Comprare azioni Poste Italiane: come investire nel 2023

Come fare per comprare azioni di Poste italiane? Conviene acquistare azioni di Poste Italiane? Com’è la situazione oggi di Poste Italiane? Qual è la quotazione del titolo di Poste Italiane?

Se fino agli anni ‘80, Poste italiane era considerata semplicemente una società mediante la quale inviare lettere, cartoline e pacchi, pagare le bollette o aprire buoni fruttiferi, a partire dalla privatizzazione di fine anni ‘ 90 – sebbene lo Stato mantenga la Golden share ancora oggi – questa società è radicalmente cambiata. Diventando in primis una Spa quotata in Borsa, ma anche fornitrice di una pluralità di servizi.

Oggi Poste italiane è un istituto di credito a tutti gli effetti, presso il quale aprire un conto corrente, attivare una pensione integrativa, gestire una carta prepagata. Al punto che proprio le sue funzioni tradizionali sono passate in secondo piano. Quanto ai pacchi, infatti, ormai stanno proliferando servizi alternativi che si fanno preferire a Poste Italiane per costi e puntualità del servizio.

Quanto ai buoni fruttiferi, dato il graduale crollo dei tassi d’interesse rispetto a quelli anni ‘70-’80 (effettivamente insostenibile), ormai in pochi li attivano. Così come il pagamento delle bollette, che viene effettuato presso tabaccherie, punti Sisal o online onde evitare le famigerate file di una volta.

Poste Italiane offre anche la propria utenza mobile da ormai una decina di anni, sebbene, dopo un boom iniziale dovuto alla ottima offerta di lancio, abbia oggi subito un calo.

Come dicevamo, però, Poste Italiane è anche quotata in Borsa. Il che la rende appetibile per il trading sulle sue azioni. Vediamo dunque come fare e se conviene.

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Poste Italiane chi è

Poste italiane SpA, l’ufficio postale italiano, è una società pubblica con lo status di società per azioni, incorporata in questa forma nel 1998. Le attività di Poste italiane riguardano la consegna di lettere, pacchi, filatelia e servizi finanziari (dal conto corrente bancoposta alla carta prepagata PostePay e PostePay Evolution, fino ai libretti e ai buoni fruttiferi), utenza mobile (Postemobile), servizi assicurativi e pensionistici.

Nel 2014 il governo italiano ha deciso di vendere il 40% di Poste italiane. Questa parziale privatizzazione della società avviene nell’ottobre 2015, dove il 38% delle Poste italiane è quotato in borsa per 3,4 miliardi di euro.

Questa scelta ha messo sul piede di guerra i sindacati, preoccupati dal passaggio parziale dal pubblico al privato. Come vedremo, la chiusura delle filiali in effetti c’è stata, mentre alla luce dell’esubero del personale (come tutti gli enti pubblici italiani, Poste non è stato esente dalle assunzioni di massa per attuare il famigerato voto di scambio), non ci sono stati licenziamenti ma il turnover prosegue comunque a rilento. Inoltre, i postini ormai lavorano mediante contratti a tempo determinato.

Comprare azioni Poste Italiane: le domande frequenti

Cerchiamo ora di rispondere alle domande più frequenti sul titolo Poste Italiane:

Comprare azioni Poste Italiane conviene?

Il titolo è sicuramente interessante e da tenere in portafoglio a lungo termine come consigliano gli analisti

Qual è il target price per le azioni di Poste?

Non possiamo dire con certezza come andrà il titolo, nessuno può saperlo.
Prima di investire in qualunque asset finanziario vi ricordiamo di fare le vostre ricerche e valutazioni personali.

Dove comprare azioni Poste Italiane?

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Poste Italiane numeri

Questi i numeri di Poste Italiane:

  • Numero di dipendenti: 152.074 unità
  • Uffici postali: 14.000
  • Ammontare dei depositi su libretti di risparmio e conti correnti: 212 miliardi di euro
  • Conti correnti: 2,8 milioni

Fatturato globale: 20,1 miliardi di euro:

  • di cui posta e pacchi: 0,52
  • di cui servizi finanziari: 0,48
  • Di cui servizi assicurativi: 0,71

Spese operative: 6,6 miliardi di euro

  • di cui il personale costa: 4,8

Il gruppo Poste Italiane comprende varie società controllate tra cui:

  • SDA, corriere espresso nazionale
  • Postel, servizi di posta ibrida
  • Poste Vita, assicurazione sulla vita
  • Postecom, servizi online su Internet
  • BancoPosta Fondi SGR, gestione di fondi comuni di investimento.

Poste Italiane origini

La legge nazionale n.604 del 5 maggio 1862 (la cosiddetta riforma postale), ha creato un’organizzazione nazionale e centralizzata per il servizio postale introducendo un unico canone generale per pagare i servizi, i francobolli postali, tra l’intero territorio del nuovo regno d’Italia.

Successivamente, con il regio decreto n. 5973 del 10 marzo 1889, la direzione generale delle poste e dei telegrafi fu separata dal ministero dei lavori pubblici e quindi trasformata nel ministero delle poste e dei telegrafi. È stato incaricato di creare una rete di uffici in Italia per l’inoltro e la ricezione di posta e telegrammi, per effettuare e ricevere chiamate telefoniche e per effettuare transazioni finanziarie e gestione patrimoniale.

Funzionò anche come succursale per i servizi elettrici nascenti per un certo periodo. Il servizio di posta, (comunemente noto come BancoPosta dal 2000), fu fondato nel 1917. Nel 1924, durante il periodo fascista, il Ministero delle Poste e Telegrafi fu ribattezzato Ministero delle comunicazioni diventando un importante centro di potere.

La rete di servizi è stata ampliata con l’acquisizione e l’implementazione di nuove strutture logistiche. Nuovi edifici in stile funzionalista sono stati costruiti nelle principali città. Con lo sviluppo della telefonia e della comunicazione radio, il Ministero ha incorporato la Società statale per i servizi telefonici (ASST) e l’EIAR nascente (che in seguito sarebbe diventata RAI e gestirà sia la radio pubblica che la televisione ).

Poste Italiane e la rivoluzione degli anni ‘90

Nei primi anni ’90, la pubblica amministrazione e il servizio postale italiano erano considerati irrecuperabili in termini di efficienza e redditività. Il deficit di bilancio ha aumentato i costi del personale, che nel 1986 ha assorbito circa il 93% (incluso il 16% delle pensioni) delle entrate correnti.

Dal 1970 al 1985 la produttività dei dipendenti è stata ridotta del 24% a scapito della qualità dei servizi forniti, generando una situazione di deficit sempre più critica. Nel 1994, in (Germania), la media ordinaria della posta giornaliera consegnata dopo la spedizione era quasi 80%, mentre in Italia la statistica comparabile era inferiore al 20%. Nel 1989, il tempo medio di consegna della posta era di 8,5 giorni. Cercarono di contenere l’ovvia lacuna nella qualità del servizio postale italiano rispetto al resto d’Europa, con il decreto legge n. .71 del 29 gennaio 1994. Ciò ha comportato la trasformazione di Poste Italiane da società indipendente a impresa pubblica, realizzando un ulteriore passaggio in SpA entro il 1996 (implementato dopo il 28 febbraio 1998).

Il processo di trasformazione ha richiesto l’adozione del principio di efficienza produttiva, il recupero della qualità dei servizi e la ripresa economica e finanziaria da parte della gestione di Poste Italiane. Ciò ha portato alla graduale riduzione del deficit di 4.500 miliardi di lire, nel 1993, attraverso politiche specifiche per ridurre i costi di produzione (80% dei quali a causa dei costi del personale), attraverso l’aumento dei ricavi dalla vendita di servizi alla PA e da un riordino del sistema tariffario, raggiungendo nel 2001 un utile netto.

Nel febbraio 1998, il Ministero del tesoro (il Gabinetto Prodi I) nominò Corrado Passera, come amministratore delegato della neonata Poste SpA. Il piano industriale realizzato da Corrado Passera dal 1998 al 2002, ha creato un taglio del personale di 22.000 unità. D’altra parte, secondo alcuni leader sindacali, c’era una casualizzazione di contratti per nuove reclute, casi di molestie diffuse e dimissioni per il carico di lavoro a causa dell’eccesso di personale ridotto.

Il Fondo di solidarietà è stato utilizzato per risparmiare sui costi del lavoro e per ridurre l’età media del personale. Gli ultimi due anni di contribuzione mancante dei dipendenti in pensione sono stati pagati con una detrazione nel libro paga dei nuovi dipendenti per 10 anni.

L’azienda compensa queste perdite sostituendole con il reclutamento di molti giovani lavoratori sotto i 24 anni, dando loro un contratto triennale di apprendistato.

Poste Italiane e la cessione statale del 40% nel 2004

Nel 2000, Poste Italiane, attraverso la sua controllata SDA Express Courier, ha acquisito il 20% del capitale sociale della società Bartolini, rendendo ufficialmente il Consorzio Logistica e Pacchi con le tre principali società per lo smistamento dei pacchi nel Paese. Questo accordo è stato anche oggetto di una sfida da parte delle aziende rivali in tribunale, ma si è concluso a favore del Consorzio.

Poste Italiane ha anche adottato un sistema di controllo per monitorare in tempo reale tutti gli uffici postali, la rete logistica e la sicurezza di comunicazioni digitali e transazioni con il governo italiano, agenzie internazionali, università e centri di ricerca.

L’importanza di prodotti e servizi finanziari come la carta prepagata Postepay è aumentata negli ultimi anni. Postepay, introdotta per la prima volta nel 2003, ha ottenuto un grande successo, soprattutto tra i più giovani, conquistando e mantenendo la prima posizione a livello europeo nel settore delle carte prepagate.

Nel 2011 Poste Italiane ha acquisito UniCredit MedioCredito Centrale per 136 milioni di euro. Il 16 maggio 2014 il governo italiano ha approvato la vendita di quote fino al 40% in Poste Italiane.

La società è stata costretta a chiudere 455 uffici in 2015 a basso profitto, secondo la decisione dell’amministratore delegato di Poste Italiane Spa Francesco Caio. Ci sarebbero stati 13000 uffici postali in Italia nel 2015. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Italia), che ora possiede il 64,696% di Poste Italiane Spa, ha condiviso circa il 35% di Borsa Italiana.

Il 25 maggio 2016, un’ulteriore quota del 35% è stata trasferita dal ministero alla Cassa Depositi e Prestiti (CDP), diventando l’azionista di minoranza della banca d’investimento nazionale. Ciò ha dato partecipazioni in azioni per Poste Italiane, ma ha anche diluito i suoi diritti di voto in CDP.

Azioni Poste Italiane: quotazione in tempo reale

Al momento della scrittura, le azioni di Poste Italiane sono in rialzo. Qui sotto il grafico con il prezzo aggiornato:

Se si guarda all’ultimo quinquennio, il titolo di Poste Italiane non è riuscito a sfondare quota 6 euro per molto tempo. Conoscendo anzi in alcune fasi del 2016 anche momenti di calo sotto i 5 euro (come febbraio, luglio e novembre). Il titolo però è in ascesa da marzo 2018, toccando quota 8,15 euro 11 maggio 2018, per poi riscendere nella seconda metà dell’anno su quota 6 euro e infine risalendo da inizio 2019 costantemente.

Comprare azioni Poste Italiane conviene?

Il gruppo Poste Italiane è alquanto solido, e, come visto, dedito a una pluralità di servizi. Si è anche ammodernato, sfruttando maggiormente l’internet. Sono dunque lontani i momenti in cui un pacco o una lettera non si sapeva che fine avessero fatto. Inoltre, è possibile prenotare un appuntamento con un consulente finanziario o il numerino allo sportello comodamente tramite app o sito.

Così, i tempi medi di attesa dei clienti si è ridotto a 8,6 minuti secondo le stime (interne alla stessa società) del 2016.

La spinta verso un efficientamento dei servizi si è verificato soprattutto da quando il gruppo è stato parzialmente privatizzato. Ossia, come detto, dal 2014. Anno in cui è stato varato anche un piano quinquennale.

Nel 2018, il gruppo Poste Italiane ha aumentato il fatturato di ben oltre il 16%, con un margine operativo del 50% ed un utile netto quasi triplicato.

Nel 2016 Poste Italiane è andata ben oltre le attese chiudendo il bilancio d’esercizio con un fatturato in crescita con dividendi per gli azionisti pari a 0,39 € per azione.

I ricavi in questo modo sono cresciuti rispetto all’esercizio dell’anno precedente del 7,7%, e sono pari a 33 miliardi di euro.

Il margine operativo invece viene considerato in crescita del 18,3% attestandosi ad un livello di 1,04 miliardi di euro.

L’utile netto per il 2016 è pari a 622 milioni di euro; l’80% sarà distribuito, sotto forma di dividendi, agli azionisti.

Riguardo i suoi servizi finanziari, ad esempio, Banco Posta (ovvero il conto corrente offerto da Poste Italiane) ha avuto un ritorno di capitale pari al 29%. Mentre Poste Vita (che invece costituisce il ramo Assicurazioni) ha aumentato i suoi volumi d’affari del 9%.

Il volume dei risparmi amministrati sale ad oltre 493 miliardi di euro, con una crescita di 3,7 punti percentuali.

La posizione finanziaria netta di Poste Italiane presenta un avanzo di 6,2 miliardi di euro.

Poste Italiane ha anche varato un piano industriale per il 2020. Il quale prevede una ulteriore spinta in favore dei servizi online e l’apertura di 23 uffici postali multilingua. Proprio per venire incontro alla spinta multiculturale della nostra società italiana.

Si punta poi a nuove assunzioni, con una maggiore attenzione alla formazione.

Si guarda però anche al passato. Infatti, i vertici di Poste Italiane hanno intenzione di rilanciare prodotti storici come i buoni fruttiferi e i libretti postali. Caduti un po’ in disuso con l’esplosione della concorrenza e, come detto, per il fatto che non offrono più i tassi di interesse vigenti fino agli anni ‘80. Effettivamente insostenibili a lungo termine.

Quindi, tornando alla domanda iniziale, possiamo dire che comprare azioni Poste Italiane conviene. Più che altro per la solidità finanziaria del gruppo e per il fatto che riesca ad essere di nuovo competitiva sul fronte del recapito postale e dei prodotti finanziari.

Certo, il titolo stenta a decollare e vive momenti di esaltazione a momenti depressivi. Tuttavia, non sembra far registrare clamorosi crolli. Quindi, il consiglio è di acquistare azioni Poste Italiane al fine di attuare l’importante strategica diversificazione dei propri investimenti.

Il titolo di Poste italiane va più visto per questo scopo rispetto a chi punta a profitti esaltanti.

Per approfondimenti: Come investire in azioni.

Dove comprare azioni Poste italiane

E’ possibile investire in Poste italiane attraverso 3 strade:

  1. Quella tradizionale, affidandosi a un consulente finanziario, che ti indirizzi sui migliori investimenti. Questa scelta è preferibile se non vuoi avventurarti nel trading online, ma ovviamente è più costosa di questa e comporta da parte tua una minore autonomia operativa e decisionale
  2. Tramite i Broker, piattaforme di trading online, che offrono i vantaggiosi Contract for difference (noti con l’acronimo CFD). I CFD consentono di investire su un asset senza possederlo direttamente. Di beneficiare della Leva finanziaria, fissata dalle nuove normative del MiFid 2 a 1:30 (la leva finanziaria viene però denominata “arma a doppio taglio”, in quanto, come moltiplica le vincite, può moltiplicare le perdite). E di scommettere sia sul trend al rialzo che al ribasso di un asset.

Poste Italiane offre un proprio servizio di trading: Trading Online BancoPosta (TOL), servizio mediante il quale puoi negoziare oltre 10.000 strumenti finanziari e covered warrant. Così da poter aderire anche alle offerte pubbliche di vendita e/o sottoscrizione.

Tramite TOL è possibile partecipare alle aste dei titoli di stato e aderire direttamente online ai collocamenti di obbligazioni e ai certificati offerti in esclusiva da BancoPosta.

Comprare azioni Poste Italiane

Il canone mensile è pari a zero per il Profilo Base, mentre è di appena 2 euro mensili per il Profilo Avanzato.

Per poter usufruire del Trading Online BancoPosta occorre però avere attivato un conto corrente BancoPosta.