Su Coincheck il più grande furto di criptovalute della storia: ecco cosa è successo

Quando parliamo di Exchange per cambiare criptovalute con altre criptovalute o con valute tradizionali FIAT, vi raccomandiamo sempre di non trattenerle sull’Exchange utilizzato. Ma di spostarle su un Wallet esterno, magari anche una chiavetta. Infatti, gli Exchange sono sottoposti a diversi pericoli. Su tutti due: il fatto che, essendo gestite da società private, possono fallire da un momento all’altro. E ad oggi per i clienti europei non sono previsti fondi di copertura per questi casi. Il secondo pericolo riguarda il fatto che gli Exchange possono essere sottoposti ad attacchi Hacker, che possono finire di portare via pesanti somme di denaro.

La storia in questo secondo caso ci dà già molti esempi, che riporteremo di seguito. Ma il caso più clamoroso si è verificato in questi giorni: è notizia di queste ore che il colosso giapponese degli exchange, noto con il nome di Coincheck, lo scorso 26 gennaio ha subito una violazione che ha portato al furto di oltre 523 milioni di token NEM. Si tratta, a conti fatti, del furto di criptovalute più pesante della storia. Ecco cosa è successo.

Furto di NEM su Coincheck, ecco cosa è successo

Ancora non è stata chiarita l’origine della frode, ma non si esclude la possibile infiltrazione di organizzazioni esterne al paese. Inoltre l’attacco è stato scoperto solamente 8 ore dopo essere avvenuto. L’Exchange Coincheck ha comunque provveduto a rassicurare i suoi oltre 260mila clienti che sarà loro risarcito il 90% del capitale perso. Coincheck ha confermato che utilizzerà i propri asset per le liquidazioni, per un importo pari a 340 milioni di Euro. Il danno è ingente: in Yen si stima sia di circa 58 miliardi, poco più di 530 milioni di dollari. La somma potrebbe anche rivelarsi superiore in seguito a ulteriori verifiche, ma intanto il management di Coincheck ha annunciato che compenserà come detto i propri clienti delle perdite subite.

Ma come è potuto accadere questo furto di NEM su Coincheck? Ogni valuta trattata ha delle policy di sicurezza all’interno della loro piattaforma, ad esempio i loro Bitcoin si trovano su un cold wallet con multi signature, mentre evidentemente i NEM non lo erano, dato che è bastato il furto di una singola chiave per far accettare la transazione. I wallet multi signature sono infatti dei wallet che richiedono l’approvazione da più persone prima di autorizzare una transazione, cosa che avrebbe evitato questo furto di capitali.

Dove sono finiti i NEM rubati su Coincheck

Che fine hanno fatto i NEM rubati su Coincheck? Difficile dirlo al momento. Grazie alla tecnologia blockchain, comunque, l’indirizzo dove sono stati depositati i NEM rubati è noto al personale di Coincheck e agli investigatori. Ora si attende che il criptoLupin faccia un passo falso, tentando di convertire tutto in valuta Fiat. Una operazione comunque complicata per chi vuole celare la propria identità. Infatti gli Exchange chiedono la doppia autenticazione mediante documenti di riconoscimento, se si intende prelevare in valuta Fiat.

Va poi detto che rispetto alle criptovalute più rinomate (Bitcoin, Ethereum, Ripple e Litecoin) NEM è prevista da molti meno Exchange. Questi sono ostacoli che il ladro forse conosce anche e magari farà calmare prima le acque prima di agire. Del resto, l’unico modo per sgamarlo sarebbe proprio il loro utilizzo. Come coloro che rubano un quadro dal valore inestimabile. Fin quando lo tengono in casa o in uno sgabuzzino, nessuno può rintracciarli. Ma appena provano a venderlo, ci sono possibilità di coglierli sul fatto.

Reuters aveva precedentemente riferito che il vicepresidente della NEM Foundation, Jeff McDonald, aveva affermato che l’hacker o gli hacker avevano iniziato a provare a spostare i token rubati in sei diversi scambi per venderli. Tuttavia, queste informazioni non erano del tutto accurate, ha affermato il promotore di NEM Europe Paul Rieger. In una e-mail a CoinDesk, il membro della filiale della NEM Foundation ha dichiarato:

“Ci sono state undici transazioni XEM da uno degli account degli hacker a account” casuali “, non è stato venduto nulla, non sono state neppure tentate transazioni per lo scambio”.

Reiger aveva precedentemente detto a CoinDesk che il suo gruppo stava taggando account contenenti XEM rubato. La sua squadra ha anche aiutato a sviluppare un sistema per contrassegnare automaticamente qualsiasi XEM rubato, così come gli account su cui erano apparsi.

Mercoledì 31 gennaio, The Japan News ha riferito che il furto dell’XEM è stato trasferito su 20 account diversi nel corso di cinque giorni, con una serie di trasferimenti sia il 26 gennaio (venerdì) che il 30 gennaio (martedì). Il giornale ha inoltre affermato che il dipartimento di polizia metropolitano stava indagando su questi trasferimenti come un possibile tentativo di rallentare l’indagine sull’effettivo hack.

Il Japan News ha inoltre affermato che nove diversi account hanno ricevuto almeno 11.000 yen.

Tutte queste notizie sembrano però ancora prive di fondamento e di una fonte certa. La stessa NEM non le ha confermate.

Furto NEM su Coincheck, quali conseguenze

Gli effetti di quanto accaduto hanno ovviamente avuto gravi ripercussioni sul valore della criptovaluta NEM, considerata altamente innovativa. Nel pomeriggio stesso di venerdì 26 gennaio, le contrattazioni del NEM sono state bloccate facendo crollare il valore della criptovaluta di circa il 20%. A causa del timore che questi NEM rubati vengano venduti tutti di colpo sul mercato, scatendando ondate di panico e abbassamento dei prezzi. Ma la ripercussione negativa ha riguardato tutte le criptovalute: il sito che si occupa di “misurare” le performance delle criptovalute, CoinMarketCap, ha infatti registrato che l’annuncio della perdita subita da Coincheck ha comportato un crollo del valore di capitalizzazione delle criptovalute di circa il 10%.

Vediamo attualmente qual è la quotazione di NEM in tempo reale:

La voci sul maxifurto erano circolate già nella mattina del 26 gennaio a Tokyo e avevano contribuito a indebolire le quotazioni con il Bitcoin scivolato a quota 10.500 dollari e il Nem che cedeva il 15% dopo il congelamento dei conti da parte dell’exchange che aveva lasciato presagire una situazione ben peggiore. Poi nel pomeriggio la situazione si è calmata e bitcoin è tornato sopra 11mila, sostanzialmente invariato sulla giornata. Ma Nem ha dimezzato le perdite.

Peraltro, dopo gli entusiasmi del 2017, anno in cui Bitcoin è arrivato a sfiorare quota 20mila dollari a metà dicembre, con ottime performance di un po’ tutte le criptovalute che ha portato alla nascita di altre, già da fine mese era iniziata una inversione di tendenza negativa. Tanto che la principale criptovaluta oggi ha dimezzato il proprio valore, soprattutto all’indomani delle decisioni del governo sudcoreano di varare una stretta sulle piattaforme che si occupano di criptovalute. E ora ci si mette anche questa batosta.

Il danno per NEM resta ancora. Infatti, la criptovaluta non sarà tradata a tempo illimitato. Almeno fino a quando non sarà fatta maggiore chiarezza su quanto accaduto.

Furto su Coincheck, come avverrà rimborso clienti

Sul proprio sito ufficiale, la piattaforma sta scrivendo diversi post per aggiornare i suoi tanti utenti. Inizialmente ha sospeso tutte le transazioni, poi solo quelle di NEM a tempo indeterminato.

Tra le altre cose, sul sito si annuncia che la piattaforma attuerà le seguenti pratiche per riguadagnare la fiducia dei nostri clienti e della comunità:

  1. Indagine sui fatti e le cause che circondano questo caso
  2. Supporto adeguato ai clienti
  3. Rafforzamento delle attuali misure per gestire il rischio del sistema
  4. Creazione di nuove misure per la gestione dei rischi e la prevenzione di eventi simili in futuro oltre a rendere chiare le risposte di autorizzazione per i diversi rischi
  5. Una relazione scritta sugli articoli 1 e 4 da consegnare entro martedì 13 febbraio 2018

Ma a parte ciò, la cosa che più interessa i clienti di Coincheck riguarda la politica dei rimborsi. A tal proposito la piattaforma annuncia che tutti gli utenti interessati saranno rimborsati in JPY tramite il metodo di calcolo Wallet di Coincheck: utilizzando le tariffe XEM / JPY (NEM / JPY) sullo scambio di criptovaluta Zaif (gestito da Tech bureau Corp.), attualmente lo scambio con il volume più commerciale di NEM sia a livello nazionale che internazionale, il prezzo medio ponderato è stato calcolato utilizzando il prezzo a partire dall’inizio del periodo a partire dalla sospensione. Tutti i rimborsi saranno eseguiti in JPY.

Così Coincheck si rivolge ai clienti:

“Ci rendiamo conto che questo illusorio trasferimento di fondi da parte dei nostri clienti, altri scambi e persone in tutto il settore della criptovaluta, e vorremmo offrire le nostre più profonde e umili scuse a tutti coloro. Stiamo mettendo in campo tutti i nostri sforzi per scoprire la causa del trasferimento illecito e la revisione e il rafforzamento delle nostre misure di sicurezza mentre ci impegniamo a registrarci presso l’Agenzia dei servizi finanziari come servizio di cambio valuta virtuale”.

Quindi, se da un lato Coincheck si impegna a migliorare il proprio sistema e rimborsare i suoi clienti, dall’altro NEM ha “contrassegnato” le monete hackerate per vedere se saranno poi messe in circolazione. Il che ricorda ciò che fece il mitico Totò nel film La banda degli onesti. Quando mise un segno alla 10mila lire che insieme agli altri due soci (Peppino e Giacomo Furia) aveva stampato falsa. Ma in realtà aveva spacciato volutamente una banconota vera, che però poi era falsa a sua insaputa. Insomma, una scena tragicomica.

Attacco Hacker su Coincheck, duro colpo per Ripple e Stellar Lumens

Le criptovalute principali che hanno risentito maggiormente del duro colpo subito da Exchange Coicheck sono state Ripple e Stellar Lumens. Secondo i dati in tempo reale di CoinMarketCap, in tanti hanno preferito vendere e quindi sbarazzarsi delle criptovalute. Il che è comprensibile. Come sempre avviene in questi casi, se Ripple crolla (per fare un esempio) è quasi scontato che in automatico si inizi a parlare di bolla di Ripple. In realtà, come mostrano anche le quotazioni di oggi, parlare dello spauracchio di “bolla delle criptovalute” è come fare riferimento ad uno spauracchio che viene agitato per nascondere l’esistenza di quelli che sono i veri problemi di questo mondo. Se il Bitcoin, Ethereum e Ripple oggi hanno un problema esso si chiama “sicurezza”. Troppi Exchange sono caduti sotto i colpi degli Hacker. Unica eccezione ad un sentiment negativo è rappresentata dalla quotazione NEO che invece ha segnato un rialzo all’indomani del fattaccio.

Furto NEM su Coincheck: i precedenti

Ma il furto di NEM su Coincheck è solo l’ultimo di una lunga serie di casi. Ecco i precedenti:

1. Il primo caso clamoroso: Mt Gox

Il furto di criptovalute NEM su Exchange Coincheck ha stabilito un nuovo record negativo. Nel 2014 a farne le spese maggiori fu l’exchange cinese Mt Gox, al tempo il maggior exchange di criptovalute, che dichiarò bancarotta portando sul conto 850.000 bitcoin. Per un valore allora pari a 450 milioni di dollari. Ma dato il valore che oggi hanno raggiunto, la cifra sarebbe stimata ad oltre nove miliardi di dollari.

MT GOX è un Exchange nato nel 2010 e nel marzo 2011 è stato venduto a Mark Karpeles, ad oggi principale indiziato per la scomparsa dei bitcoin, anche se ancora nessuna prova a suo carico è stata trovata. Anche dopo essere diventato il più grande exchange, con una quota di mercato pari al 70% del totale, il sito e soprattutto la sicurezza della piattaforma non sono state mai fondamentalmente migliorate. Infatti, la sottrazione di Bitcoin non è avvenuta in un sol colpo, ma un po’ alla volta sfruttando un bug del sistema. Ruba oggi, ruba domani…

Inoltre, per Mt Gox si sarebbe trattato del secondo attacco subito, dopo che nel giugno 2011 c’era stato un altro attacco Hacker che ha portato via l’equivalente di $ 8,75 milioni.

2. Coindash, la criptovaluta stroncata sul nascere

Lo scorso luglio è toccato ad una criptovaluta ancora in fase di ICO: Coindash. Gli hackers non hanno neppure dovuto ricorrere a chissà quale falla nel codice o della blockchain. Semplicemente, hanno hackerato il sito web dove Coindash annunciava la propria raccolta fondi. Così, con un trucco abbastanza semplice da web 1.0, l’hacker (o gli hacker) si è portato via l’equivalente di 7 milioni di Dollari. Come ci sono riusciti? Sostituendo la pagina web originale con un’altra del tutto simile, ma dove hanno rimpiazzato l’indirizzo su cui mandare gli Ether destinati a Coindash.

Ed ecco la frode: ignari utenti hanno versato soldi ad una pagina falsa. Uguale a quella creata per la raccolta fondi in favore del progetto. Per un totale di oltre 43mila Ether. Coindash ha chiuso la propria ICO al pubblico e ha spiegato l’accaduto. Sul proprio sito ufficiale hanno fatto sapere di aver comunque raccolto 6,4 Milioni di dollari in precedenza e che porteranno ugualmente avanti il progetto. Inoltre, si sono ripromessi di inviare il denaro a chi si era fatto fregare.

Le Ico, per altro, sono già di per sé un rischio. Non a caso, sono chiamate “white paper”, in quanto sono autentiche “cambiali in bianco” che i partecipanti firmano ma senza alcuna garanzia che il progetto vada davvero in porto e sia come viene descritto nel contratto. Non a caso, sono già diversi i casi di ICO finite male.

3. DAO, la frode costata cara ad Ethereum

Nel 2016 qualcosa di simile era successo ad un’altra criptovaluta, DAO, anch’essa ebasata su ethereum alla quale vennero sottratti circa 50 milioni di Dollari. Quel furto portò non solo al fallimento del progetto ma ebbe anche conseguenze devastanti per Ethereum, che fu costretto a fare un hard fork.

4. Se ci va di mezzo anche Bitfinex

Ma non solo gli Exchange asiatici vengono colpiti. La rinomata piattaforma americana Bitfinex ha subito sempre nel 2014 il furto di 120.000 unità del bitcoin di criptovaluta, che all’epoca aveva un valore di 72 milioni di dollari. Bitfinex ha annunciato per la prima volta la violazione della sicurezza solo 2 anni dopo: il 2 agosto 2016. Il bitcoin è stato prelevato dai portafogli separati degli utenti e Bitfinex ha rintracciato l’hack.

La Securities and Exchange Commission (meglio conosciuta come SEC, la nostra CONSOB per intenderci) negli Stati Uniti ha ordinato a Bitfinex di pagare una multa di $ 75.000 per aver offerto transazioni di merci finanziate fuori borsa illegali. Bitfinex ha distribuito token BFX ai clienti per ricambiarli della loro perdita. Inoltre, il 2 agosto 2016Bitfinex ha offerto una ricompensa del 5% di recupero e per le informazioni che hanno portato al recupero dei Bitcoin rubati dagli hacker. Il mese seguente la società ha poi annunciato di aver riacquistato oltre l’1% dei token BFX per rimborsare i clienti per le perdite.

5. Gli Hacker non risparmiano neanche il Canada: il caso Flexicon

A pochi giorni dal caso Mt.Gox, se n’è consumato un altro: il caso Flexicoin, banca canadese. Che dopo l’attacco Hacker ha chiuso i battenti. La somma sottratta, per stessa ammissione della banca a mezzo stampa, è stata pari 896 bitcoin, circa 600 mila dollari. Per fortuna, Flexcoin aveva tenuto parte dei suoi bitcoin in dispositivi offline su richiesta di quegli utenti che hanno pagato una tassa di “stoccaggio” pari allo 0,5 per cento della somma versata.

Tra il 2013 e il 2014, si sono poi consumati altri casi che hanno fatto meno rumore: Bitcoinc, Inputs.io e MyBitcoin. Con perdite di migliaia di Bitcoin a testa.

Caso NEM su Coincheck, Deutsche Bank mette in guardia dalle criptovalute

Naturalmente, frodi come queste fanno alzare ancora di più il livello di guardia e diffidenza nei confronti delle criptovalute. Col pieno godimento del sistema tradizionale che vede in esse una autentica minaccia al proprio potere. Non a caso, già Cina e Russia le hanno bandite da ottobre 2017. Mentre la Corea del sud sta varando una stretta severa. Markus Mueller, il responsabile degli investimenti presso Deutsche Bank, colosso bancario tedesco presente anche in Italia, ha affermato che “esiste un rischio di perdita totale dei propri fondi investiti in criptovalute”. Tali rischi, secondo Mueller, proverrebbero dall’hackeraggio appunto, ma anche dalla alta volatilità delle criptovalute, oltre che dalla manipolazione delle quotazioni.

Come difendersi da attacchi Hacker alle criptovalute

Come difendersi dagli attacchi Hacker sulle criptovalute? Come detto in precedenza, la prima cosa da fare quando si usano gli Exchange è di trasferire subito i soldi acquisiti su un wallet esterno. Meglio ancora se su un dispositivo fisico, il quale, essendo offline, non permetterà agli Hacker di accedervi. Ovviamente, bisogna avere premura di custodire gelosamente la chiave di accesso, per evitare che finisca in mani sbagliate.

Ecco le migliori penne per conservare criptovalute:

1. Trezor

Trezor viene considerato il migliore portafoglio hardware. Trezor consente di conservare le chiavi private e realizzare tutti i tipi di transazioni offline. Può essere utilizzato con i principali sistemi operativi (Windows, OS X o Linux) ed è compatibile con vari portafogli, tra cui: MultiBit HD, Electrum o il succitato Copay.

2. Ledger Nano S.

La chiavetta Ledger Nano S., essendo per la maggior parte del tempo offline (non connesso ad internet) non corre il rischio di essere attaccata da hacker o virus. È un portafoglio fisico, quindi non c’è nulla di virtuale ma solo una semplice chiavetta USB da collegare al proprio PC desktop o portatile. Presenta un display Oled, due pulsanti e un coperchio ruotabile.

Come si usa Ledger? I passi da seguire sono i seguenti:

1. collegare la Ledger al PC tramite il cavo USB dato in dotazione

2. quando appare “Welcome” sul display, è possibile premere contemporaneamente i due pulsanti per procedere

3. premere di nuovo i due pulsanti

4. scegliere se creare un nuovo account o ripristinare uno vecchio. In questo caso occorre crearne uno nuovo, cliccare quindi sull’opzione di spunta

5. definire il proprio codice PIN che servirà ogni volta per accedere. Usare i due pulsanti per scorrere le cifre e premerli contemporaneamente per confermarle.

6. reinserire il nuovo codice PIN

7. nella scatola viene anche dato un foglietto su cui è possibile scrivere le 24 parole di sicurezza necessarie per ripristinare in futuro il Ledger.

c) Keepkey

Vediamo quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questo Wallet:

Vantaggi:

• Si tratta del wallet hardware Bitcoin più sicuro e ricco di funzionalità

• Schermo digitale e corpo in metallo

Svantaggi:

  • E’ stato lanciato sul mercato di recente, quindi è ancora poco noto
  • KeepKey fornisce un tipo di sicurezza di alto livello e protegge dai furti fisici e virtuali
  • Può essere utilizzato su qualsiasi computer, anche uno che è stato infettato da malware o preso di mira da hacker.

KeepKey è un portafoglio HD, il che significa che è possibile eseguire il backup dell’intero portafoglio con le 12 parole generate durante l’installazione. Il numero di caratteri può salire anche a 18 e 24.

Il seed viene generato offline sul KeepKey e visualizzato sullo schermo del dispositivo. Lo schermo offline del dispositivo assicura che la password non venga mai visualizzata su un dispositivo connesso a Internet.

E’ possibile recuperare il proprio wallet usando il seed di backup nel caso in cui il dispositivo venga perso, rubato o danneggiato. Meglio sempre conservare più backup dei tuoi seed e seguire altre “best practice”.

KeepKey potrebbe essere ritenuto migliore di un portafoglio di carta per gli utenti meno tecnici. I portafogli di carta possono essere difficili da configurare ed è facile commettere errori.

KeepKey può essere utilizzato per conservare Litecoin, DASH e altri altcoin. Nel 2016 KeepKey ha acquisito un altro wallet Bitcoin molto rinomato: Multibit Hd. Il quale però presentava già diversi problemi, aggravatisi con l’arrivo della tecnologia SegWit. Che lo ha reso di fatto ancora più obsoleto. Ma sta di fatto che KeepKey anziché implementarlo, ha finito per affossarlo ulteriormente non avendo le risorse per farlo. Infatti, sul sito ufficiale di Multibit Hd si legge un messaggio che invita i suoi utenti a trasferire denaro altrove prima che sia troppo tardi.

d) Ledger HW.1

Ledger HW.1 è un wallet molto economico che costa solo 17 euro. Rispetto ai prezzi degli altri, che oscillano tra i 79 e i 99 euro. Il motivo è che non ha una schermata quindi non è sicuro tanto quanto le tre opzioni sopra elencate. Ad ogni modo fornisce maggior sicurezza rispetto a un portafogli da usare tramite app o peggio ancora online.

Un altro modo sicuro per investire in criptovalute al riparo da Hacker è quello di investire nel trading online. Mediante Broker che abbiano regolare licenza CONSOB. Anzi, ormai il Bitcoin viene più considerato un asset che una moneta digitale, al punto che diverse piattaforme per i pagamenti online la stanno abbandonando complice la lentezza e il costo eccessivo delle transazioni.

I Broker che suggeriamo per questo scopo sono:

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NEM, cos’è la criptovaluta rubata

Giusto spendere qualche parola su NEM, la criptovaluta oggetto del furto. Lanciata ad inizio 2015, vanta il fatto di essere una delle poche criptomonete usate dalle banche. Un primato che spetta anche a Ripple. NEM ha introdotto un nuovo meccanismo di consenso denominato Proof of Importance (PoI), progettato per premiare il contributo degli utenti alla comunità di questa criptovaluta.

I suoi fondatori asseriscono che uno dei principali scopi per cui è stata creata NEM, è il voler affrontare la disuguaglianza economica che impera nel Mondo. Ma anche nel mondo virtuale delle criptovalute. NEM è acronimo di New Economy Movement e si presenta come “un movimento che mira a potenziare gli individui creando una nuova economia basata sui principi di decentramento, libertà finanziaria e pari opportunità”.

NEM è una criptovaluta inventata nel 2014 da un utente del forum Bitcoin Talk: UtopianFuture. La prima versione “Alpha” di NEM fu così rilasciata nel giugno del 2014, mentre la versione Beta fu annunciata qualche mese dopo.

Tuttavia, per avere una versione stabile si è dovuto attendere il 31 marzo dell’anno successivo, sebbene occorra dire che NEM sia un progetto in costante evoluzione, con continui aggiornamenti. L’ultimo dal nome “catapult”. Questa moneta digitale è particolarmente popolare in Giappone, anche grazie al supporto dato da Zaif exchange, uno degli exchange più importanti del Paese insieme a Coincheck per l’appunto e bitFlyer. Vedremo però se questo massiccio attacco Hacker lederà la popolarità di NEM e di Coincheck in Giappone

Come funziona NEM? La criptovaluta ha sviluppato un nuovo protocollo di consenso: il Proof-of-Importance, che ha 3 caratteristiche principali:

1. trasferimenti netti: quanto è stato «speso» negli ultimi 30 giorni, con le transazioni più recenti valutate di più

2. importo disponibile di XEM (che sarebbe il codice di valuta del NEM)

3. nodi cluster: gli account che fanno parte di cluster di attività interconnessi, i quali sono valutati un po’ di più rispetto agli outlier o agli hub (i quali collegano tra loro solo i cluster ma non fanno parte di essi).

Con questo sistema si vuole ovviare alla nascita di monopoli e accumuli di token XEM, poiché il punteggio di importanza fa si che scegliere di accumulare moneta XEM dia diritto ad un punteggio inferiore, mentre diffondere XEM dia diritto ad un punteggio maggiore.

Si ovvia al problema dei blocchi, poiché ogni creatore di blocchi guadagna così da tutte le commissioni per le transazioni associate. Le possibilità di essere un “raccoglitore” si basano in parte pertanto sull’importanza del conto.

Coincheck, storia dell’Exchange protagonista del mega furto

Chi è Coincheck? Coincheck è un Exchange e wallet con sede a Tokyo, in Giappone , fondato da Koichiro Wada e Yusuke Otsuka. Gestisce scambi tra criptovalute e valute fiat in Giappone e transazioni e storage in alcuni paesi del mondo.

Coincheck è stato avviato nell’agosto 2014 ed è gestito da Coincheck, inc. (Precedentemente ResuPress, inc., società fondata nel 2012). A partire da agosto 2016, lo scambio ha avuto oltre $ 160 milioni di transazioni al mese. In Giappone c’erano più di 2.200 commercianti che utilizzavano la loro soluzione di pagamento bitcoin tramite questo sito. Coincheck è membro di JBA (Japan Blockchain Association) e sta attivamente aiutando a costruire gli standard di utilizzo della comunità giapponese bitcoin con il governo.

A marzo 2016, la società di intrattenimento DMM.com con oltre 19 milioni di utenti ha deciso di utilizzare la soluzione di elaborazione dei pagamenti bitcoin di Coincheck. Coincheck ha inoltre collaborato con SEKAI per sostenere investitori cinesi, di Hong Kong e di Taiwan ad acquistare immobili giapponesi tramite bitcoin.