La criptovaluta di Facebook ha un grande problema che nasce dall’interno

Il fatto che Facebook stia sviluppando una sua criptovaluta ha lasciato di stucco il mondo intero, ed ha subito attratto l’attenzione della stampa internazionale. Persino il Senato degli Stati Uniti, ancora impegnato a cercare di creare una regolamentazione definitiva per questi asset, ha inviato una lettera aperta al fondatore di Facebook Mark Zuckerberg per avere più delucidazioni in merito. Il progetto “Lybra”, su cui il team del celebre social network sta lavorando, sembra diventato la svolta che il settore attende per fare in modo che le crittomonete diventino un asset compreso ed utilizzato su vasta scala.

Se dall’esterno sembra che questo progetto sia destinato a stravolgere l’economia decentralizzata, dall’interno sta in realtà vivendo alcuni problemi significativi. Pare, infatti, che Facebook non sia più in grado di attirare ingegneri informatici interessati a lavorare nell’azienda: la colpa non sarebbe degli stipendi, ma degli scandali legati alla privacy che si sono susseguiti dopo la vicenda di Cambridge Analytica.

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Ingegneri sempre meno interessati a Facebook

Secondo lo studio della CNBC, la percentuale di ingegneri informatici tra i candidati ad un posto di lavoro in Facebook è calata dal 90% circa del 2016 fino al 50% del 2019. L’azienda ha anche ricevuto forti critiche su Reddit e su Twitter, in quanto i suoi valori vengono ritenuti completamente diversi da quelli che hanno dato origine all’universo delle crypto.

Gli ingegneri informatici di alto livello, per lo meno in Silicon Valley, hanno il privilegio di poter scegliere dove lavorare. Gli stipendi pagati da Facebook sono del tutto paragonabili a quelli di Google, Amazon e delle principali aziende digital della zona; anche i bonus sono grossomodo gli stessi. Il problema, però, è che Facebook non riesce a lasciarsi alle spalle lo scandalo di Cambridge Analytica. La privacy è diventata un’ossessione per il team del social network, ma allo stesso tempo la raccolta di dati degli utenti è fondamentale per far sì che le inserzioni sponsorizzate sulla piattaforma funzionino nel migliore dei modi.

Oltre ad una questione di valori, logicamente, c’è anche un fattore di responsabilità penale. Si può comprendere il fatto che un ingegnere, temendo di infrangere la legge con il suo lavoro, veda il fatto di lavorare per Facebook come un rischio. Allo stesso tempo la regione californiana che ospita il quartier generale dell’azienda è molto legata all’etica sul lavoro, specie quando ne si può fare una variabile di selezione a parità di stipendi.

L’opinione pubblica americana è molto sensibile al tema della privacy. In un recente sondaggio di HBUS, sotto-unità di business dell’exchange Huobi, sono stati intervistati oltre 1.000 americani. Tra questi, la maggior parte di chi ha investito in criptovalute dice di averlo fatto perché crede nel valore della privacy collegato a questi sistemi di pagamento. Ecco perché Facebook si ritrova in una posizione molto scomoda, con la stampa che continua a cercare accuse da muovere contro l’azienda in fatto di trattamento dei dati personali.

Un’antitesi evidente

L’idea di base che ha portato alla nascita delle criptovalute non è necessariamente quella di agire contro Facebook, ma contro tutto quello che Facebook rappresenta. In origine Bitcoin era una criptovaluta nota e scambiata esclusivamente all’interno del deep web, un’area di internet non accessibile ai motori di ricerca dove tutta l’attività degli utenti è mantenuta anonima dagli utenti stessi. In quel tipo di realtà, l’introduzione di blockchain e delle valute decentralizzate è stata da subito apprezzata. Non a caso, ancora oggi, l’economia -dal giro d’affari più che miliardario- della darknet si basa sull’utilizzo delle crypto.

La stessa blockchain serve per mantenere i nodi che compongono la rete ugualmente importanti, mentre Facebook è stato creato e sviluppato secondo la logica client-server in cui il server assume il controllo e tutta la gestione delle informazioni che vengono scambiate tra gli utenti. Lo stesso vale per Instagram e WhatsApp, i due principali brand che fanno capo a Facebook. Fino a questo momento, dunque, è sembrato che non ci fosse davvero nulla da spartire tra questi due mondi.

L’architettura di rete non è la sola differenza evidente. Facebook ha basato tutto il suo modello di business sul fatto di offrire uno strumento efficace per fare pubblicità, grazie alla possibilità di indirizzarla ad un pubblico ben selezionato in base ad età, sesso, comportamenti, gusti e diverse altre variabili. Gli ingegneri informatici che lavorano sulle criptovalute, invece, lo fanno anche e soprattutto per creare un ecosistema digitale diverso in cui la crittografia e l’anonimato vengono ritenuti una priorità. Per l’azienda di Mark Zuckerberg sarà importante riuscire a fare in modo che l’opinione pubblica rivaluti la posizione di Facebook in fatto di protezione dei dati e privacy degli utenti.