Conviene investire in Bitcoin ed Ethereum nel 2018? Bitcoin ed Ethereum come Bartali e Coppi. O la Juventus e il Napoli. Una vince, l’altra entusiasma. Il Bitcoin è saldamente al comando delle criptovalute per capitalizzazione, prima in assoluto lanciata nel 2009 dall’ancora misterioso Satoshi Nakamoto. Che lanciò per la prima volta quella che viene considerata la vera rivoluzione delle criptovalute: la Blockchain. Sistema che può essere utilizzato in più settori e per più scopi. Ethereum è nata qualche anno dopo, nel 2014, da una idea dell’appena 19enne russo Vitalik Buterin. Che riuscì a lanciarla nel 2015 dopo una Ico.
Il Bitcoin è stato protagonista di una incredibile cavalcata nel 2017, quando il suo prezzo ha sfiorato i 20mila dollari. Per poi attestarsi lentamente intorno alla metà, anche per le cattive notizie giunte dalla Corea del sud, terzo mercato della criptovaluta, il cui governo ha deciso una severa stretta dopo la febbre che era esplosa in quel paese. Coinvolgendo giovanissimi, casalinghe e padri di famiglie. Addirittura si era parlato di un ban totale delle criptovalute, come già accaduto in Russia e Cina. Poi però smentito.
A controbilanciare queste brutte notizie, il fatto che il Bitcoin sia stato lanciato in formato Futures sui due principali Exchange di Chicago. Il Bitcoin, proprio per il suo fatto di essere diventato più un asset su cui investire, che una moneta digitale a causa dei suoi costi crescenti e della lentezza delle transazioni, è stato dismesso da alcuni sistemi di pagamento.
Per quanto riguarda Ethereum, invece, questa criptovaluta non è solo una moneta digitale e un asset su cui investire, ma anche un ecosistema dove si producono i cosiddetti smart contracts. Contratti digitali che ben si prestano ad ogni forma commerciale. Gli smart contracts sono affidabili e flessibili. Nonché garantiti dal sistema stesso. Ethereum si è attestato saldamente al secondo posto per volume di capitalizzazione e non ha per ora rivali come anti-Bitcoin.
Sebbene ogni tanto in questa veste venga visto Ripple, criptovaluta che si distingue per il fatto che offra un sistema di trasferimento in valute diverse senza dover passare per il Dollaro. Con tutti i vantaggi in termini di costi che ciò comporta. Non a caso, Ripple è adottato da alcuni importanti money transfer come Western Union e Money Gram, oltre che da American Express. Ma anche da diverse Banche di caratura internazionale. Il che la rende una criptovaluta anomala, dato che è adottata dal sistema bancario che le altre criptovalute si prefiggono di combattere. Oltre al fatto che è una criptovaluta centralizzata, visto che viene emessa nei laboratori di Chicago.
Ma torniamo a Bitcoin ed Ethereum. Conviene investire in Bitcoin ed Ethereum nel 2018? Cerchiamo di scoprirlo di seguito.
Sommario
- 1 Bitcoin ed Ethereum valore
- 2 Bitcoin previsioni 2018, meglio andare sul sicuro?
- 3 Ethereum previsioni 2018, la spinta dovrebbe giungere dalle Ico
- 4 Conviene investire in Bitcoin ed Ethereum nel 2018? Le normative che potrebbero incidere
- 5 Bitcoin ed Ethereum 2018, occhio anche ai metodi di pagamento
- 6 L’importanza degli investitori istituzionali
- 7 Bitcoin o Ethereum nel 2018?
Bitcoin ed Ethereum valore
Qual è il valore di Bitcoin ed Ethereum? Come riporta Coingecko mentre scriviamo, Bitcoin è quotata $8,771.74, in calo del 3,3%. Con un volume di capitalizzazione pari a $3,346,108,533.70
.Per quanto concerne Ethereum, invece, il valore è di $655.16, in calo del 4,8%. Per un volume di capitalizzazione pari a $64,324,996,268.27. Quindi, considerando il gap di Bitcoin con Ethereum e di Ethereum con Ripple che è terza, si evince come queste due criptovalute siano saldamente prima e seconda rispettivamente.
Bitcoin previsioni 2018, meglio andare sul sicuro?
Bitcoin (BTC) resta la criptovaluta per antonomasia. La maggior parte dei fondi che entrano ed escono dalla criptovaluta si confronta sempre con il Bitcoin e, di conseguenza, ciò che succede alla criptovaluta più importante, ha la sua incidenza sull’intero mercato. Se crolla il Bitcoin, tendono a crollare tutte le altre criptomonete.
A fine febbraio 2018, il dominio di Bitcoin sul mercato dei token aveva una percentuale di circa il 40%. Mentre a metà dicembre, quando come detto aveva raggiunto quasi quota 20mila dollari, vantava una percentuale del 70%. Ma secondo gli analisti, può di nuovo raggiungere le percentuali di qualche mese fa.
Motivo? Il BTC è tuttora considerato un asset che riesce a dominare, con la più alta gamma di utenti e la più estesa industria. Resta però il freno della lenta scalabilità, che ha già fatto sorgere alcuni Fork (come Bitcoin Cash e Bitcoin Gold) o fatto sorgere criptovalute nuove che puntino a superare questo handicap. Infatti, ad oggi Bitcoin non può gestire più di una decina di transazioni al secondo: molto poco se si mette a confronto tale dato con quello delle carte di credito, che sono in grado di passare al vaglio migliaia di transazioni al secondo. Ed è ciò che ha spinto alcune piattaforme per le transazioni online a disfarsi di Bitcoin.
Ethereum previsioni 2018, la spinta dovrebbe giungere dalle Ico
Conviene investire su Ethereum nel 2018? La rivoluzionaria criptomoneta lanciata dal geniale Vitalik Buterin, può ottenere benefici dalle Ico, acronimo di Initial coin offering. Raccolta fondi mediante la quale si reperiscono soldi per lanciare nuove criptovalute e progetti digitali in generale. Vengono pubblicati nero su bianco degli intenti iniziali, dove si presenta il progetto. Sul cosiddetto White Paper. Sebbene questo nome sia dovuto più al fatto che si tratti di “cambiali in bianco”, dove vengono promesse tante cose, senza la garanzia che siano portate a termine. Non a caso, la Sec (ovvero la Consob americana) ha già varato una stretta sulle Ico. Visto che già troppi sono i progetti rivelatisi truffe o fuffa.
Tuttavia, le Ico hanno ancora una grande popolarità e dovrebbero riuscire a dare un forte impatto sulla rete Ethereum, dal momento che per le ICO sono richiesti Ether. Il token di Ethereum. E ciò permetterà alla domanda per la moneta digitale della piattaforma di rafforzarsi. Due esempi su tutti: le Ico per il lancio della app di messaggistica Telegram e la Ico per il colosso della fotografia Kodak. Entrambi finanziati tramite Ether.
Ciò fa intuire che potrebbe verificarsi un aumento della capitalizzazione di mercato di Ethereum a 200 miliardi di dollari, se non oltre. Mentre il prezzo potrebbe raggiungere anche i 2mila dollari nell’arco del 2018.
Ad onor del vero, ci sono anche altre blockchain capaci di offrire quanto offre Ethereum. Si pensi alla criptovaluta Neo, che ne ha implementato le caratteristiche. Tuttavia, Ethereum gode di quella notorietà, affidabilità e solidità che le altre non hanno ancora. Quindi se si guarda al solo 2018, Ethereum per le Ico non dovrebbe avere rivali.
Conviene investire in Bitcoin ed Ethereum nel 2018? Le normative che potrebbero incidere
Conviene investire nel 2018 in Bitcoin ed Ethereum? Alcuni analisti mettono in conto anche il possibile arrivo di normative che potrebbero penalizzare pesantemente il mercato. Tuttavia, ci sono anche analisti che vedono con favore l’arrivo di normative che regolino il mercato. Motivo? Esse possono finalmente offrire agli utenti e ai clienti istituzionali la fiducia adeguata per investire. Pertanto, guardano con favore l’arrivo di normative che regolino il settore.
Un esempio di ciò arriva dal Giappone. Il Paese, il secondo in termini di volumi di scambio, ha cominciato a regolamentare Bitcoin incidendo prima su un calo iniziale. Ma poi lo stesso mercato è stato propenso ad una inversione di tendenza, consentendo di ricominciare il proprio sviluppo.
Lo stesso è accaduto in Corea del Sud. Dopo una prima dichiarazione di guerra, il Governo sembra essere tornato sui propri passi. Choe Heung-sik, presidente del Servizio di supervisione finanziaria, ha confermato che il governo sudcoreano sosterrà il trading di criptovalute. Incoraggiando altresì le banche a rendere più semplici le transazioni con le piattaforme di scambio. La Corea del sud aveva annunciato a fine 2017 una severa stretta sul Bitcoin, per ovviare, come detto alla febbre da criptovaluta esplosa nel Paese.
Non solo. Il governo sudcoreano aveva annunciato che le banche locali sarebbero state costrette a vietare operazioni provenienti da conti anonimi per il trading in criptovalute. Al fine di rendere tracciabili e trasparenti le transazioni e mettere un freno al riciclaggio e alle attività criminali, oltre che alla speculazione e all’evasione fiscale.
Dal 30 gennaio sono state così varate una serie di misure: obbligo per le banche di identificare i possessori dei conti in criptovalute, divieto di trading per i residenti all’estero che non hanno conti correnti nel Paese asiatico e per i minori di 19 anni. Ban dei conti esistenti usati per il trading di criptovalute. Ancora, le Banche hanno anche l’obbligo di monitorare tutti i conti che movimentano più di 10 milioni di won (circa 9.300 dollari) al giorno o 20 milioni di won la settimana. Ma anche di segnalare alle autorità finanziarie quei conti collegati ad aziende ed attività sospette.
Si era anche arrivati a parlare di un ban per le criptovalute, sulla scia di quanto fatto da Cina e Russia. Poi però smentito. La Corea del sud ha capito che le criptovalute sono un mercato irrinunciabile e sarebbe bastata solo una maggiore severizzazione delle norme a tutela del settore. Inoltre, a spingere verso il ripensamento, anche una petizione sottoscritta da decine di migliaia di persone in favore delle criptovalute.
A proposito di Cina e Russia, dopo il ban dello scorso ottobre 2017 sulle criptovalute, potrebbe arrivare un dietrofront prossimamente. La Cina aveva prima bannato le Ico nel giugno 2017, per poi passare alle criptovalute qualche mese dopo. Ciò in quanto il governo di Pechino temeva che esse fossero utilizzate per far entrare capitali stranieri in barba alle severe norme governative. Tuttavia, più volte si è parlato di una apertura da parte della ormai prima potenza economica mondiale.
Anche la Russia sembrerebbe andare verso un ripensamento, dopo il ban sempre in quel di ottobre 2017. Il Paese governato da ormai un ventennio da Putin, starebbe addirittura pensando di lanciare una criptovaluta dello Stato, il CryptoRublo, che dovrebbe funzionare sulla tecnologia di Ethereum. Oltre a creare una Cryptovalley ai confini con la Cina, destinata al mining di Bitcoin. La preoccupazione russa deriva sempre dall’anonimato alla base delle criptovalute, che non mette a riparo da frodi. Dinanzi alle quali nessuno rischia davvero di pagare.
Anche negli Usa, da tempo, si sta pensando ad una stressa sul Bitcoin. La Securities and Exchange Commission (meglio conosciuta con l’acronimo SEC), sta ad esempio facendo pressione sul settore delle ICO, emettendo decine di citazioni e richieste di informazioni alle aziende. Il Wall Street Journal ha riferito che la SEC sta cercando informazioni sulla struttura delle vendite e delle pre-vendite ICO.
La SEC ha precedentemente suggerito che molte ICO potrebbero violare le leggi sui titoli. Lo scorso dicembre, ad esempio, la SEC ha presentato una denuncia contro un violatore di legge in recidiva del Quebec, Dominic Lacroix, la sua società, PlexCorps, e la sua compagna, Sabrina Paradis-Royer. Essi vendevano titoli denominati PlexCoin su Internet agli investitori negli Stati Uniti e altrove, sostenendo che gli investimenti in PlexCoin avrebbero prodotto un profitto del 1354% in meno di 29 giorni. Gli investitori hanno acquistato circa 81 milioni di token PlexCoin per circa $ 15 milioni.
Del resto, stando ad un sondaggio del portale news.Bitcoin.com, il 46% di tutte le ICO nel 2017 è fallito nella fase di finanziamento o ha cessato l’attività dal lancio. Inoltre, un ulteriore 13% è etichettato come “semi-fallito”. I fondi totali raccolti per le ICO fallite sono state superiori a $ 100 milioni. La Sec quindi vuole vederci chiaro.
Anche l’Unione europea vuole vederci chiaro. Sebbene non lo farà prima del 2019. In particolare, la Commissione europea vuole affrontare la mancanza di trasparenza che ne favorisce l’uso per fini illeciti. L’Ue però attende prima le conclusioni dei lavori del G20 in programma a Buenos Aires a luglio 2018. Durante il quale si discuterà anche di ideare una strategia mondiale tra le principali potenze al fine di creare una comune regolamentazione politica alle criptovalute. La Commissione europea è però anche consapevole che le criptovalute siano qualcosa di irrinunciabile. Dato che il loro mercato ad oggi costituisce il 4-5% dell’insieme degli scambi in euro.
La Commissione avrà quindi il compito di valutare norme e situazioni dei mercati a livello nazionale e dell’intera area continentale, al fine di accertare quale sia il livello di controllo e di congruità delle regole dei mercati finanziari attuali in rapporto ai nuovi soggetti coinvolti nel settore delle criptovalute. Muovendosi su un duplice binario: da un lato sfruttarne le potenzialità in termini di trading e profitti. Dall’altro vigilare sui rischi relativi al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite e al finanziamento delle attività illegali (terrorismo compreso). La Commissione europea ha proposto che gli scambi in criptovalute e le piattaforme che forniscono Exchange e wallet siano soggetti alla direttiva anti-riciclaggio, sulla quale è stato già raggiunto un accordo tra i co-legislatori europei.
Dunque il 2018 dovrebbe essere l’anno delle aperture di Cina e Russia, che potrebbe portare ad una nuova impennata di Ethereum e Bitcoin. L’Unione europea invece dovrebbe promulgare qualcosa a partire dal 2019. Occhio però a quanto succede negli Usa, dove potrebbe giungere qualche colpo di scena normativo. Comunque, a livello internazionale, non dovrebbe accadere nulla di pesante dal punto di vista legislativo.
Bitcoin ed Ethereum 2018, occhio anche ai metodi di pagamento
Per comprendere se bisogna investire in Bitcoin ed Ethereum nel 2018, occorre tener presente anche l’aspetto dei metodi di pagamento. Si prevede che entro quest’anno crescerà il numero di utenti e commercianti che potranno spendere tramite criptovalute. Abbiamo detto di Ripple e del fatto che dopo Money Gram, quest’anno è partita la sperimentazione con Western Union. In realtà, una prima fase c’era già stata nel 2015, conclusasi con un nulla di fatto.
Certo, da questo punto di vista non ci sono buone notizie per Bitcoin. A fine gennaio Stripe ha annunciato che farà a meno dei bitcoin a partire dal prossimo 23 aprile 2018. Stripe vanta tra i suoi clienti catene di negozi come Target, servizi privati di trasporto come Lyft, aziende di consegna prodotti a domicilio quali Deliveroo, e ha stretto accordi con Twitter e Facebook. Un’azienda molto popolare in America e dalle discrete prospettive di crescita. Stripe ha introdotto la possibilità di accettare transazioni in bitcoin dal 2014. Sul suo Blog ha spiegato le ragioni di questa scelta: questa popolare società irlandese per le transazioni online ritiene che ormai il Bitcoin nell’ultimo anno o due, abbia raggiunto più il connotato di asset su cui fare trading, perdendo la sua natura di mezzo di scambio. Parla di “commissioni cresciute moltissimo” dato che “per una normale transazione in Bitcoin, è comune trovarsi una commissione di decine di dollari”.
Stripe è stata fondata nel 2010 dagli imprenditori irlandesi John e Patrick Collison. Stripe ha iniziato come start-up chiamato / dev / payments. Il nome ha provocato errori di ortografia e confusione a quelli esterni all’azienda, quindi la società è stata ribattezzata Stripe.
Tuttavia, questa è una ottima notizia per Ethereum, tra le criptovalute utilizzate su Stripe (insieme a Bitcoin Cash e Litecoin. A detta dei responsabili, queste criptovalute potrebbero diventare popolari mantenendo al contempo basse sia le commissioni sia i tempi di conferma. Poi c’è la speranza riposta nella tecnologia Lightning Network, con cui molti sperano di risolvere gli attuali problemi di congestione del network bitcoin ma che è ancora in fase di test. Ciò potrebbe quindi portare ad un ritorno di Bitcoin su Stripe. Questa notizia è un duro colpo per Bitcoin ma non per Ethereum che potrebbe trarne un netto giovamento.
Ma non solo Stripe ha detto no a Bitcoin. Lo scorso dicembre 2017 Steam, piattaforma di videogame online, ha rinunciato a bitcoin come mezzo di pagamento a causa della sua volatilità e delle commissioni alte. Incrementate fino a 10 volte, essendo passate da 0,20 a 20 dollari rispetto agli inizi.
Ad inizio gennaio anche Microsoft aveva sospeso i pagamenti in bitcoin per l’acquisto di giochi e app online sempre in ragione della volatilità della moneta. Per poi riprenderli. Ma questo è un campanello d’allarme di non poco conto. Sempre a gennaio 2018, la North American Bitcoin Conference a Miami aveva annunciato la chiusura dei pagamenti in bitcoin a causa delle difficoltà burocratiche nella gestione dei pagamenti.
Tutte notizie che scalfiscono e erodono il valore del Bitcoin. Mentre, di contro, portano acqua al mulino di Ethereum.
L’importanza degli investitori istituzionali
Il 2018 dovrebbe portare per Bitcoin ed Ethereum importanti endorsement da parte degli investitori istituzionali. Stando alle ultime statistiche, si calcola che fino ad oggi siano passati nell’ecosistema crittografico tra i 10 e i 12 miliardi di dollari. Ma ciò potrebbe non essere niente rispetto a quanto potrebbero fare i fondi istituzionali nel corso del 2018.
Infatti, dato che quei primi fondi hanno dato sostegno al mercato con circa 500 miliardi di dollari, i prossimi 10 – 12 miliardi di dollari di investimenti istituzionali potrebbe portare ad un raddoppio della capitalizzazione per le due criptovalute principali, Bitcoin ed Ethereum, entro la fine del 2018. Quindi, si potrebbe salire su questa giostra.
Bitcoin o Ethereum nel 2018?
Meglio Bitcoin o Ethereum nel 2018? Non possiamo dare una risposta secca, non avendo noi una palla di vetro. Come del resto altri. Sappiamo poi quanto le criptovalute siano altamente volatili, quindi basta poco per far impennare o crollare il loro prezzo. Possiamo solo vedere i loro aspetti positivi, che fanno capire come occorra ancora puntare sulle prime due criptovalute.
Bitcoin resterà sempre la criptovaluta per eccellenza, quella di riferimento, non solo per il tasso di adozione ma anche per gli investitori che continuano a ravvivarne e alimentarne il sistema. Il quale genera ogni anno un volume di capitale non indifferente.
Per quanto concerne Ethereum, una delle caratteristiche migliori di questa piattaforma e della sua valuta sta nell’avere un proprio blockchain che permetta di sviluppare delle applicazioni decentralizzate. Questa sua peculiarità gli ha permesso di essere uno delle più ambite sia dagli investitori di capitale che dalle banche che hanno riversato capitali importanti nel progetto Etherum. Due doti su tutte: il prezzo ribassato e la capacità di reagire prontamente alle minacce da parte degli hacker.
Anzi, Ethereum ha dimostrato di non subire flessioni anche a fronte di pesanti attacchi Hacker. Avendone subiti già un paio tra il 2016 e il 2017.
Ethereum nel 2018, o nei prossimi due anni, dovrebbe beneficiare poi di questi 4 fattori:
- Attualmente sono in circolazione circa 21 milioni di Ether, che dovrebbero aumentare nel corso dei prossimi 2 anni. Gli sviluppatori responsabili di Ethereum sono tenuti a garantire che il numero di monete circolanti rimanga costante nel corso dell’anno successivo.
- Con l’Ethereum, i trader possono usare smart contracts che possono essere eseguiti senza alcun intervento umano. Oltre alla tecnologia blockchain, Ethereum consente anche agli sviluppatori di creare applicazioni decentralizzate, denominate DAPPS. Più vengono utilizzati i DAPP, più verranno fatte transazioni e più crescerà l’effetto rialzista sul prezzo dell’Ether. Ciò dovrebbe comportare un aumento del valore degli Ether di 20-30 volte nel prossimo quinquennio.
- Proprio come il Bitcoin, anche Ethereum dovrebbe essere usato come valuta digitale. Dato che il numero di operatori economici che vedono Ether come veicolo di investimento, sta crescendo, pure il valore dell’Ethereum aumenterà in modo proporzionale.
- Occhio a prossime Hard Fork: un “Hard Fork” fa sì che venga modificato il codice esistente della criptomoneta, il che comporta la creazione di una versione vecchia e di una nuova. Il quinto Hard Fork di Ethereum si è consumato lo scorso ottobre 2017, e ha portato ad un aumento del prezzo della criptovaluta di ben il 6%. Dopo l’implementazione dell’Hard Fork, chiamato Byzantium, il prezzo dell’Ethereum è salito del 12,81%, ovvero fino a 351,67 dollari. Perchè avviene ciò? In quanto un hard Fork riduce la circolazione e l’emissione di nuove monete: pertanto, se la domanda rimane stabile, il prezzo dell’Ethereum dovrebbe aumentare.
Le cinque criptovalute da prendere in considerazione nel 2018 oltre Bitcoin ed Ethereum
Parafrasando Sabrina Salerno e Jo Squillo si potrebbe dire: siamo criptovalute, oltre a Bitcoin ed Ethereum c’è di più. In effetti, sono ormai oltre 900 le criptovalute in circolazione, con una impennata di nascite nel 2017 grazie alle Ico e al successo del Bitcoin. Su quali altre criptovalute si può puntare oltre alle rinomate Bitcoin ed Ethereum e anche Ripple? Eccone 5:
Monero
Monero si contraddistingue per il suo sfruttare il protocollo Cryptonote, che rende i pagamenti assolutamente anonimi e impossibili da tracciare. Non è un caso che di recente la Corea del Nord del paffuto Kim Jung-Un sia stata scoperta a “minare” Monero, che grazie alle sue peculiarità potrebbe consentirle di aggirare le sanzioni economiche.
IOTA
È la moneta futuristica pensata per la internet of things, che dovrebbe consentire a tutti gli oggetti connessi alla rete di eseguire transazioni economiche tra di loro, in maniera automatica ed estremamente rapida. Quindi è una criptovaluta che guarda al futuro, forse anche troppo, dato che non è così immediato. Ma la criptovaluta IOTA potrebbe presto esplodere, magari grazie a qualche nuova tecnologia.
Cardano
Cardano è un’altra piattaforma basata sugli smart contracts, ma nata all’interno della comunità scientifica utilizzando un approccio accademico. Caratteristica principale di Cardano è l’algoritmo Ouroboros, che dovrebbe eliminare i classici problemi della blockchain in termini di consumo energetico e scalabilità (ma senza rinunciare alla sicurezza). Cardano è molto popolare in Giappone e proprio dal Sol Levante dovrebbe arrivare il principale vento che la consentirà di prendere il volo.
Stellar
Come Ripple, anche Stellar vuole diventare una piattaforma per i trasferimenti transnazionali di valute tradizionali; rendendoli più rapidi, economici ed efficienti. Se la più nota Ripple punta a lavorare con i colossi bancari, Stellar potrebbe diventare il sistema utilizzato dalle persone comuni per inviare denaro oltreconfine. Molto importante è stata la recente partnership con il colosso IBM. Che ha reso questo progetto ancora più credibile.
NEO
Passata già alla storia come la “Ethereum cinese”, NEO è una piattaforma con base a Shanghai che si occupa anch’essa di smart contracts. Secondo molti esperti, NEO è una delle altcoin più promettenti sul mercato, in quanto si rivolge all’immenso mercato cinese e perché la sua tecnologia è in grado di gestire oltre mille transazioni al secondo (contro le appena 15 di Ethereum). Ecco perché prima dicevamo che Ethereum potrebbe essere superata da nuove criptovalute che offrono lo stesso servizio. Solo che quest’ultima ha dalla sua parte una certa solidità in termini di immagine.