Anche se l’attenzione degli analisti e degli investitori sulle materie prime è prevalentemente incentrata su oro e argento, non dobbiamo mai dimenticare che spesso le migliori occasioni arrivano da altri comparti come il platino, o magari il palladio, alimentati non solamente dal ricorso al business “consumer” (come la vendita di oro per gioielli preziosi) quanto anche dal contributo dell’industria.
Domandiamoci allora: conviene investire nel platino nel 2018? E che dire del palladio? È meglio puntare su platino e palladio o su oro e argento?
Sommario
Platino atteso da un anno di ribilanciamenti
Cominciamo dal platino che, dopo il modesto deficit del 2017, dovrebbe finalmente passare a un ribilanciamento nel 2018. A pesare sull’evoluzione del metallo e, come vedremo tra breve, anche dei suoi rapporti con il palladio, è la dinamica del settore Auto, con il platino che accusa ancora la contrazione della quota di mercato dei veicoli diesel rispetto ai veicoli a benzina, come strascico dello scandalo sulle emissioni che ha colpito alcuni grandi produttori.
Anche alla luce di ciò, per il platino è possibile ipotizzare un prezzo medio (quale ponderazione di alcune delle principali stime degli osservatori di mercato) di circa 940 – 960 dollari l’oncia per il 1° trimestre 2018 e un prezzo medio di 950 – 970 dollari per l’intero 2018, che dovrebbe quindi garantire una seconda parte di lieve risalita per le quotazioni del metallo.
Palladio, migliori stime rispetto al palladio
Le previsioni sembrano essere un po’ più convincenti per quanto concerne il palladio, con i prezzi di quest’ultimo rispetto al platino che hanno intrapreso una strada divergente. Così come le quotazioni, anche i fondamentali sembrano divergere, con i dati del palladio che sembrano essere molto più forti rispetto a quelli del platino anche nel corso del 2018.
In particolare, se per il platino è stimato in maniera ragionevole un trend di ribilanciamento nel 2018, di cui abbiamo brevemente compiuto un cenno, per il palladio si potrebbe invece verificare una condizione di deficit in ulteriore espansione, dopo le tensioni sull’offerta registrate quest’anno.
Ad ogni modo, bisogna altresì sottolineare come i valori di mercato siano ormai vicini alla parità, e potrebbero pertanto contribuire a un’accelerazione nel processo di sostituzione fra i due metalli, sebbene l’adeguamento dei processi produttivi non appaia così rapido nei comparti industriali in cui vi è una possibile compatibilità.
Gli analisti sono pressoché concordi, inoltre, nel ritenere che il rapporto platino/palladio dovrebbe diminuire ulteriormente nel corso del prossimo anno, rimanendo inferiore a 1 e molto al di sotto della media storica, come conseguenza del fatto che i mercati emergenti lo preferiscono per l’utilizzo sui veicoli a benzina, che fruiscono in prevalenza di marmitte contenenti palladio. I Paesi emergenti sembrano così essere gli unici “compratori” di rilievo, a livello globale, ancora propensi al consumo nel 2018, rispetto ai Paesi OCSE che invece potrebbero vedere una flessione delle immatricolazioni auto.
Ricordato ciò, è possibile stimare per il palladio un prezzo medio di 970 – 1.000 dollari l’oncia per il 1° trimestre 2018 e un prezzo medio di 990 – 1.100 dollari l’oncia per l’intero 2018.
Le previsioni per il 2018
Per quanto attiene un previsionale sul comparto delle materie prime, ne deriva che il comparto risulta essere difficilmente trattabile da un punto di vista omogeneo, con un outlook medio che è neutrale, ma non mancano comunque le annotazioni positive degne di nota, principalmente proprio sul palladio.
Se infatti da una parte la dinamica dei tassi di riferimento, con la svolta rialzista di alcune Banche centrali (fra cui la Fed, seppur con cautela e gradualità confermata anche per la view 2018), unitamente a una inflazione ancora lontana dai target, difficilmente spingeranno gli investimenti nei metalli preziosi (di cui platino e palladio fanno parte), non è però da escludere performance maggiormente positive di argento (elettronica e fotovoltaico) e soprattutto del palladio, proprio per il suo utilizzo nel settore auto.
Attenzione però alla debolezza dei dati fondamentali, che difficilmente saranno in grado in questa prima parte del 2018 a dare una spinta rialzista per il comparto. Il recupero delle quotazioni petrolifere, accelerato dopo il prolungamento dei tagli OPEC / Russia, fino alla fine del 2018, non sta stimolando la richiesta di copertura dai rischi d‘inflazione, che potrebbe favorire il recupero dei preziosi.
Ne deriva da quanto sopra che per il momento la ripresa del comparto sembra essere legata principalmente al contributo industriale, e in tal senso palladio e argento potrebbero essere da preferire rispetto a platino e, soprattutto, oro.