Nell’ultima settimana il mercato crypto ha vissuto un vero e proprio terremoto, con un crollo repentino di Bitcoin ed Ethereum che ha ricordato il tracollo del Marzo 2020. Ma dopo il calo brutale, i prezzi hanno reagito rimbalzando.
Questo weekend sarà ricordato a lungo. In poche ore, Bitcoin è passato da una quotazione intorno ai $70.000 ad un minimo di $49.200, perdendo il 30% in una settimana. Un crollo verticale che ha trascinato con sè l’intero settore crypto, con perdite a due cifre per la maggior parte delle altcoin.
Bitcoin non ha fatto altro che “seguire” l’andamento dei mercati generali. Il Dow Jones Industrial Average è crollato del 2,6%, l’S&P 500 del 3% e il Nasdaq Composite del 3,43%, segnando il peggior giorno degli indici dal settembre 2022. Peggio ha fatto il Nikkei crollando di oltre 12 punti percentuali,a seguito dell’inaspettata decisione della Banca del Giappone di aumentare i tassi di interesse.
Anche l’indice giapponese Nikkei 225 è precipitato di oltre il 12%, il suo più grande calo in un solo giorno dal 1987,
Scene già viste durante il panico da Covid nel 2020, quando in 6 giorni Bitcoin precipitò del 57%. Stavolta però il calo è stato più repentino e concentrato nel weekend, anche se di entità inferiore.
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Sommario
Le cause del tracollo delle crypto
Il repentino crollo di Bitcoin ed Ethereum può essere ricondotto a diversi fattori che hanno contribuito a innescare il sell-off nel mercato crypto. Analizziamoli in dettaglio.
La forza del dollaro
Uno dei principali elementi che ha messo sotto pressione le criptovalute è stata la crescita del dollaro statunitense. L’indice del biglietto verde ha toccato i massimi da 20 anni, apprezzandosi notevolmente contro le altre valute globali.
Qui vedete ad esempio il grafico del dollaro rispetto allo Yen giapponese che ha avuto un tracollo in questi giorni:
Questa dimostrazione di forza ha spinto molti investitori a vendere asset rischiosi come le crypto e a convergere sul dollaro, considerato un porto sicuro in tempo di incertezza.
Il rallentamento dell’economia USA
Pesano anche le preoccupazioni per un rallentamento dell’economia globale dovuto all’inflazione elevata e alla stretta monetaria delle banche centrali. Un contesto di recessione penalizza fortemente asset speculativi e non difensivi come Bitcoin ed Ethereum.
Questi cali sono stati guidati principalmente da dati deludenti sull’occupazione negli Stati Uniti e dalla contrazione dell’attività manifatturiera, che hanno acuito i timori di recessione.
I timori di stagnazione hanno impattato i listini azionari in tutto il mondo, con perdite a doppia cifra. E le criptovalute hanno seguito a ruota questo trend negativo.
La mossa della Bank of Japan
A peggiorare il tutto, la decisione shock della Bank of Japan di aumentare i tassi di interesse dopo anni di politica monetaria ultra-espansiva.
Ciò ha avuto ripercussioni sui mercati valutari, innescando la chiusura di alcune posizioni di carry trade sullo yen.
E come vediamo in questo grafico i mercati asiatici non hanno reagito per niente bene con il Nikkei che è crollato:
Anche questo ha contribuito ad agitare il sentiment degli investitori.
Il rimbalzo dopo il tracollo
Nonostante il crollo fragoroso, le criptovalute hanno reagito prontamente rimbalzando con forza dopo aver toccato i minimi. Un segnale positivo che mostra una certa tenuta del mercato.
La reazione di Bitcoin
Bitcoin, dopo essere sceso fino a $49.000, ha rapidamente recuperato la soglia psicologica dei $50.000 per poi risalire ulteriormente verso $54.000. Un rimbalzo nell’ordine del 10% che ha rincuorato gli investitori.
Ecco la quotazione attuale:
Uno dei motivi del bounceback è dovuto anche ai dati positivi con l’ETF IBIT di BlackRock che ha registrato un’attività di trading notevole, superando il miliardo di dollari di volume nei primi 30 minuti di contrattazioni. Questa performance posiziona l’IBIT al decimo posto tra gli ETF tradizionali.
Qui vedete gli ultimi dati relativi agli ETF Bitcoin:
Pur restando lontano dai top, BTC ha dimostrato di saper assorbire anche vendite massicce, contenendo le perdite.
Questa resilienza fa ben sperare per il proseguimento della corsa rialzista sul lungo periodo.
Recupero di Ethereum
Anche Ethereum, crollato a $2100, ha reagito con forza ritornando sopra i $2.400. Un vero e proprio rally del +40% dai minimi che ha permesso di contenere il rosso a una singola cifra su base giornaliera.
Nonostante il contesto di mercato negativo, gli ETF su Ethereum hanno registrato un afflusso netto giornaliero positivo lunedì, per un totale di 48,7 milioni di dollari, come possiamo vedere in questo grafico di Coinglass:
Questo segna il secondo maggior afflusso giornaliero da quando i fondi sono stati autorizzati il 23 luglio. Ethereum si è ripreso dalla svendita di lunedì, in aumento di oltre il 10% a 2.450 dollari.
Come per Bitcoin in precedenza, l’ETF Ethereum di Grayscale continua a pesare sui flussi in entrata cumulativi, rappresentando una cifra netta cumulativa di -2,16 miliardi di dollari.
Il rimbalzo così repentino conferma l’appeal speculativo che continua ad aleggiare intorno ad ETH nonostante la crisi di mercato. Gli investitori rimangono ancora interessati ad Ethereum.
Titoli di stato americani a 10 anni: crollano i rendimenti
Il rendimento dei Treasury decennali statunitensi è sceso notevolmente nell’ultima settimana, toccando i minimi da oltre un anno. Questo calo riflette i timori crescenti di una possibile recessione economica negli USA.
Lunedì 5 agosto il rendimento del decennale americano è scivolato fino al 3,76%, il livello più basso dal giugno 2022. Contemporaneamente il biennale, più sensibile alle decisioni di politica monetaria, è risalito marginalmente al 3,87%.
Come vedete nel grafico:
le treasury USA a 10 anni hanno subito un vero e proprio crollo.
I timori di recessione sono emersi soprattutto dopo il deludente report sul lavoro USA diffuso venerdì, che ha evidenziato una crescita di soli 114.000 nuovi posti a luglio, ben al di sotto delle attese. Inoltre, il tasso di disoccupazione è balzato inaspettatamente al 4,3%, il picco da ottobre 2021.
Questi dati indicano un inaspettato indebolimento del mercato occupazionale americano, alimentando i dubbi sulla tenuta dell’economia. Di conseguenza, gli investitori si sono rifugiati nei titoli di stato decennali, considerati beni rifugio, facendone crollare i rendimenti.
Il timore è che la Fed sia costretta a tagliare aggressivamente i tassi per scongiurare la recessione, interrompendo il ciclo di rialzi avviato per contenere l’elevata inflazione.
I mercati ora scontano una probabilità elevata di un taglio da 50 punti base a settembre.
Queste preoccupazioni hanno contagiato tutti i mercati azionari globali, con forti ribassi sia in Europa che in Asia. Anche la forza del dollaro è venuta meno, con l’indice DXY sceso sotto 104 punti base.
Anche le crypto, per forza di cose essendo asset risk on hanno seguito l’andamento dei mercati generali.
Crypto: correzione naturale o inizia il Bear Market?
Dopo i recenti ribassi, il mondo crypto si interroga se si tratti di una normale correzione oppure l’inizio di un mercato orso.
Segnali di correzione fisiologica
Il calo delle ultime settimane potrebbe essere una sana correzione in un contesto ancora rialzista. Le crypto venivano da un rally prolungato e una discesa era attesa dagli analisti. Inoltre, i fondamentali della blockchain e gli investimenti nel settore rimangono solidi.
Il precedente storico delle correzioni di metà ciclo suggerisce che anche questa potrebbe esaurirsi presto prima della ripresa del rally. Infine, il sentiment degli investitori non è ancora capitolato come nei bear market passati.
Possibile inizio di un bear market
D’altro canto, l’entità del calo e la violazione di alcuni supporti tecnici potrebbero segnalare l’inizio di un bear market più strutturale. Pesano le preoccupazioni macroeconomiche e geopolitiche, oltre che un possibile cambio di politica delle banche centrali.
Molti indicatori come il Crypto Fear & Greed Index segnalano un eccesso di paura tra gli investitori, tipico dei mercati orsi. Sarà importante monitorare volumi e momentum nelle prossime settimane per capire se il trend ribassista proseguirà o meno.
Naturalmente le previsioni degli analisti non devono essere considerate come un consiglo finanziario, ognuno deve fare le proprie valutazioni in tema di investimenti.
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