di euro, né sulle operazioni intraday.

Mettiamo il caso, a titolo di esempio, di aver svolto la nostra operazione per più di un giorno. La Tobin Tax sarà pari a 10€ per l’apertura dell’operazione e 10€ per la chiusura della stessa. In totale abbiamo quindi una spesa complessiva di 20€.

Ecco dunque che il nostro guadagno scende a 938€, dato che dobbiamo togliere 20€ dai 958€. Importo a cui eravamo rimasti.

Siete convinti che è finita qui? Vi sbagliate di grosso. In quanto, non solo la risposta è no, ma dovrete affrontare la spesa più consistente.

Calcolo guadagno trading: la tassa sulle rendite finanziarie

Veniamo alla quarta voce da sottrarre al nostro profitto: la tassa sulle rendite finanziarie, pari al 26%.

Si calcola così: il 26% su 938€, che corrisponde a 243,88€. Per effetto di ciò, il profitto netto del nostro esempio corrisponde a 694,12€. Frutto della sottrazione di 243,88€ a 938€.

Quindi, risalendo ai nostri 1.000€ lordi di profitto iniziale, arriviamo a 694,12€. Ossia, 305,88€ in meno. Oltre un terzo, circa il 30,59% per essere precisi. Ecco quindi che il nostro calcolo sul guadagno è compiuto. E il risultato finale non è certo del tutto confortante.

Ci teniamo comunque a precisare che il calcolo è approssimativo e va inteso a titolo di esempio per farvi fare una idea. Inoltre, il fisco italiano cambia spesso. Quindi non escludiamo che quando leggerete l’articolo, ci siano delle novità. Speriamo per voi ovviamente positive.

Occorre comunque chiarire che abbiamo parlato di un profitto su un titolo azionario. Le cose cambiano su altri prodotti finanziari. Con i CFD ci sono alcuni accorgimenti da tenere in considerazione. Mentre, per quanto concerne la Tobin Tax, sul Forex o sui CFD materie prime o CFD azioni/indici esteri non va pagata.

Come calcolare guadagno in Borsa: i Broker senza commissioni

Abbiamo detto che alcuni Broker, quelli rinomati, non prevedono commissioni. Il che porterà qualche spesa in meno sul vostro profitto finale. Ad esempio Trading212 (clicca qui per visitare il sito ufficiale) non applica alcun tipo di commissione. Ed in effetti viene scelto da tantissime persone anche per questo aspetto.

Va comunque detto che la scelta del Broker è delicata e non vi dovete far abbindolare da quelle piattaforme che non prevedono costi. E, al contempo, vi promettono pure lauti guadagni quotidiani senza il minimo sforzo.

Diffidate da questi Broker, in quanto non solo non vedrete i guadagni promessi, ma finirete pure per perdere quanto investito inizialmente.

Queste piattaforme hanno sede in Paradisi fiscali. Quindi è pure difficile recuperare i soldi persi. Anche dietro regolare denuncia, che comunque consigliamo di fare. Per far conoscere alle autorità competenti le malefatte di queste piattaforme.

Ecco alcuni Broker affidabili con le commissioni più basse:

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Valutazione al costo-opportunità

Solitamente le persone confrontano il rendimento dei loro investimenti in Borsa con quello che potrebbero aver ottenuto investendo su altri strumenti finanziari. Questo è sbagliato, perché ci fa trattare i mercati finanziari come se fossero una realtà isolata ed imprescindibile. La prima valutazione che va fatta del proprio investimento è quella al costo-opportunità.

Il costo-opportunità è un concetto fondamentale della microeconomia. Spieghiamoci meglio. Immagina di avere avuto un rendimento del 4% sul tuo investimento, ma allo stesso tempo di stare pagando le rate del mutuo in banca su cui viene applicato un TAEG del 6%. In questo caso il tuo rendimento al netto del costo-opportunità è negativo, malgrado tu abbia generato un profitto dalla tua operazione in Borsa.

Come mai? Molto semplice. Se anziché investire tu avessi risparmiato quel capitale per estinguere anticipatamente il mutuo, avresti potuto risparmiare di più di quel che hai guadagnato. In primo luogo, dunque, devi valutare il costo opportunità dei tuoi investimenti al netto di quel che avresti potuto risparmiare estinguendo invece i tuoi debiti.

Se non hai debiti, non significa che comunque tu non abbia un costo-opportunità. Ad esempio potresti avere investito lo stesso denaro in un corso di formazione professionale, che magari ti avrebbe aiutato ad ottenere dei benefit nella tua carriera il cui valore economico è superiore all’utile del tuo investimento. Ogni singolo modo di impiegare il denaro può essere considerato un costo-opportunità.

Calcolo del guadagno in Borsa: le domande frequenti

Come si calcola il guadagno di un investimento in Borsa?

Il guadagno si calcola sottraendo dal prezzo di vendita il prezzo di acquisto più le commissioni e calcolando le tasse.

E’ possibile guadagnare 100 euro al giorno in Borsa?

Dipende dal capitale investito, si possono guadagnare anche cifre più elevate.

Calcolare guadagno investimento in Borsa: riepilogo

Conclusioni

Abbiamo visto in modo pratico come si fa a calcolare il guadagno di un investimento in Borsa in modo pratico e veloce.

Con questo speriamo di averti aiutato a fare valutazioni più precise dei tuoi investimenti in Borsa. Qual è il tuo costo-opportunità più importante, a fronte degli investimenti che hai in mente di fare? Raccontacelo nella sezione dei commenti più in basso, così potremo confrontarci insieme.

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