Ethereum, gli investitori con il fiato sospeso per la riduzione delle ricompense ai miners

Ethereum, la seconda criptovaluta più capitalizzata in assoluto, si è ormai unita al coro del momento positivo per il settore. In questi giorni il valore dei singoli Ether è tornato al di sopra dei 300$, cosa che non succedeva ormai da un anno e che lascia presagire bene per il futuro. In questi giorni, tuttavia, si sta affrontando un dibattito che potrebbe risultare decisivo per la quotazione di questo conio virtuale.

Il dibattito riguarda la ricompensa che viene offerta ai miners per ogni nuovo blocco minato. Si parla di una riduzione da 2 ETH a 0,2 ETH, ovvero una contrazione della ricompensa addirittura del 90%. Da quello che emerge sui social e sui forum più utilizzati dagli investitori, l’ipotesi è stata accolta con grande favore perché potrebbe portare verso un massimo storico il prezzo di Ethereum.

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Cosa c’è sul piatto

Esattamente come avviene per Bitcoin e molte altre criptovalute, ogni giorno nuovi Ether vengono distribuiti alle persone che partecipano alla rete. Nel caso di Ethereum, il processo di mining (convalida dei nuovi blocchi da aggiungere alla blockchain) è molto più semplice di quello di Bitcoin: niente attrezzatura dedicata ed estremamente costosa, niente grande impatto ambientale. Ethereum consente a tutti coloro che dispongono di un portafoglio attivo e su cui sono già presenti degli Ether di essere candidati a minare il blocco successivo da aggiungere alla sua catena.

Al momento, per ogni blocco minato vengono distribuiti 2 ETH al suo miner. Al valore attuale sono oltre 500 euro, una ricompensa davvero sostanziosa che ovviamente contribuisce a dare inflazione a questo sistema economico. Emettere nuovi Ether senza che questi siano stati pagati significa aumentare l’offerta di monete, senza che però la domanda subisca delle variazioni. Per questo, maggiore è la ricompensa offerta ai miners e maggiore è l’effetto che il mining ha nello svalutare la crittomoneta.

Tagliando drasticamente le ricompense per il mining verrebbe a diminuire di molto anche l’inflazione del sistema-Ethereum, cosa che ovviamente alletta gli investitori già in possesso dei token. A conti fatti questo scoraggerebbe i miners, che però non dovendo sostenere i costi molto elevati dei miners di Bitcoin trarrebbero comunque una redditività molto alta dalla convalida dei nuovi blocchi.

L’unico vero e proprio ostacolo in questo sistema è l’iter procedurale: affinché il sistema cambi è necessario che ci sia una votazione e che la maggioranza si esprima in favore di questa, così come si deve esprimere in favore del modo in cui questa decisione è tradotta in codice da aggiungere all’algoritmo di Ethereum.

Non un processo scontato

Il problema di vedere approvata questa nuova ipotesi è tutt’altro che banale. Anche se c’è il favore iniziale di un gruppo di investitori molto attivi, il resto della community potrebbe rimanere indietro e persino non capire le motivazioni del gesto. A far nascere il dubbio è stato Justin Drake, ricercatore della Ethereum Foundation, che parlando al Trustonodes ha dichiarato l’esistenza di questa possibilità.

Drake ha anche illustrato i passaggi ed i tempi che andrebbero seguiti affinché ci sia un’approvazione efficace di questo cambiamento. Si partirebbe con le novità già nel gennaio 2020, quando dovrebbe essere presentato il progetto della nuova blockchain. Già, perché non bisogna dimenticare che per aggiornare una blockchain è necessario biforcarla: il vecchio ramo muore, il nuovo ramo funziona con il codice aggiornato. Questo significa lavorare non poco sull’aspetto tecnico, per fare in modo che il tutto funzioni correttamente.

A quel punto comincerebbero i test e l’attesa. I test, perché anche prima che la blockchain venga biforcata sarà necessario fare operare delle persone su quella nuova in modo da assicurarsi che questa funzioni a dovere. L’attesa, perché non si può lanciare una biforcazione senza un numero sostanziale di miners già pronti a convalidare i blocchi con il nuovo approccio.

Per il momento rimane il fatto che questo cambiamento potrebbe dare, già al momento del suo annuncio, una spinta davvero importante al prezzo di Ethereum. Per una eventuale trasformazione in realtà del tutto, invece, è necessario attendere almeno fino all’inverno 2020/21. Ed in quel momento, chissà, in Borsa potrebbero essere negoziati già da tempo i futures di Ethereum; se ne parla molto in questo momento, visto il successo di quelli di Bitcoin.

La soluzione migliore, visto il successo non solo di Bitcoin ma anche delle altre criptovalute è quella di utilizzare piattaforme regolate come OBRinvest che offrono strumenti semplificati adatti a tutti. Per saperne di più su OBRinvest clicca qui per visitare il sito ufficiale.