Criptovalute: arriva regolamentazione Ue, cosa cambia per investitori

Gli Stati e gli organismi sovranazionali non vedono di buon occhio le criptovalute. Ed è ovvio che sia così. Le criptovalute sono nate proprio con l’intento di aggirarne il potere, così come quello delle Banche. Rendendo l’economia decentrata e nelle mani degli utenti, così da evitare politiche centralizzate calate dall’alto.

O, almeno, questo era l’intento iniziale di Satoshi Nakamoto quando ha ideato il Bitcoin. E così, i governi cercano di fare la guerra alle criptovalute, per sottrargli potere.

L’Unione europea non è da meno e da tempo ha annunciato una stretta sulle criptovalute. E così, a distanza di un anno e mezzo dal rinnovo del Parlamento con sede a Bruxelles, e dopo un paio di anni e passa di proclami, arriva la prima vera e propria regolamentazione dell’Ue sulle criptovalute.

Si chiama Europe’s Markets in Crypto-Assets (MiCA) e dovrebbe contenere i regolamenti generali per il rilascio e la circolazione di criptovalute tra gli Stati in seno all’Ue. Vediamo cosa cambia, soprattutto per i trader di criptovalute.

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Regolamento Ue su criptovalute in cosa consiste

Stiamo parlando ancora di una bozza circolata in rete, dunque non ancora di un documento ufficiale. Ma da quanto sta trapelando, lo Europe’s Markets in Crypto-Assets (MiCA) dovrebbe essere utile al fine di conferire certezza giuridica riguardo tutto ciò che riguarda le criptovalute. In tutte le loro forme. Quindi cripto-asset, criptocurrency, token e stablecoin.

In realtà, dal punto di vista delle linee guida, non si discosterebbe dal MiFID II, promulgato dall’Esma (organismo di controllo sui mercati finanziari sempre dell’Unione Europea) nel gennaio 2018.

Una direttiva molto stringente e severa sul trading online in generale. Dato che ha stabilito una forte limitazione, per esempio, della Leva finanziaria; ha vietato l’elargizione di Bonus per invogliare gli utenti a investire nel trading; ha intimato la cessazione del marketing aggressivo (si pensi a quello telefonico); ha posto fine a forme di investimento troppo semplicistiche e dunque pericolosamente attrattive.

Proprio come quest’ultimo, anche il MiCA dovrebbe stabilire un insieme di regole di base, sebbene più concentrate sui cosiddetti stablecoins. I token coperti da valuta FIAT (per intenderci, la valuta ufficiale degli Stati avente corso legale. Quindi Euro, Dollaro, Yen, Sterlina, ecc.). O basati su moneta digitale vera e propria.

Regolamento Ue su criptovalute: cosa cambia per i trader

I trader che amano investire su asset dalle grandi potenzialità di guadagno quali sono le criptovalute, dall’alto della loro straordinaria volatilità, vogliono sapere cosa cambierà con lo Europe’s Markets in Crypto-Assets (MiCA).

Esso ha 4 obiettivi su tutti:

  1. assicurare la certezza del diritto (“legal certainty”)
  2. instaurare un chiaro framework normativo per quanti operano in questo mondo ancora “grigio”
  3. supportare l’innovazione del settore da un lato, ma dall’altro anche proteggere consumatori e investitori
  4. garantire la stabilità finanziaria

Il documento si divide in 9 titoli:

  1. disciplina di scopo, ambito e definizioni principali
  2. aspetti che non riguardano direttamente le criptovalute, quindi per esempio ICO o white paper. Troppo spesso rivelatisi autentici truffe o scatole vuote per chi ci ha investito
  3. asset-referenced token
  4. e-money token
  5. regole applicabili ai fornitori di servizi basati su strumenti riconducibili al mondo delle criptovalute (quindi i Broker e le piattaforme che forniscono servizi per il trading online)
  6. prevenzione degli abusi che si consumano nel mercato delle criptovalute
  7. disciplina delle autorità competenti
  8. e 9. disposizioni finali

Dunque, per il trader arriveranno delle regole chiare. Delle linee di demarcazione tra gli asset tradizionali e le criptovalute. Potrà comprendere meglio a cosa andrà incontro e sarà maggiormente tutelato da tentativi di truffa a mezzo progetti ben imbastiti a parole ma poi dietro i quali non c’è niente.

Resta però un dubbio su tutti: la regolamentazione delle criptovalute, e quindi, presumibilmente, una loro maggiore accettazione a livello istituzionale e di massa, porterà ad un impennata del loro valore? O, di contro, ad un crollo dovuto al maggiore controllo? Solo il tempo, come per tutte le cose, ce lo dirà.

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Stretta sulle criptovalute nel Mondo: la situazione

Il Financial Stability Board, che fa capo al G20, si sta muovendo sulla stessa direzione riguardo le criptovalute. E ad ottobre di quest’anno dovrebbe pubblicare una relazione finale sull’argomento.

L’FSB fa sapere in anticipo che conterrà raccomandazioni mirate a “mitigare i rischi potenziali con l’uso delle GSC [global stablecoins] come mezzo di pagamento e/o deposito di valore, sia a livello nazionale che internazionale”. Fornendo, al contempo, “la sufficiente flessibilità alle giurisdizioni per attuare approcci nazionali”.

Le Banche centrali di tutto il Mondo, o quasi (il 70%), sta studiando il modo di emettere monete digitali statali. Avendo probabilmente inteso che queste sono il futuro, volente o nolente. E limitarsi a fare una guerra alla lunga non pagherà.

Gli Stati, però, si stanno muovendo in ordine sparso. Giusto per citare qualche esempio significativo, in Svizzera il parlamento ha approvato il “Blockchain Act”. In pratica, si è limitato ad introdurre nel commercio anche la blockchain e le criptovalute. Senza stravolgimenti, dunque, ma solo aggiunte al sistema già vigente.

In Svezia si sta lavorando ad una criptoCorona (il nome ufficiale è e-Krona) già nel 2017. Quando le criptovalute hanno visto il proprio valore esplodere, con il Bitcoin che ha sfiorato i 20mila dollari.

La e-Krona dovrebbe essere tracciabile, con valore prepagato e non fruttifero. Del resto, la Svezia è Paese da sempre all’avanguardia. E non può essere da meno in tema di criptovalute.

Negli Usa, tra i principali mercati di criptovalute insieme a Giappone e Corea del Sud, la Banca Kraken Financial (sede a Cheyenne, Wyoming) fornirà servizi completi di raccolta di depositi, custodia e fiduciari in formato digitale.

Sebbene Trump non le ami molto, tanto da essere state anche esse bersaglio dei suoi mitici bombardamenti a mezzo tweet.

Non può non essere della cryptopartita la Cina, che sta lavorando a uno yuan digitale già dal “lontano” 2014.

Essendo quella cinese una economia pianificata, anche una criptovaluta made in china non può che essere centralizzata (dunque niente algoritmi obiettivi o miners decentralizzati), con una blockchain gestita direttamente dal governo cinese e uguale alla moneta corrente cinese con la differenza che sia ovviamente 100% digitale.

In realtà, proprio nel corso di questo nefasto 2020, ad aprile nelle città di Shenzhen, Suzhou, Chengdu, and Xiong’an è stata lanciata in via sperimentale. L’obiettivo finale è di lanciarla su tutto il territorio nazionale entro i giochi olimpici invernali del 2022. Ai quali, inutile dirlo, la Cina si sta preparando con quella impeccabilità che ormai la contraddistingue da decenni.

Naturalmente, per la Cina il lancio di una criptovaluta vorrebbe anche dire eludere i dazi americani e la concomitante guerra commerciale con gli States. Debole anche della forte dipendenza dal dollaro.

Anche un altro stato ormai ex comunista, la Russia, sta lavorando ad una criptovaluta centralizzata: il CryptoRublo. Che dovrebbe funzionare basandosi sulla blockchain di Ethereum. Criptovaluta alter ego del Bitcoin, lanciata proprio da un russo: Vitalik Buterin. Il quale però all’età di 6 anni si trasferì in Canada insieme alla famiglia, acquisendo pure la cittadinanza locale.