Come cambiare banca? Costi e modalità

Come cambiare banca? Una domanda lecita da porsi, oggi come oggi. Oggigiorno, infatti, avere un conto corrente in banca è estremamente facile e utile. Sia per chi lavora e quindi deve vedersi accreditato il proprio sospirato stipendio, sia per chi svolge lavori saltuari o attività con guadagni sporadici. I conti correnti odierni, soprattutto quelli online, offrono condizioni molto vantaggiose e con prezzi esigui. Per chi, anche per chi lo usa poco, può convenire comunque aprirne uno. Il mondo delle banche, peraltro, pure da anni è soggetto a un regime concorrenziale molto alto. Per cui ogni banca cerca di offrire un’ampia gamma di servizi più vantaggiosa possibile.

Non caso esiste una vasta gamma di conti correnti, conti deposito, prestiti e mutui sul mercato. A parte i costi, bisogna poi puntare ad una banca che offra servizi molto comodi come home banking, mobile banking, con tanto di app su smartphone o tablet. Che consentano così di controllare il proprio conto corrente o effettuare operazioni comodamente dal proprio dispositivo mobile. In tanti però, a parte chiedersi come cambiare banca, si scoraggiano poco dopo nel solo vedere i passaggi burocratici che devono compiere per chiudere un conto e aprirlo in una nuova banca.

Inoltre, in pochi sanno che avere un mutuo o un prestito su una banca, non implica tenerci per forza anche il conto corrente. Tuttavia, la banca mutuante, pur di non lasciare andar via il cliente, cerca di proporre condizioni più vantaggiose. L’italiano medio, inoltre, è fondamentalmente pigro. Infatti, statisticamente, siamo in Europa tra gli ultimi posti – anche in questo – in termini di mobilità del conto. Anche quando i costi vengono innalzati. Preferiamo subire, magari sbraitare, ma non cambiare. Mentre i più acculturati o gli smanettoni del web, più si interessano di costi ed alternative. Non a caso, le banche lo sanno bene e ci hanno “marciato per anni”. Alzando continuamente i costi e fissando condizioni sempre più favorevoli per il correntista. Così, usando una metafora, il correntista italiano è un po’ come un cane domestico che anche se il padrone lo maltratta, resta fedele ad egli.

Per fortuna, comunque, il web sta aiutando anche in ciò. Con numerosi portali che comparano le banche e cosa offrono. O siti che forniscono varie informazioni su come cambiare banca. Proprio come il nostro. Vediamo dunque di seguito cosa può spingere a cambiare banca, cosa tenere in considerazione, quali passaggi effettuare e cosa dice la legge a riguardo.

Come cambiare banca: cosa spinge a farlo

Partiamo dal fatto che la possibilità per i correntisti di cambiare banca in maniera agevole – come già sta succedendo con le banche online – comporta dei benefici alla macroeconomia. In quanto un regime concorrenziale spinge le banche stesse a migliorare la qualità dei prodotti finanziari offerti e di abbassare i prezzi e migliorare le condizioni economiche offerte. La concorrenza, insomma, fa sempre bene. Purché sia chiara e non si faccia cartello come accaduto per anni nel settore delle assicurazioni.

Ma cosa spinge un correntista a cambiare banca? I motivi sono ovviamente innanzitutto economiche. Imposizione di commissioni alte, tassi di interesse poco vantaggiosi, servizi tecnologici poco allettanti, offerte concorrenziali interessanti.

Talvolta subentrano anche motivi psicologici, come l’antipatia verso gli impiegati, i consulenti. La scomodità dell’ubicazione della filiale, anche i simboli e i colori della banca possono avere la loro importanza. La buona notizia è che con il Decreto Bersani varato dieci anni fa, le banche non possono far pagare costi in più ai loro clienti per ottenere la chiusura del conto corrente. Sarebbe un ricatto bello e buono, che magari in passato veniva pure praticato.

Come cambiare banca: la scelta della banca

Scegliere la nuova banca non è cosa semplicissima, in quanto le offerte del mercato sono varie. Ma prima di iniziare la ricerca, dobbiamo capire quali sono le nostre esigenze.

Utilizziamo più il web o preferiamo recarci di persona in filiale per espletare le nostre operazioni? Quali sono le operazioni che svolgiamo maggiormente?

Dobbiamo dare una risposta a queste domande e una volta fatto un resoconto su quali sono le nostre reali esigenze, possiamo metterci a cercare la banca a noi più consona. Se già abbiamo un conto corrente attivo su una banca, possiamo effettuare un confronto più chiaro.

Come cambiare banca: qual è la procedura

Una volta individuata la banca più adatta alle nostre esigenze rispetto a quella dove già abbiamo il conto corrente, dobbiamo recarci presso una filiale della nostra banca e compiere alcuni adempimenti riguardanti i servizi presenti sul vecchio conto.

In particolare, dobbiamo effettuare una verifica sulla possibilità mantenere o estinguere eventuali prestiti; mantenere la titolarità di eventuali carte di credito in nostro possesso. Possiamo ad esempio decidere di mantenerle, trasferendo gli addebiti al nuovo conto; oppure di chiuderle. Se abbiamo titoli, dobbiamo trasferirli sul nuovo conto titoli della nuova banca.

Ciò significa che è buona prassi e consigliabile non chiudere ancora il vecchio conto e tutto quanto c’è sopra prima di averne attivato uno nuovo presso una nuova banca. Occorre poi trasferire tutti i pagamenti che effettuiamo periodicamente, quali addebiti di bollette, stipendi o forniture servizi. Qui bisogna stare molto attenti, in quanto qualche passaggio sbagliato può indurre le società di erogazione dei servizi a bloccare le utenze domestiche, in quanto a loro risultano delle insolvenze non riuscendo ad addebitare la spesa. Per evitare brutte sorprese, quindi, occorre prima sospendere gli addebiti periodici sul vecchio conto, e poi attivarli sul nuovo conto corrente della banca scelta. Invece, per quanto concerne le bollette domiciliate tramite RID, viene concessa la possibilità di chiedere il trasferimento automatico.

Come cambiare banca: come funziona la trasferibilità delle domiciliazioni RID

La “Trasferibilità delle domiciliazioni RID” è possibile per tutti gli istituti di credito, anche quelli sul web. E’ sufficiente richiederlo presso la nuova banca presso la quale si emigra il nuovo conto o compilare un modulo da internet, poi stamparlo e spedirlo. Con il trasferimento delle domiciliazioni RID, vengono trasferite in automatico anche altre domiciliazioni, come rate di prestiti o mutui. Per evitare problemi con le società di erogazione di luce, gas, linea telefonica, è consigliato effettuare il pagamento personalmente prima della scadenza, indicando altresì la modifica del conto al fornitore. Pure i bonifici si possono trasferire tramite il servizio “Trasferibilità dei Bonifici”. Basta compilare un modulo specifico che è disponibile in tutti gli istituti di credito.

Stesso vale per le entrate. Quando si cambia conto occorre ovviamente comunicare gli estremi del nuovo al datore di lavoro o all’ente previdenziale. Così da vedersi alla prima occasione accreditare lo stipendio o la pensione.

Come cambiare banca: quali documenti presentare alla nuova banca

Quali sono i documenti da presentare per cambiare banca? Alla nuova banca occorre presentare i nuovi documenti:

  • Tutti gli assegni rimasti inutilizzati del precedente conto corrente bancario
  • Tutte le carte bancomat e di credito collegate al vecchio conto
  • Gli estratti conto, così da risalire a tutti i pagamenti che venivano effettuati sul vecchio conto. Si pensi alle succitate bollette addebitate sul conto di luce, gas, telefono, ecc.
  • I bonifici periodici per pagare qualcosa a rate o restituire un debito
  • I servizi di Viacard o telepass
  • Le rate di prestiti o mutui
  • Gli accrediti di pensione o Stipendio
  • Il pagamento del fitto
  • Qualora si posseggano anche dei titoli di investimento, allora è bene portare anche i documenti relativi ai titoli posseduti.

E’ possibile cambiare banca anche tramite web, con un apposito modulo scaricabile dal sito. Tuttavia, la presenza fisica presso uno sportello o filiale sarà sempre necessaria. In quanto, per legge è obbligatorio sempre presentare la documentazione cartacea, eventuali assegni, carte di credito o bancomat alla nuova banca. L’appuntamento sarà fissato sempre tramite web, con il giorno e l’ora della consulenza. Onde evitare file eccessive.

Come cambiare banca: chiudere il vecchio conto

Prima di chiudere il vecchio conto corrente, è meglio farsi dare un estratto conto aggiornato e i conteggi di estinzione. Così, qualora vi fosse la presenza di eventuali anomalie, ce se ne accorgerebbe subito, evitando che vadano sul nuovo conto. O finiscano nel dimenticatoio senza ottenere giustizia.

Ancora, occorre successivamente depositare o lasciare sul conto corrente l’importo necessario per il saldo di carte di credito, utenze domestiche in scadenza, eventuali spese di gestione e il pagamento dell’imposta di bollo (se c’è). Inoltre, è sempre meglio rimanerci sopra una somma per ogni evenienza. Lasciare un conto a zero non è mai cosa positiva. Ancora, qualora siano stati emessi assegni rimasti inaddebitati quando si effettua il passaggio al nuovo conto, occorre comunque dirlo alla vecchia banca. Sarà necessario infatti attendere che vengano incassati e ciò sarà possibile solo lasciando il conto aperto e con fondi sufficienti al fine di garantire che i pagamenti pendenti siano pagati.

Ultimo passaggio: quando si chiude un conto corrente, alla vecchia banca vanno lasciati il libretto degli assegni, le carte Bancomat ed eventuale carta di credito. Richiedendo l’annullamento di tutto quanto, onde evitare che maturino costi inutili qualora prevedano costi fissi durante l’anno. Solitamente, è la nuova banca ad espletare vari passaggi per consentire che la chiusura del vecchio conto e l’apertura di uno nuovo, vadano a buon fine. Ma è sempre meglio, anche nel suo interesse, che il correntista dia sempre avviso alla vecchia banca del suo addio mediante un Fax, una raccomandata con ricevuta di ritorno o recandosi in filiale. Potrebbe essere anche ricontattato o convinto seduta stante a non andarsene tramite qualche controproposta o la proposta di altri servizi sempre offerti dalla banca. Talvolta, il correntista preferisce cambiare direttamente banca anziché andare prima a parlare dei suoi problemi alla vecchia.

Quanto costa cambiare banca

Un’altra domanda lecita che in tanti intenzionati a cambiare banca si pongono è: quanto costa cambiare banca? Praticamente zero. Le leggi sulla concorrenza impongono alla vecchia banca che si sta lasciando di non prevedere costi o atteggiamenti ricattatori nei confronti del cliente che vuole andarsene. Tutt’al più occorrerà sostenere delle piccole spese per la gestione della pratica, ma sono di carattere burocratico. E in genere parliamo di marche da bollo. Stesso dicasi per il passaggio alla nuova banca. Esso non deve presentare costi.

La nuova banca, anche per velocizzare il passaggio al nuovo conto, potrebbe richiedere al nuovo cliente di inviare un bonifico dal vecchio conto al nuovo iban. Ma non è una spesa vera e propria. In quanto sono soldi che il correntista si ritroverà comunque sul nuovo conto corrente. E’ solo un passaggio di natura tecnica, per vedere se il nuovo conto è attivo.

Cambiare banca: cosa fare col mutuo?

L’errore che fanno in tanti è credere che se si contrae un mutuo presso una banca, si ha anche l’obbligo di aprire presso di essa un conto corrente. Non è affatto così. Altro conto però è il fatto che molto spesso le banche, offrano mutui vantaggiosi a chi è già correntista. E ciò vale anche per prestiti personali, fidi, cessione del quinto. Ciò pertanto può indurre la vecchia banca a farci un’offerta “che non possiamo rifiutare”; o la nuova a spingerci ad aprire un conto corrente verso il nuovo istituto di credito così da avere anche una buona offerta di finanziamento. Comunque, alla domanda iniziale se si è obbligati a portare il conto corrente verso una banca diversa presso cui abbiamo acceso un mutuo, la risposta è no. Possiamo avere attivi conto corrente e Mutuo su due banche diverse.

Attenzione però. Questa facilità è stata introdotta mediante il Decreto Salva Italia. Secondo la legge voluta dal Governo Monti, una banca non può obbligare a mantenere aperto un conto perché c’è un prestito in corso. E così, per i mutui o qualsiasi altra forma di finanziamento acceso prima del 2012, la cosa si complica. La banca può legittimamente rifiutare il trasferimento del conto corrente, perché il decreto non ha capacità retroattiva.

Allora le strade da percorrere sono due: o andare in giudizio contro la banca, oppure richiedere la surroga del mutuo verso la nuova banca. Vale a dire, oltre al conto, trasferire anche il mutuo. La nuova banca, peraltro, ha tutti gli interessi affinché il nuovo cliente lo faccia e magari offrirà pure condizioni più vantaggiose.

Come cambiare banca: quanto tempo ci vuole

Quanto tempo occorre aspettare per il passaggio del conto corrente dalla vecchia alla nuova banca. Si può andare dai sei ai quindi giorni lavorativi dalla consegna dei moduli. La nuova direttiva che vedremo di seguito impone comunque che non bisogna andare oltre i 12 giorni, altrimenti si incorre nelle sanzioni previste e la vecchia banca deve rimborsare l’ormai ex cliente di ogni disagio economico arrecatogli.

Cosa prevedono le nuove disposizioni

Sebbene le norme sulla portabilità del conto corrente siano state introdotte nel 2015, nella pratica non sono mai state concretamente applicate. Per fortuna però, a dare una spinta alla loro applicazione ci pensano le recenti (luglio 2017) precisazioni sugli indennizzi ottenibili nel caso in cui non vengano rispettati i termini di 12 giorni lavorativi previsti affinché il conto venga trasferito da una banca ad una nuova; o nel caso in cui la banca non rispetti gli obblighi previsti dal Testo unico bancario per il trasferimento semplice del conto. In pratica, la vecchia banca fa ostruzionismo per evitare che il cliente non effettui il passaggio.

Le nuove disposizioni impongono che in caso di ritardi nel trasferimento del conto corrente, la vecchia banca avrà l’onere di versare al consumatore una cifra fissa pari a quaranta euro maggiorata per ogni giorno di ritardo, di un ulteriore importo determinato. Corrispondendo altresì alla giacenza del conto al momento della richiesta di trasferimento, un tasso annuo pari a quello del valore in assoluto più elevato del limite stabilito ai sensi della disciplina dell’usura.

Cosa accadrebbe quindi? Ad oggi, questo tasso corrisponde al 25,12%. Quindi, mettiamo il caso che un cliente abbia una giacenza di 3 mila euro: per ogni giorno di ritardo, l’indennizzo crescerà di 2,10 euro al giorno che passa. Il cliente potrebbe avere altresì un ulteriore risarcimento pure in caso di doppi costi o altri oneri sempre causati dal ritardo della vecchia banca. Si pensi a bollette non corrisposte o saldate con ritardo. Quindi un’ottima difesa da parte del correntista. Sebbene, come al solito, non manchino falle.

La poca chiarezza sul prestatore inadempiente

Infatti, dubbi riguardano il fatto che la richiesta di indennizzo debba essere inoltrata al “prestatore inadempiente”. Ma cosa vuol dire? Secondo le associazioni dei consumatori si tratta infatti di un’indicazione vaga, che nei fatti non precisa in alcun modo se l’indennizzo vada richiesto alla vecchia banca o alla nuova banca presso cui si è attivato il conto. L’ideale sarebbe stato che, come avviene con la surroga, la richiesta venisse fatta sempre e comunque alla vecchia banca. Stesso discorso riguardano anche le informazioni relative al trasferimento dei titoli. Cosa succede in questo caso nel caso in cui si cambia istituto di credito? Anziché varare un nuovo decreto in materia, rimanda al Ministero delle finanze il compito di regolare questo aspetto. Senza neanche prendersi la briga di indicare i tempi massimi per l’emanazione di un decreto apposito.

Per il resto, il decreto che ha recepito di fatto la PAD (acronimo stante per payment account directive) ha introdotto anche disposizioni riguardanti il conto base, la comparabilità dei costi e il controllo delle spese dei conti già aperti. Il tutto, favorendo una maggiore trasparenza delle informazioni. Vale la pena però sottolineare anche come, ad onor del vero, in Italia già si prevedevano alcune normative a riguardo ed esse sono infatti servite da spunto per la stesura della direttiva europea. Per una volta tanto, si invertono i ruoli.

Conto base è un diritto

Per quanto concerne il conto base, malgrado il fatto che sia in vigore dal 2012, esso si è sempre scontrato con la realtà dei fatti.

Fino ad oggi nelle banche italiane non è stato possibile trovarlo e gli istituti di credito non a caso hanno fatto di tutto pur di proporre ai clienti soluzioni alternative. Manco a dirlo più care. Per fortuna però, il conto base rientra nel Testo unico bancario, e in virtù di ciò deve essere offerto da tutti gli istituti di credito obbligatoriamente, e dovrà prevedere un numero predefinito di operazioni annue a fronte di un canone che comprenda tutto. E sia chiaro e trasparente per il cliente.

Le nuove disposizioni specificano anche che il canone deve essere di ammontare “ragionevole” ed offerto in maniera gratis ad alcune categorie svantaggiate. Cosa che prima si sarebbe sognato. La cosa più importante è che rispetto a prima, le norme sul conto base entrano nel Testo unico bancario. Pertanto, le banche devono essere tenute ad offrirlo. Il tutto, va in vigore dal prossimo 14 ottobre 2017.

Più facile comparare le banche

Il decreto però mira anche a facilitare la concorrenza. E così viene introdotto un sistema di comparazione universale mediante cui gli operatori devono partecipare in maniera obbligatoria a uno o più siti web costituiti da associazioni di categoria o da associazioni di consumatori. Su tali portali, già peraltro attivi, un utente può comparare agevolmente i costi dei conti e confrontare le diverse offerte presenti sul mercato. Comunque, per ogni problematica relativa alle banche e ai passaggi da una banca all’altra, ci si può sempre rivolgere alle associazioni in difesa dei consumatori. Come Codacons o Altroconsumo.