EUR/USD, le elezioni europee non portano scossoni

Alla riapertura delle negoziazioni, l’euro non sembra registrare scossoni importanti: stabile contro dollaro americano e sterlina, in leggero rialzo contro lo Yen. Le elezioni sono sempre un momento di forte volatilità, specialmente quando a votare sono 28 nazioni che singolarmente possono presentare dei notevoli imprevisti al loro interno. Lo abbiamo visto anche in Italia, dove le aspettative dei sondaggi sono state disattese dai risultati del voto. Altre sorprese si registrano in Francia, nel Regno Unito e in Irlanda: lo scacchiere europeo si muove, ma non sembra preoccupare i mercati.

Non dobbiamo dimenticare che in ballo ci sono forti interessi politici nei confronti dell’apertura ai mercati esteri: posizioni diverse riguardanti la limitazione delle importazioni dalla Cina, la ricerca di rapporti commerciali più stretti con gli Stati Uniti e le sanzioni contro la Russia. La posta in palio è stata molto alta, soprattutto perché un fronte sovranista si è presentato alle elezioni europee con l’idea di rivoluzionare completamente il funzionamento dell’UE; allontanato lo spettro sovranista, malgrado la vittoria di Salvini ed il buon risultato di Marine Le Pen, sembra che tutto il resto sia di secondaria importanza.

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Il confronto con il dollaro americano

Da venerdì non si sono riscontrati particolari avanzamenti sulle questioni che riguardano gli Stati Uniti. Sembra ancora difficile trovare un punto d’incontro con la Cina, per quanto sia la vicenda politica più dibattuta, e i primi accenni di campagna elettorale in vista delle elezioni del prossimo anno sono ancora agli albori. Interessante dunque paragonare la performance dell’euro proprio a quella del dollaro americano, che gode di un momento di stabilità politica e di forti segnali positivi in arrivo dal quadro macroeconomico.

Normalmente l’instabilità è sufficiente ad allontanare gli investitori, anche quando all’orizzonte non si prevede che questa instabilità porti a reali mutamenti nel funzionamento dei mercati. Si è visto, ad esempio, nel caso di Brexit: già nei giorni precedenti al voto, quando i sondaggi davano in vantaggio l’opzione “Remain”, la forte volatilità ha reso i beni rifugio un investimento più interessante di quello sulla previsione diretta dell’esito del voto. Eppure euro e dollaro viaggiano appaiati, senza che nessuno dei due prevalga.

Ci sono due possibili interpretazioni: quella di chi vede le elezioni europee come un fattore di secondaria importanza e quella di chi sostiene che le cose siano andate come previsto. Entrambe hanno le proprie ragioni. Sicuramente le elezioni europee, trattandosi di elezioni per un Parlamento che non ha un vero potere legislativo, sono meno impattanti per l’economia delle elezioni politiche nei singoli Stati con il PIL più elevato. Soltanto la vittoria di una linea estremista, a sinistra quanto a destra, avrebbe potuto realmente minacciare lo scacchiere internazionale. Questa ipotesi era già lontana alla vigilia delle elezioni e si è soltanto riconfermata.

Allo stesso tempo i singoli imprevisti nei diversi Stati hanno rivelato una situazione complessiva dell’Europarlamento simile a quella che ci si aspettava. La grande popolarità conquistata dai partiti ecologisti ha trovato un bilanciamento nella vittoria delle destre in altri contesti, così come le forze di coalizione hanno fatto da contrappeso all’ascesa di singoli partiti. Se consideriamo i partiti europei, la distribuzione dei seggi a Bruxelles sarà grossomodo quella prevista.

Attenzione alle Borse in Italia e in Francia

Le elezioni europee non determinano chi governerà nei singoli Paesi, ma sono un ottimo termometro della situazione politica. In Italia era già previsto che Matteo Salvini vedesse crescere i suoi consensi, mentre in Francia il travagliato governo di Macron era già minacciato da molte parti. Non ci si aspettava, tuttavia, che da una parte il M5S e dall’altra Marine Le Pen riuscissero ad ottenere i loro risultati. Il quadro è speculare: il MoVimento affonda, il Raggruppamento Nazionale diventa primo partito in Francia.

Al momento non si può fare finta che le condizioni venutesi a creare non siano una minaccia per la stabilità dei governi in corso. La Lega di Salvini può confidare nel fatto che Fratelli D’Italia e Forza Italia insieme valgano ormai quanto il MoVimento: il vice-premier ha assicurato di non voler far crollare il governo, ma ha già imposto il suo programma come calendario per le prossime decisioni. Se questo dovesse trovare opposizione da parte del M5S, potrà facilmente dichiarare una crisi di governo.

Lo stesso succede in Francia, dove Macron sarebbe in teoria rieletto se questi fossero i risultati di un’elezione politica. Lo sarebbe, però, soltanto grazie alla coalizione che lo appoggia alle europee: il Raggruppamento Nazionale ha dato prova di poter puntare alla maggioranza e di essere il primo partito francese. I listini ora dovranno scontare gli effetti di questi risultati, ed è prevedibile che ogni notizia sarà fonte di volatilità.