Fondi etici: cosa sono e perché investire

Cosa sono i fondi etici? Come investire in fondi etici? Perché investire in fondi etici? Quali sono i vantaggi di investire nei Fondi etici? Queste sono domande che si stanno ponendo in molti, in virtù del fatto che negli ultimi anni è aumentata la sensibilizzazione degli investitori nazionali ed internazionali nel canalizzare ed accumulare risorse economiche e capitali risparmiati verso progetti di investimento sostenibili e responsabili. Così da apportare valore alla società e nel medio-lungo periodo. Per attuare la cosiddetta Finanza sostenibile. Il capitalismo sembra aver scoperto una certa sensibilità verso le tematiche sociali ed ambientali, almeno rispetto all’egoismo e all’edonismo imperante negli anni ‘80 e ‘90. Sebbene ancora tanta strada deve essere fatta.

Per attuare la Finanza Sostenibile, molto utili sono diventati i Fondi Etici. Molto apprezzati da parte dei piccoli risparmiatori che hanno la volontà di investire sui mercati ma tramite un approccio etico o comunque che sia responsabile dal punto di vista sociale.

I Fondi etici stanno timidamente trovando spazio anche nel nostro Paese, anche se restano soprattutto una forma di risparmio utilizzata dalla clientela di livello internazionale. Secondo la società di rating Vigeo-Eiris, nel 2016 la Francia ha vinto la palma d’oro come Paese europeo più

ethical friendly, con 58 miliardi di investimenti. L’Italia è solo nona, con 5 miliardi. Una posizione dovuta anche alla scarsa conoscenza dei prodotti. Del resto, i tanti scandali delle Banche confermano quanti in Italia di etica finanziaria ci sia ben poco. Comunque, dati diramati nel 2015, affermano che nel primo semestre di quell’anno, la raccolta indiretta (fondi di Etica sgr) sia cresciuta del 16% con un incremento del 4% nei crediti erogati a favore di famiglie ed imprese sociali. Dunque ottimi segnali positivi provenienti dal nostro Paese.

Se però ti affascina il mondo dei Fondi etici e vuoi capirci di più, sei capitato nel posto giusto. Vedremo infatti cos’è un Fondo Etico, come funziona, quali vantaggi apporta e perché è importante investirci.

Fondi etici cosa sono

Cosa sono i fondi etici? Con questo nome si abbrevia quello più esteso di Fondi socialmente responsabili (Sri) che adottano criteri Esg (acronimo dall’inglese environmental, social and governance) nella selezione dei progetti d’investimento. Rispetto ai tradizionali Fondi comuni d’investimento, si differenziano dal punto di vista finanziario, della regolamentazione e della distribuzione. In quanto investono il patrimonio solo in titoli che rispondono a determinati requisiti e finanziano gli enti no-profit tramite determinate commissioni o precisi rendimenti ottenuti.

I Fondi Etici hanno iniziato a diffondersi all’inizio del Nuovo Millennio e ad oggi rientrano in uno strumento di gestione del risparmio come detto più diffuso tra quanti vogliono investire in maniera attenta e sensibile nella cosiddetta finanza sostenibile.

Come spiega Borsa Italiana, i fondi gestiscono una serie di asset con l’obiettivo di creare valore, tanto per i gestori quanto per i risparmiatori che vogliono dirottare verso di essi una parte dei propri risparmi.

Ogni fondo comune di investimento è costituito da 3 componenti fondamentali:

  1. I partecipanti, o fondisti, ovvero i risparmiatori che investono i propri capitali e acquisiscono quote del fondo
  2. la società di gestione che avvia l’attività del fondo, ne stabilisce le regole e ne gestisce il portafoglio.
  3. le banche depositarie che hanno il compito di custodire materialmente i titoli del fondo e tenere in cassa la sua liquidità. Esse controllano altresì che le sue attività siano allineate tanto alle normative di Bankitalia quanto al regolamento interno che ogni fondo si auto dota.

Fondi Etici come funzionano

Come funzionano i Fondi Etici? La maggior parte di essi è come detto in precedenza contraddistinta dalla sigla ISR, che è acronimo di Investimento Socialmente Responsabile, dove rientrano tutte le società che sposano una Corporate Social Responsability.

Esse, al fine di avere un ampio consenso e riconoscimento dalla comunità di stakeholders e di shareholdersm, mettono in campo una politica e strategie aziendali che soddisfino i requisiti di tutela dell’ambiente, la sicurezza dei prodotti, il miglioramento della qualità, la salute e la sicurezza dei lavoratori. Ancora, le società che aderiscono ai Fondi etici non devono mettere in pratica attività legate alla produzione o al commercio di armi, tabacco, alcolici, prodotti che ledano la dignità dell’uomo e della sua salute, e così via.

Le società aderenti ai Fondi etici devono pertanto selezionare i loro investimenti includendo o escludendo i titoli nei portafogli di gestione del risparmio, tramite criteri di tipo ambientale, sociale o etico. Ancora, i fondi etici si distinguono tra loro in base a più caratteristiche: monetarie, bilanciate, azionarie e obbligazionarie. Quando invece si investe in un fondo azionario a lungo termine, occorre anche accettare il fatto di essere maggiormente sottoposti a rischi.

Per capire come funzionano i fondi etici, può tornare utile la definizione che viene data dal documento “Guida alla classificazione” di Assogestioni, l’Associazione italiana del risparmio gestito. Nata nel 1984, per iniziativa delle prime società di gestione italiane, ha contribuito nel corso degli anni alla crescita del risparmio gestito in Italia. Mediante un dialogo continuo con le istituzioni, una fattiva collaborazione con i media e la promozione di una maggiore cultura finanziaria presso i risparmiatori. Assogestioni ha sostenuto l’autoregolamentazione del settore e ha partecipato al recepimento delle direttive comunitarie per quanto concerne il risparmio gestito, intervenendo presso le autorità nel processo di regolamentazione degli operatori e degli strumenti finanziari introdotti sul mercato.

Secondo la definizione che viene data da quest’ultima, i fondi etici impostano i propri processi di investimento, privilegiano l’acquisto di determinati titoli o ne vietano altri, sulla base di criteri diversi rispetto a quello della massimizzazione del rendimento atteso.

A parte ciò, ogni fondo si impone determinati criteri da seguire. Ogni società dà una sua definizione di eticità, che può magari non esserlo per un’altra. Inoltre, cambia anche il modo con cui tali criteri sono scelti e applicati. Alcuni fondi prevedono un proprio comitato etico, altri invece preferiscono affidarsi ad una apposita società di consulenza.

Proseguendo il discorso su come funzionano i Fondi etici, gli approcci che vengono usati dai vari fondi possono essere anche molto diversi tra loro, sebbene appartengano a 2 grandi famiglie:

  1. i fondi che cercano di replicare nel loro portafoglio la composizione di un indice azionario etico
  2. i fondi che scelgono una gestione attiva dell’investimento

Altra differenza tra le due categorie, è il fatto che sia presente o meno un Comitato etico, che supervisiona l’operato del gestore. Nonché la trasparenza sulla strategia e il tipo di processo di selezione usato.

Fondi etici perché investire

Perché investire in Fondi etici? Perché significa investire in modo socialmente responsabile ed in progetti che assumono un ruolo importante appannaggio della collettività e delle future generazioni. Infatti, si parla pur sempre di asset collegati al rispetto di tematiche di tipo sociale, etico ed ambientale. Insomma, unire l’utile al dilettevole. Fare profitto ma con un occhio al sociale e all’ambiente.

La finanza, insomma, non sembra più avere l’obiettivo solo di raggiungere un mero rendimento sul capitale investito, ma punta a soddisfare nuove esigenze e bisogni espressi, impliciti e latenti. Pure di tipo filantropico e sociale.

C’è poi un altro motivo: la trasparenza garantita dalla presenza di un Comitato etico che vigila, purché sia mantenuto uno stile di gestione del portafoglio che rispetti la Corporate Social Responsability. Oltretutto, il Comitato etico vanta il diritto di veto e viene chiamato a bloccare eventuali investimenti che possano deviare o devino esplicitamente da quelli che sono i principi previsti dal Code of Ethics.

Mediante una precisa strategia di investimento in Fondi Etici, ogni risparmiatore ha il vantaggio di investire i propri risparmi in fondi comuni aperti che incarnino i valori mobiliari di imprese e Stati che rispettino le tematiche “green”, sociali e dei diritti umani.

Quindi, diventa uno strumento utile per poter diversificare i propri investimenti e per promuovere un futuro più sostenibile avvantaggio delle prossime generazioni. Senza però rinunciare a poter guadagnare dal profitto derivante dall’investire in titoli azionari o obbligazionari.

Naturalmente, i Fondi Etici portano anche il sostegno di un livello di rischio da valutare in fase di sottoscrizione dell’investimento.

Fondi etici come investire

Come investire nei Fondi etici? Bisogna rivolgersi alle SGR, acronimo con cui si distinguono le società di gestione del risparmio. Quali sono in Italia le principali SGR? Eccole:

  • Etica Sgr con un peso sul mercato del 43,5%
  • Bnp Paribas, che invece detiene una quota di mercato del 21,6%
  • Eurizon Capital che vanta il 13,6% del mercato

Dunque, come si può facilmente notare, il mercato è fortemente “polarizzato”, con la prima società che detiene quasi la metà di tutto il mercato. La seconda un quinto. Tuttavia, sta lentamente crescendo per quanto concerne i volumi di asset gestiti.

Fondo etico e fondo solidale: le differenze

Qual è la differenza tra un fondo etico e un fondo solidale? Sebbene la differenza può essere considerata molto sottile, in realtà i fondi “solidali” sono quel tipo di fondo nel quale sono devoluti parte dei rendimenti, o parte delle commissioni richieste ai sottoscrittori, ad iniziative e progetti di solidarietà. Pertanto, mentre nei fondi solidali l’eticità non incide sull’operato del fondo, cioè su come il fondo agisce, nei fondi etici questo aspetto influenza la natura stessa del fondo. Né è la ragione e la prerogativa.

Fondi etici tipi

Quali sono i tipi di Fondi etici? Alcuni si appoggiano a un indice etico di riferimento, quale per esempio gli indici Dow Jones Sustainability Index o Ftse4Good, che sono i più celebri a livello internazionale. O il nuovo indice etico Ftse Ecpi Italia Sri appena introdotto alla Borsa di Milano. Il loro obiettivo è quello di replicare, nel loro portafoglio, la composizione del paniere dell’indice. Altri fondi, invece, selezionano gli investimenti affidandosi ad apposite società di consulenza esterne, specializzate sui temi della responsabilità sociale d’impresa e della sostenibilità. Tali società selezionano un insieme di titoli che, soddisfando determinati requisiti di tipo sociale, ambientale e di governance, possono essere oggetto di investimento da parte del fondo. In gergo si parla di questi titoli sui quali il fondo può investire come un “universo investibile”. Di contro, i titoli esclusi dall’universo investibile rientrano nella cosiddetta “black list”.

Come già detto, ci sono fondi etici che si dotano di un apposito Comitato etico con l’obiettivo di supervisionarne l’attività, esprimendo la propria opinione sull’universo investibile e, di conseguenza, sulla composizione delle black list. Ci sono anche casi nei quali il Comitato etico ha il diritto di veto sull’ammissione nell’universo investibile di determinati titoli.

Nei fondi etici, rientrano pure i cosiddetti fondi “tematici” o “settoriali”. Chiamati così in quanto investono solo in un unico settore economico che secondo essi ha determinate caratteristiche di responsabilità sociale (si pensi alle energie rinnovabili), o pure quei fondi che usano un unico criterio socialmente responsabile d’investimento (si pensi al fatto che non investano in società che praticano test sugli animali, ad esempio le società cosmetiche).

Al momento, comunque, non sono previsti requisiti ben precisi, che siano validi per tutti, per un prodotto che si qualifica sul mercato come “etico”. Ciò in quanto la questione dei controlli esterni e della trasparenza informativa è molto sentita quando si parla di fondi etici, da qualche anno sono state emanate da Eurosif (che è il forum dei forum europei sulla finanza socialmente responsabile) delle Linee guida sulla trasparenza a cui i singoli fondi etici possono aderire. Tali linee guida fanno chiarezza sui principi, le politiche, le pratiche e i processi a cui un fondo etico deve attenersi per definirsi tale.

Sul sito di Eurosif si può vedere quali siano le società di gestione, per ogni Paese, che vi aderiscono. A livello europeo, i fondi etici sono circa 900 e gestiscono attualmente circa 75 miliardi di euro di asset. Tra il 2009 e il 2010 sono cresciuti in termini numerici di un terzo e del 40% per quanto concerne le risorse gestite.

Fondi etici più importanti in Italia

Quali sono i fondi etici più importanti in Italia? I seguenti:

Fondi etici

Possono essere azionari (più rischiosi e con rendimenti potenzialmente più alti), obbligazionari (più prudenti) o bilanciati. Si distinguono per il fatto che investano solo in aziende o Stati che rispettano l’ambiente e il sociale. Oltre a Etica Sgr, i principali gestori di fondi etici in Italia sono Eurizon Capital (società di gestione del risparmio di Intesa San Paolo), Bnp Paribas, Ubi Banca e Pioneer Investments (i cui prodotti si possono acquistare agli sportelli di diversi istituti, tra cui Unicredit).

Fondi pensione sostenibili

E’ un modo per ottenere in maniera etica una pensione integrativa. Sono proposti da Generali, UnipolSai, Reale Mutua e Cattolica Assicurazioni.

Social bond

Questa obbligazione fa ottenere un rendimento simile a quello di mercato, mentre la banca che le emette usa parte del suo profitto per sostenere realtà senza scopo di lucro come Ong, associazioni di volontariato e cooperative sociali. Se ne occupano soprattutto Ubi Banca e Banca Prossima (controllata da Intesa Sanpaolo).

Green bond

Sono emesse da aziende o istituzioni e il denaro raccolto serve per finanziare progetti con ricadute positive per l’ambiente, come l’efficienza energetica o lo sviluppo delle rinnovabili. Uno dei più importanti è il Gi Green Bond Fund proposto da Allianz.

Fondi etici: come investire

Come investire in Italia tramite i Fondi etici? In Italia è possibile comprare fondi (sia italiani che costruiti dalle grandi case internazionali) sia Etf, cioè fondi passivi a basso costo quotati in Piazza Affari che replicano l’andamento di panieri tematici. Secondo Vigeo rating, nel nostro Paese nel 2014 c’erano 12 fondi che seguono i criteri Sri con masse amministrate per 3,2 miliardi di euro, pari all’1,8% del totale del mercato, in rialzo di circa il 40% rispetto all’anno precedente. Pertanto, l’Italia si mostra più o meno in linea con la media europea, dove i fondi Sri sono 957, con masse amministrate pari a 127 miliardi di euro, pari all’1,7% del totale del mercato. E pure con tassi di crescita a doppia cifra.

Fondi etici, il caso studio ANIMA

Un esempio di fondo etico è ANIMA, il quale gestisce 5 fondi etici promossi da Etica Sgr (società di gestione del risparmio del Gruppo Banca popolare) e appartenenti al Sistema “Valori Responsabili”. Questi ultimi investono in titoli di imprese selezionate in base a una serie di criteri sociali e ambientali. Gli emittenti vengono selezionati da Etica Sgr in base ai dati forniti dalla società di consulenza inglese Eiris.

Il contributo di ANIMA al successo della partnership avviata nel 2003 è quello di assicurare, stabilmente nel tempo, la qualità della gestione dei fondi, confermata dai numerosi riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni, inclusi i rating assegnati da Morningstar. E ciò conferma quanto l’investimento etico sia in grado di generare performance soddisfacenti e competitive rispetto a quelle di mercato.

Stando ad una indagine di customer satisfaction, il 99% dei clienti di Etica si dice abbastanza o molto soddisfatto dei prodotti e dei servizi offerti. Mentre 3 su 4 si dice pronto ad investire ancora in fondi etici. Molto alta, fino al 96%, per quanti hanno risposto con un “probabilmente sì”.

Il valore aggiunto dato dalla partnership con Etica si basa sulla condivisione di un progetto. Da un lato abbiamo una mission distintiva di prodotto e dall’altro l’essere specializzata in ruoli delle due sgr (ovvero viluppo e promozione di Etica e gestione degli investimenti ad ANIMA). Il fatto che i due ruoli siano distinti e al contempo complementari, garantisce l’indipendenza e l’assenza di conflitti di interesse a livello di universo investibile, composto da Paesi, emittenti e titoli i quali hanno superato i criteri di inclusione che sono stati decisi dal Comitato Etico.

Secondo una stima di Etica Sgr, in poco più di due anni il valore dei risparmi amministrati è triplicato. Come spiega Roberto Grossi: «I nostri clienti sono più giovani rispetto alla media del mercato e il 52% è donna». Dato che Etica Sgr ò l’unica che in Italia si occupa di fondi etici, si può tranquillamente dire che essi interessino, almeno in Italia, soprattutto i più giovani e le donne. Ma non solo in Italia a quanto pare. A confermare questa tendenza è stata anche la ricerca Sustainable signals, condotta da Morgan Stanley: l’84% dei 20-30enni e il 76% delle donne intervistati si

sono dichiarati interessati agli investimenti socialmente sostenibili. Per quanto concerne gli adulti, invece, solo quasi 1 su 4 tra loro si è detto disponibile a valutare l’impatto socio-ambientale dei suoi investimenti.

Fondi etici: quanto si guadagna

Quanto si guadagna con i Fondi etici? Il fatto che si tratti di fondi etici, e quindi attenti a tematiche sociali o ambientali, induce molti investitori a snobbarli in quanto ritengono che tramite essi si guadagni di meno. In realtà, non c’è particolare differenza con le forme di investimento ordinarie. Anzi, probabilmente, con i fondi etici si finisce pure per guadagnare di più. Infatti, un gruppo di ricercatori dell’università di Roma Tor Vergata ha esaminati i risultati ottenuti dai fondi etici nel ventennio 1992-2012, confrontandoli poi con quelli ottenuti tramite i fondi convenzionali nello stesso lasso di tempo. Orbene, non solo lo studio ha evidenziato come non esista una significativa superiorità di uno stile di investimento sull’altro», ma anzi, i fondi etici hanno conseguito una migliore performance nel periodo di crisi e post-crisi del 2007. Ciò dunque può essere un ulteriore fattore per non snobbarli e prenderli sul serio. Tornando al discorso dell’utile e dilettevole. E pure profittevole.

Un’altra statistica ci dice che dal 2007 al 2015, l’indice Msci World Sri, che include le blue chip e le mid cap dei paesi industrializzati che presentano un elevato punteggio sotto il profilo della responsabilità ambientale (environment), sociale (social) e della gestione societaria (governance), in una sigla Esg, hanno registrato una performance cumulata di 128,5 (base 2007=100), contro un risultato di 124,7 dell’indice Msci World tradizionale. Se includiamo pure le imprese e i listini dei Paesi Emergenti, la differenza appannaggio delle società «socialmente responsabili» sale a quasi 9 punti rispetto all’indice generale.

Molto rilevante è il caso del fondo di BlackRock Bgf New Energy, che si occupa di un settore molto sentito in questi anni di sensibilità verso gli sconvolgimenti climatici: le energie alternative. Esso infatti ha offerto in media il 25% l’anno negli ultimi tre, contro il 12% dell’indice di riferimento.

Banca Etica come funziona

Come funziona Banca Etica? Essa mette a disposizione i “Valori Responsabili” di Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Popolare Etica, l’unica nel nostro Paese a collocare solo fondi comuni d’investimento di tipo etico. E’ possibile sottoscriverli direttamente online dalla propria Area Clienti, in Filiale o dal Banchiere Ambulante che si trova nella propria zona.

I fondi sono 5 e investono in titoli di aziende e stati selezionati in base a criteri di responsabilità sociale e ambientale secondo un approccio di gestione non speculativo che guarda la creazione di valore in un orizzonte temporale sostenibile.

Questi i punti salienti di Banca Etica:

  1. Selezione socio-ambientale degli emittenti: Etica Sgr parte dai dati forniti dalla società di consulenza inglese Eiris, specializzata nell’analisi sulla responsabilità sociale delle imprese e degli stati. E prosegue con un’ulteriore selezione sulla base di circa 50 indicatori propri.
  2. Fondo Microfinanza e crowdfunding: chi sottoscrive i fondi Valori Responsabili devolve 1 euro ogni 1000 ad un fondo di garanzia per progetti di microfinanza o crowdfunding in Italia.
  3. Azionariato attivo: partecipando alle assemblee degli azionisti delle imprese nelle quali investe, Etica Sgr esercita i diritti di voto collegati alle azioni e sollecita la riflessione sugli aspetti sociali, ambientali e di governance delle imprese stesse.

Fondi etici, ma è davvero così?

Abbiamo detto che Etica Sgr promuove investimenti finanziari in titoli di emittenti che si distinguono per l’attenzione alle cause sociali e ambientali (il cosiddetto Sistema Fondi valori Responsabili). Tuttavia, nella lista aggiornata al 30/09/2015, si leggono società che forse non sono proprio in linea con questo principio. Ci troviamo ad esempio Vivendi, la società francese prima azionista, tra l’altro in Telecom. l cui socio principale, di Vivendi, è Vincent Bollorè che è azionista di peso nel salotto buono della Finanza, Mediobanca, che ha sua volta ha le mani su Assicurazioni Generali e, se non bastasse, è stato pure al centro di numerose polemiche per le sue numerose attività economiche nella cosiddetta Francafrique che genera ingenti profitti nel settore dei trasporti pubblici e marittimi, la logistica e l’agricoltura.

Secondo alcune inchieste giornalistiche, come quello della trasmissione in onda su Raitre “C’era una volta”, Bolloré avrebbe avuto grandi privilegi da parte dei governi degli Stati africani grazie alle pressioni politiche e diplomatiche, talvolta pure sfociate in interventi militari veri e propri, esercitate dal governo francese presieduto allora da Nicolas Sarkozy. Il quale, peraltro, avrebbe anche beneficiato di fondi da parte di Muhamar Gheddafi.

Poi ci troviamo la multinazionale brasilamericano Kraft-Heinz, controllata da 3G Capital. Quest’ultima rinomata per aver tagliato, dopo aver comprato Heinz, ben 7400 posti di lavoro e chiuso cinque stabilimenti. Promettendo poi ulteriori tagli pari a 1,5 miliardi di dollari.

L’altro artefice della fusione è colui che viene chiamato il Guru del trading e spesso classificato al primo posto tra gli uomini più ricchi del mondo: Warren Buffet. Che ha partecipazioni di rilievo in Moody’s – quella che mette i voti alla situazione finanziaria degli Stati per intenderci – e finita nell’occhio del ciclone per aggiotaggio e danni. Inoltre, con la sua società Berkshire, 107 miliardi di dollari di Patrimonio, spazia nella Wal-Mart, il colosso numero uno al mondo della grande distribuzione. Nonché nella Precision Castparts, azienda manifatturiera americana che si occupa di componentistica industriale ed aerospaziale appannaggio dell’esercito.

E ancora, ci troviamo la National Oilwell Varco, multinazionale del Texas, leader nell’equipaggiamento e nella componentistica per l’estrazione e la produzione di petrolio e gas. Wells Fargo, che è la terza banca per capitalizzazione degli Stati Uniti. Coca Cola, Ibm e American Express. Nonché Mark & Spencer multinazionale dell’abbigliamento, principale catena di abbigliamento inglese.

Nel 2015, nel Fondo etico c’è pure Carrefour, attrice francese nella Grande distribuzione organizzata. E poi LafargeHolcim la multinazionale svizzera, che con la sua controllata italiana Holcim voleva aprire una cava, enorme, sul Monte brianzolo Cornizzolo mettendo a rischio anche la Basilica romanica, patrimonio dell’Unesco, San Pietro al Monte di Civate.

Da annoverare pure la spagnola Albertis, colosso delle autostrade, la quale acquisto pure le torri di comunicazione WIND in Italia, la BMW tedesca, la A2A italiana; la Klepierre francese specializzata in grandi centri commerciali; la multinazionale francese del farmaco Sanofi, la Diageo Plc, colosso irlandese degli alcolici e superarcolici; la Snam spa che vede tra i soci, oltre che Cdp, Cassa depositi e prestiti, il colosso petrolifero italiano Eni. Non manca poi Tesco, società multinazionale britannica del commercio e distribuzione, che ha deciso di patteggiare 12 milioni di dollari per far tacere un gruppo di azionisti statunitensi dopo lo scandalo degli utili “gonfiati”.

Altroconsumo nel 2016 denunciava anche la presenza di Sturm, la maggiore produttrice americana di pistole, revolver e fucili che poi vengono venduti ai cittadini americani.

Petrolio, tabacchi, grande distribuzione, alcolici e superalcolici, aggiramenti fiscali, armi. Ma non erano i settori da tenere lontani?!