A chi segue il calcio, il termine ROI potrebbe rievocare un calciatore olandese che sbarcò in Italia ad inizio anni ‘90 nelle fila del Foggia dal 1992 al 1994. Passato alla storia non tanto per le sue prodezze sul campo, quanto per essere stato il primo calciatore seguito da Mino Raiola. Oggi agente di molti importanti calciatori. Tuttavia, oltre al fatto che il cognome di quel Roy si scrive con la “y” e non con la “i”, egli c’entra poco con il ROI utilizzato nel mondo della finanza.
ROI è un acronimo e sta per Return on Investment (in italiano Ritorno sull’Investimento), e rientra tra gli indicatori di bilancio. Viene utilizzato per valutare quanto un’azienda o un determinato strumento finanziario generino profitto. Non a caso, il ROI viene molto utilizzato anche dalle aziende e non solo in Borsa. Questo indicatore viene molto preferito in particolare per la sua versatilità e semplicità di utilizzo. Altri indicatori di bilancio sono il ROS (acronimo di Return on Sales), il ROE (stante per Return on Equity) e il ROA (Return on Asset). Tramite essi gli analisti o chi vuole investire misura la redditività di un’azienda. Il ROI consente altresì di comparare più investimenti. Vediamo meglio come si calcola.
Sommario
Come si calcola il ROI
Partiamo col dire che il ROI rapporta il risultato operativo con il capitale investito netto operativo. La sua formula generale è la seguente:
Reddito Operativo / Capitale Investito Netto Operativo.
- Con il primo, si intende il risultato economico della sola gestione caratteristica. Vale a dire la gestione ordinaria della società (quello che in gergo anglosassone viene definito core business), escludendo quindi tutte le componenti straordinarie – di natura diversa e non ripetibile – non attinenti la loro gestione operativa;
- con il secondo invece si intende la somma di tutti gli impieghi (caratteristici) meno ammortamenti e accantonamenti. Vale quindi a dire l’attivo totale (netto), al netto di investimenti non direttamente legati all’attività aziendale.
Altri modi più veloci per calcolare il ROI:
- moltiplicando il ROS per il ROT (tasso di rotazione del capitale investito). Il primo come detto è il Return on Sales, vale a dire il tasso di redditività sul venduto, che scaturisce dal confronto tra il risultato operativo e i ricavi fatturati tramite le vendite. Il secondo invece è il tasso di rotazione del capitale investito, determinato dal confronto tra i ricavi delle vendite e il capitale investito.
- moltiplicando il Turnover (rapporto tra vendite e capitale investito) per il ROS.
Da chi viene utilizzato il ROI
In realtà, il ROI viene più utilizzato da chi già possiede un’azienda o dagli azionisti di maggioranza di una società per valutarla, che da potenziali trader. Infatti, questi ultimi utilizzeranno come indicatore il ROE, il quale dà una maggiore idea riguardo l’utile generato agli azionisti. Ciò detto, comunque, anche gli investitori spesso lo utilizzano per la sua facilità di calcolo.
Come valutare il ROI
Come occorre interpretare il risultato del ROI? Un risultato elevato, ovvero superiore al tasso medio di interesse sui debiti, ci dice che alla società converrebbe prendere a prestito denaro al fine di fare investimenti per allargare i fattori produttivi. Un ROI con risultato inferiore al costo del denaro preso a prestito, significa che la società analizzata non è in grado di trarre profitto dagli investimenti. Pertanto, qualora richiedesse prestiti per ampliare il proprio business, correrebbe il rischio di erodere la remunerazione di terzi (misurabile con l’indice ROE) aumentando così la leva finanziaria.
Per avere un quadro d’insieme migliore sulla redditività di una società, al ROI si affianca il ROE. Così da valutarne la performance in termini di utili e dei nuovi investimenti.
Ricapitolando, in caso di ROI basso, l’azienda più chiede prestiti, più i suoi conti tenderanno a peggiorare. Viceversa, in caso di prestiti l’azienda incrementerebbe i suoi profitti e migliorerebbe i suoi conti. Ovvero, sfrutterebbe ottimamente il denaro preso in prestito.
Ma è tutto così facile nella realtà? Insomma. Il ROI va utilizzato con parsimonia, dato che vanno presi in considerazione altri aspetti. Questo indicatore, per esempio, a parità di altre condizioni, si incrementa con il semplice avanzare degli esercizi, dato che accresce ad ogni anno di esercizio alla luce delle quote che vengono “accantonate” contabilmente. Il che riduce la base contabile. Vieppiù, non bisogna cadere nella tentazione di voler facilitare il tutto inserendo nel denominatore il solo attivo che scaturisce al 31 dicembre. Preferendogli un valore medio.
SROI, il nuovo ROI
Nei primi anni 2000, il ROI ha subito una modifica, per una sorta di evoluzione. Il ROI è stato così aggiornato nel SROI, il Social Return on Investment. Cosa cambia? L’aggiunta del termine Social sta nel fatto che questo ROI 2.0 tiene conto anche dell’impatto sociale dei progetti aziendali. In questo modo, si tiene anche conto del fattore appunto sociale nel pianificare l’allocazione di capitale e di altre risorse.