CEO di Ripple: diventare un ponte tra banche e criptovalute

Ripple è da molto tempo una criptovaluta legata al mondo bancario, ed è proprio la sua vicinanza con le grandi istituzioni della finanza tradizionale che ha permesso al progetto di crescere. Queste possono sfruttare XRP come mezzo per gestire gli scambi di denaro tra filiali, tra banche e tra clienti. Anziché ricorrere ai classici bonifici, questa alternativa consente di avere commissioni più basse e movimenti istantanei di qualsiasi somma.

In una recente intervista disponibile nella sezione “Podcast” del sito ufficiale di Apple, l’amministratore delegato Brad Carlinghouse ha rivelato le prospettive future del legame tra Ripple e le banche. Ha anche fornito un punto di vista molto interessante sulle possibili evoluzioni degli istituti bancari in un futuro che potrebbe vedere la crescente adozione di valute crittografate come strumento di pagamento.

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Il ruolo di ponte

Carlinghouse parla di Ripple come di un ponte, che permette di far comunicare tra loro due mondi apparentemente inconciliabili. Non dobbiamo dimenticare lo schema di funzionamento di Ripple: attraverso la piattaforma xRapid, infatti, è possibile scambiare qualsiasi tipo di bene. Significa anche poter inviare criptovalute ad un destinatario che riceve invece valute tradizionali, oppure il contrario. Tutto questo mantenendo fissa non soltanto la rapidità della piattaforma, ma anche costi di transazione infinitesimali e soprattutto rapporti di cambio convenienti sugli scambi.

A livello infrastrutturale e tecnologico, dunque, il progetto si presta a modellarsi intorno alle prospettive del suo amministratore delegato. Molte banche hanno anche già cominciato a testare xRapid, che nel frattempo diventa una rete sempre più ricca di nodi; per quanto non ci sia ancora stata un’adozione di massa, è molto evidente che le cose si stiano muovendo in questo senso. Quello che manca è soltanto un avvio forte di questi nuovi metodi di gestione degli scambi di denaro.

Lo scoglio principale non è il funzionamento di Ripple, che di per sé è già molto buono. L’ostacolo da superare è la diffidenza della finanza tradizionale, che notoriamente è un mondo difficile da penetrare. Anche i processi decisionali di queste grandi entità bancarie non sono così snelli e veloci come quelli degli utenti finali, per cui una singola negoziazione può richiedere anni prima di dare alla luce una partnership. Il sistema deve essere adottato in modo diffuso prima di poter esprimere il suo vero potenziale, altrimenti il suo volume di transazioni continuerà ad essere marginale. Ripple ha bisogno di partnership, ed in passato ha già dimostrato di giocare un grande ruolo proattivo nella ricerca di queste.

Tradizione e decentralizzazione: il ruolo delle banche

Il fatto che Carlinghouse parli di Ripple come di un nesso di giunzione tra due ecosistemi finanziari non ci è nuovo, ma questa volta l’amministratore delegato dei Ripple Labs ha aggiunto alcune interessanti osservazioni sul futuro delle banche. Al contrario di molti fondatori di valute virtuali non pensa che queste siano un’istituzione destinata a scomparire, ma semplicemente ad evolversi. Questa evoluzione passerà attraverso un processo lungo, ma sarà comunque evidente secondo questo importante protagonista del cambiamento.

D’altronde non si può negare che alcuni compiti assolti dalle banche, come concedere prestiti e permettere alle aziende di svolgere operazioni finanziarie per lo smobilizzo dei capitali e dei crediti possono essere difficilmente sostituite dagli algoritmi. I wallet possono essere un sostituto dei conti correnti, se vogliamo, ma la raccolta del risparmio al fine di muovere l’economia con i prestiti è un ruolo fondamentale in qualsiasi tessuto produttivo. Può darsi che vedremo le banche diventare sempre più digitali, questo è quasi certo. Può altrettanto essere che queste incominceranno ad accettare ampiamente gli strumenti di pagamento in criptovalute, ma quello che è poco probabile è che queste scompaiano del tutto.

Intanto Carlinghouse fornisce anche una data da tenere in considerazione: fine 2019. Questa sarebbe la linea dell’orizzonte per Ripple nel suo stadio attuale; dal 2020 in poi xRapid dovrebbe già aver trovato ampia applicazione presso le banche tradizionali. Sicuramente questa affermazione, che suona quasi come una promessa a chi crede nel progetto, è molto forte. Se XRP dovesse davvero diventare la criptovaluta di un nuovo linguaggio bancario, molto probabilmente sarebbe l’inizio di una scalata verso un livello di capitalizzazione mai raggiunto in precedenza. In tutto questo dovremo ancora attendere alcuni mesi, ma gli investitori che condividono le potenzialità di Ripple potrebbero già pensare di rafforzare le proprie posizioni.