Che cosa è la tobin tax?

Qualche giorno fa abbiamo avuto modo di introdurre il tema degli aspetti fiscali su risparmi e su investimenti, e abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza su argomenti piuttosto importanti (e non certo poco complessi, soprattutto agli occhi dei meno “adepti”) come le imposte di bollo sulle rendite finanziarie.

Ebbene, possiamo oggi integrare ulteriormente l’argomento parlando di tobin tax, una tassa sulle transazioni finanziarie che non tutti gli investitori conoscono in maniera ideale e consapevole, e che può colpire sia le azioni italiani che i prodotti derivati che abbiano come sottostante i prodotti azionari (azioni o indici) italiani. Ma di cosa si tratta?

Iniziamo con il ricordare che per quanto concerne le azioni italiane, ad essere colpite sono solamente le transazioni c.d. “multiday“, che interessano titoli emessi da società che sono residenti sul territorio italiano, e che hanno una capitalizzazione di borsa che risulta essere superiore ai 500 milioni di euro. Si tratta di una tassa a carico dei soggetti residenti e non residenti, che ammonta allo 0,10% e viene applicata solamente alle transazioni in acquisto (dunque, non è corrisposta sulle vendite).

Nel caso in cui l’operazione sia di short selling (una vendita allo scoperto), la tassa verrà pagata al momento dell’acquisto: dunque, non nel momento di apertura della posizione, come avviene con quelle long, bensì nel momento successivo di riacquisto del titolo sul mercato.

Le esclusioni della tobin tax

Al momento in cui scriviamo, rimangono escluse dalla tobin tax alcune operazioni come quelle intraday, cioè tutte le operazioni che si aprono e si chiudono entro la fine della stessa sessione di contrattazione.

Sono inoltre esclusi alcuni asset come le azioni estere (anche se sono quotate nel MTA in Italia), le azioni di società con residenza estera, le azioni di società che hanno una capitalizzazione di borsa che è inferiore ai 500 milioni di euro, le obbligazioni.

Un cenno separato riguarda invece i prodotti derivati, la cui applicazione è parzialmente diversa a quella che sopra abbiamo avuto modo di intravedere per quanto concerne i titoli azionari. La tassa sui derivati, infatti, è applicata non solamente alle operazioni multiday, bensì anche alle operazioni intraday, e sia sulle operazioni di acquisto e sia su quelle di vendita, a patto che abbiano come sottostante un prodotto italiano, come un inice azionario (FTSE MIB) o un’azione, pur con capitalizzazione superiore ai 500 milioni di ero. L’imposta sui derivati ha un importo fisso, ma calcolato in base allo strumento e al valore del contratto (non approfondiamo il tema, almeno per il momento).

Si tenga ora conto che durante l’importante fase di analisi fiscale è necessario verificare la presenza e l’intestazione di eventuali minusvalenze fiscali, ovvero di quelle perdite monetarie che rappresentano la differenza (negativa) tra il prezzo di acquisto e quello di vendita di un prodotto finanziario. Invertendo l’esempio che abbiamo fatto qualche giorno fa in relazione alle plusvalenze, immaginate di aver acquistato un’azione a 100 euro e di averla rivenduta a 80 euro: i 20 euro di differenza negativa rappresentano la minusvalenza, ed è un “costo” che sarà utile tenere a mente.

Di fatti, quando in portafoglio sono presenti minusvalenze, è opportuno recuperarle. Per far ciò, è necessario utilizzare all’interno del portafoglio degli strumenti di compensazione, tenendo in considerazione che non tutti gli strumenti sono utili ed efficienti per compensare.

Ora, considerato che recuperare le minusvalenze è essenziale per poter ottimizzare la gestione del vostro patrimonio, considerato che vi permetterà di risparmiare tasse e imposte finanziarie, non posiamo che cercare di affrontare questo tema nel corso del prossimo focus, comprendendo non solamente come si formano le minusvalenze, quanto anche come poterle “recuperare” e come poter dunque migliorare il nostro rapporto con le posizioni finanziarie che si chiudono in perdita.

Vi rimandiamo pertanto al nostro prossimo approfondimento su questo tema, convinti che riuscirà a togliervi qualche altro dubbio dalla mente!

Classe 1982, laureato in economia, specializzato in marketing internazionale, collabora con alcuni dei principali network editoriali italiani. Appassionato di finanza, presta servizi di consulenza editoriale dal 2002.