Analisi fondamentale, come funziona e perché è importante

Cos’è analisi fondamentale? Come funziona analisi fondamentale? Perché analisi fondamentale è importante? Analisi fondamentale funziona davvero? A queste e ad altre domande daremo una risposta in questo articolo. I trader devono del resto fornirsi di quanti più strumenti possibili per fare trading online. Una attività che sta avvicinando sempre più persone, che cercano in essa una via di fuga ai problemi economici patiti. Complici anche gli strumenti informatici che dalla seconda metà anni ‘80 hanno reso il trading qualcosa di fattibile per tutti. Non solo per Broker professionisti.

A partire dai Personal computer desk, passando per quelli portatili fino a tablet e smartphone. Che consentono a chiunque di provare a speculare sui mercati finanziari ovunque si trovino e con piattaforme intuitive e accattivanti. Ma attenzione: l’accessibilità tecnica non vuol dire poi semplicità di eseguire il trading. Infatti, occorre comunque formarsi ed informarsi, fare tanta pratica magari con un Conto demo che consenta di fare trading senza rischiare soldi reali. L’importante è comunque prendere il Conto demo sul serio e non come un gioco, mettendoci tutta l’emotività del caso come se si stessero usando soldi veri. Altrimenti non impareremo nulla.

Fatta questa premessa, vediamo dunque cos’è e come funziona analisi fondamentale.

Attualmente la soluzione migliore per fare trading online è quella di sfruttare le piattaforme regolamentate. Ad esempio una ottima è quella del broker Scalable Capital. Si tratta di un broker autorizzato con servizi innovativi e commissioni basse.

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Analisi fondamentale cos’è

Cos’è analisi fondamentale? Insieme all’analisi tecnica, analisi fondamentale serve per studiare nel migliore dei modi possibili un potenziale investimento. Quindi eseguire il trading su un asset. L’analisi fondamentale serve per valutare la solidità patrimoniale e la redditività di un’azienda, determinando il valore intrinseco (o fair value) della società. Viene sovente applicata alle società quotate in Borsa o quelle che stanno per quotarsi, al fine di valutare se investire su un asset convenga o meno.

L’analisi fondamentale studia quindi tutti gli eventi micro e macroeconomici che potrebbero avere, direttamente o indirettamente un impatto sulla società che si sta analizzando. Del resto, per fare trading serve una visione d’insieme dei mercati, del settore in cui la società opera, del suo piano industriale e del suo management. Molto importante però è anche conoscere il suo bilancio d’esercizio, il quale però presenta il principale strumento di valutazione usato per l’analisi fondamentale.

Utilizzando i principali rapporti chiave, i traders possono confrontare la performance di un’azione con un’altra, il che può essere utile per identificare le potenziali opportunità di trading.

Ricapitolando, per analisi fondamentale si intende l’identificazione e la previsione di variabili economiche e finanziarie che influenzano l’andamento delle quotazioni delle azioni. E lo fa tramite l’analisi di due macro-aree di informazioni:

  • gli indicatori relativi al sistema economico nel suo complesso, il cui andamento influenza il prezzo dei valori mobiliari
  • inserimento delle informazioni relative alla solidità patrimoniale e alla redditività attesa delle società emittenti, in relazione al prezzo di mercato dei loro titoli all’interno delle prospettive di crescita del settore di appartenenza.

Analisi fondamentale come funziona

Come funziona una analisi fondamentale? Per individuare il valore intrinseco di un’azione vengono eseguite le seguenti operazioni:

  1. Analisi strategica dell’impresa target, analisi economica generale e del settore di riferimento della stessa (ad esempio se vogliamo analizzare un titolo Samsung, andremo a vedere lo stato di salute dell’azienda e del settore della telefonia mobile)
  2. Analisi dei principali indicatori di Bilancio (ROE, ROI, ROA) della società in questione basandosi sulla comparazione con i valori storici della società target e con i valori di imprese concorrenti operanti nel medesimo settore. In buona sostanza, si prendono in considerazione i parametri gestionali e finanziari della società target al fine di identificare le determinanti della creazione di valore, da impiegare nella successiva fase di Forecasting. Riguardo al ROE (acronimo di return on equity) esso indica il ritorno sul patrimonio netto (mezzi propri) cioè quanto vengono fatti fruttare i soldi messi dall’investitore nell’azienda. Questo valore va inoltre paragonato al rendimento di altri strumenti finanziari privi di rischio (bot a 12 mesi). Il ROE per essere positivo dovrà essere di almeno 5 punti percentuali rispetto al rendimento offerto da un’attività priva di rischio.
  3. Stima previsionale di tutte le voci di Conto Economico e Stato patrimoniale (nota come forecasting), per poter giungere al calcolo dei payoff da utilizzare nei vari metodi di valutazione
  4. Stima del valore intrinseco sulla base dei dati previsionali visti poc’anzi impiegando i vari metodi di valutazione come: Discounted Cash Flow method (DCF); Diviend Discount Method (DDM); Gordon Growth Model; Economic Value Added (EVA). I primo e l’ultimo ci danno stime dell’Enterprise value, gli altri 2 del cosiddetto Value of Equity.

Analisi fondamentale a cosa serve

A cosa serve una analisi fondamentale? Essa permette scegliere le opportunità di investimento migliori rispetto ai prezzi di mercato, identificando titoli sottovalutati o sopravalutati. Differenza dell’analisi tecnica che invece permette di scegliere il miglior timing per l’investimento.

Analisi fondamentale e analisi tecnica differenze

Quali sono le differenze tra analisi fondamentale e analisi tecnica? Mentre l’analisi tecnica serve per definire quale sia il prezzo futuro di un titolo basandosi sugli aspetti formali dell’andamento delle quotazioni (guardando principalmente i grafici), l’analisi fondamentale invece cerca di individuare quale sia il prezzo corretto di un titolo basandosi sulle caratteristiche economico-finanziarie in seno alla società cui si riferisce.

Quindi, rispetto all’analisi tecnica, che analizza l’azione del prezzo e i trends per stabilire fino a quale punto i prezzi possono arrivare, l’analisi fondamentale prende in considerazione tutti i dati disponibili per determinare il relativo valore di uno strumento. Essa quindi cerca di mettere in risalto le discrepanze tra il prezzo di mercato corrente e le proprie valutazioni al fine di trovare quali siano le opportunità di trading.

Mettiamo il caso in cui vogliamo investire long o comprare azioni Apple se la propria valutazione della “mela morsicata” sia più alta del prezzo corrente dell’azione.

Quindi, se i traders tecnici pensano al fatto che tutte le informazioni di cui hanno bisogno possono trovarsi all’interno dei grafici di uno strumento, i traders fondamentali analizzano una quantità di informazioni a livello macro. Che vanno quindi oltre i grafici: si pensi quindi agli aspetti politici (il Governo dove risiede l’azienda è stabile?), economici (come’è il contesto del settore in cui opera l’azienda) e sociali (i clienti potenziali dell’azienda sono disposti a spendere?). Ma anche i dati macroeconomici che hanno un certo peso e gli utili societari. Nei dati macroeconomici troviamo:

1. Decisioni sui tassi d’interesse e politica delle banche centrali

Perchè l’analisi fondamentale si preoccupa dei tassi di interesse? In quanto essi possono avere un impatto diretto sui cambi valutari. In genere, la domanda di una valuta con un tasso di interesse maggiore e più remunerativo di quello di una valuta con un tasso di interesse minore.

Ad ogni aumento dei tassi di interesse corrisponde una maggiore redditività sugli investimenti sicuri in un determinato Paese che li applica. Il capitale “circolante” sui mercati internazionali può venir rapidamente trasferito ad una valuta che si rafforza, causandone pertanto la crescita del prezzo. Di contro, una riduzione dei tassi di interesse comporta la perdita di valore della valuta.

Facciamo un esempio concreto: il Consiglio della Banca Centrale Europea decide improvvisamente di abbassare di 25 punti i principali tassi di interesse a 1.25%. La reazione del mercato spesso varia in conformità con il sentiment esistente o le aspettative, e spesso può già essere inclusa nel prezzo.

2. Dati sul mercato del lavoro nei mercati influenti

L’analisi fondamentale non trascura questo genere di dati visto che sono molto influenti sui mercati finanziari e possono far incrementare la volatilità su indici e forex. Negli Stati Uniti, il dato sull’occupazione viene pubblicato il primo venerdì di ogni mese, e rappresenta il numero totale dei salariati USA di ogni settore non agricolo. Tale mercato è assai sensibile a questo tipo di dati, dato che è molto significativo per identificare il tasso di crescita economica e l’inflazione.

Se questo dato, chiamato in gergo non-farm payroll, è in aumento, allora ciò è un buon segnale di crescita generale dell’economia. Se gli incrementi nel non-farm payroll si verificano in maniera veloce, ciò vuol dire che l’inflazione potrebbe aumentare. Se i payrolls sono al di sotto delle aspettative, i trader Forex in genere vendono USD giacché immaginano un indebolimento della moneta. Se invece corrisponde alle aspettative, il valore del dollaro USA americano in genere aumenta.

Se la disoccupazione aumenta in maniera stabile, allora ciò rischia un indebolimento dell’economia del Paese, negativamente percepito dai mercati finanziari come un segnale di arretramento dalla valuta. Pertanto, si arriva alla correlazione da parte degli analisti:

livello della disoccupazione alto = valuta debole.

3. Dati sull’inflazione nel Regno Unito, Eurozona ed USA

Il dato sull’inflazione esprime che il livello generale dei prezzi per beni e servizi sia in aumento. Le banche centrali tentano di limitare l’inflazione, ed evitare quindi la deflazione, per fare in modo che non ci siano pesanti ripercussioni sulle economie degli Stati che fanno parte di queste zone prese in esame.

4. ISM, IFO, vendite al dettaglio, produzione industriale

Questi indicatori economici possono influire sul mercato, ad esempio sui dati delle vendite al dettaglio. Queste ultime sono un importante indicatore economico giacché la spesa dei consumatori fa muovere la macchina dell’economia. Se i consumi vanno in recessione, si rallenta ovviamente anche la produzione. Le vendite al dettaglio sono dunque un dato molto importante per i trader sul Forex, giacché mostrano il potere d’acquisto dei consumatori. Più il numero è alto, maggiori sono le aspettative per l’economia. Perché ciò induce a pensare che crescerà anche il PIL.

5. Rapporti sugli utili societari

Analisi fondamentale prende in considerazione anche i bilanci societari per valutare se è il caso di aprire una posizione su una determinata azione. Ciò implica analizzare: entrate, spese, asset, passività e tutti gli altri aspetti finanziari di una società. I quali in genere sono resi disponibili dalle società mediante i rapporti trimestrali sui bilanci.

6. PIL – Prodotto Interno Lordo

Un analisi fondamentale che si rispetti non può prescindere dal PIL, il Prodotto interno lordo. Il maggior indicatore di una economia nazionale. Il PIL indica il valore totale del mercato per tutti i beni e servizi prodotti in un determinato anno. Il PIL viene in genere considerato un indicator follower, così molti investitori si concentrano su due rapporti che vengono pubblicati nei mesi precedenti prima del PIL: il rapporto finale ed il rapporto preliminare. Questi rapporti sono importanti al punto da creare forte volatilità sul mercato.

7. CPI – Consumer Price Index

Si tratta del più importante indicatore relativo all’inflazione. La stima viene eseguita utilizzando i prezzi di un campione di prodotti rappresentativi i cui prezzi vengono registrati in modo periodico. Il CPI misura semplicemente un aumento del costo dei beni e dei servizi e viene calcolato per differenti categorie e sotto-categorie. Se il CPI risulta maggiore delle aspettative, vuol dire che la pressione dell’inflazione è alta e la banca centrale può alzare i tassi d’interesse. Il tutto comporta un aumento di valore della valuta.

Analisi fondamentale e principali rapporti chiave

In una analisi fondamentale, i principali rapporti (definiti non a caso rapporti chiave) che gli analisti fondamentali usano sovente per confrontare le azioni sono:

1. Earnings per share (EPS, in italiano utili per azione)

Lo “earnings per share” (EPS) è il rapporto in genere più usato. Lo EPS è un indicatore diretto della redditività di una società e si calcola sottraendo l’utile netto meno i dividendi dalle azioni scelte. E poi dividendo il risultato finale per la media ponderata delle azioni in circolazione. Solitamente, lo EPS è considerato il rapporto più importante giacché non determina solo il valore monetario degli utili per azione, ma è utile pure per calcolare il rapporto prezzo/utili (P/E). Possiamo dire solitamente che più alto è l’EPS, più la società risulterà redditizia in futuro.

2. Il rapporto prezzo/utili (Price to Earnings ratio, P/E)

Il rapporto prezzo/utili, identificabile anche con P/E è il valore di mercato per azione diviso per gli utili per azione. Esso serve a dirci quanto è costoso questo titolo in base agli utili che produce. Pertanto, possiamo dire che il P/E indica l’ammontare di dollari che un investitore può aspettarsi di investire in una società per ricevere in dollari (o la valuta di base a seconda dello Stato di appartenenza della società) gli utili di tale società. Se il rapporto P/E risulta alto, vuol dire che la società ha una azione ‘cresciuta’ da cui ci si potrebbe attendere nel futuro di percepire dividendi stabili. Altrimenti, un basso rapporto P/E vuol dire che si tratta di un’azione in quel momento sottovalutata.

Possiamo utilizzare un foglio excel sul quale riportare il rapporto prezzo/utili degli ultimi anni della società in studio. Successivamente tracceremo una retta di regressione e il p/e coretto sarà quello individuato nell’asse delle Y. Se questo sarà inferiore a quello espresso dal mercato l’azione risulterà sopravvalutata o viceversa.

Un metodo alternativo è quello proposto da Peter Lynch (da non confondere con il regista David Lynch). Riferendoci agli utili conseguiti negli ultimi anni calcoleremo il tasso di crescita e faremo una media di tutti gli incrementi anno per per anno. La media dell’incremento degli utili sarà il P/E corretto che, come nel primo caso andremo a confrontare con quello espresso dal mercato per definire se l’azienda è sopravvalutata o sottostimata..

3. Dividend Yield

Ciò si ha quando una società distribuisce i dividendi annualmente in relazione al prezzo dell’azione. Viene calcolato dividendo il dividendo annuo per azione, risultato da moltiplicare per il prezzo di ogni azione. Quindi, il rapporto dividend yield ci dice quanto cash flow riceviamo ad ogni dollaro investito in un determinato titolo. Può essere considerato come un interesse che si riceve sull’investimento, e più è alto il dividend yield, meglio è. L’unico svantaggio di un maggiore dividend yield è il potenziale di incremento limitato della società stessa.

4. Debt/equity

Il debt/equity è un parametro che serve a comprendere quanto un’azienda è indebitata rispetto al proprio patrimonio netto.

Per ottenere questo dato dovremo dividere i debiti onerosi (quelli su cui l’azienda paga gli interessi) * il patrimonio netto dell’azienda stessa.

Il dato potrebbe essere superiore o inferiore a 1. Nel primo caso, la società risulta essere troppo indebitata rispetto al patrimonio netto e nel lungo periodo la situazione potrebbe essere insostenibile. Se invece il valore è al di sotto di 1, vuol dire che il livello di indebitamento è positivo per la società in analisi.

Analisi fondamentale di un azione e di un obbligazione differenze

Quali sono le differenze tra una analisi di un azione e quella di una obbligazione? Il metodo su cui si basano le 2 valutazioni fondamentali variano solo per quanto concerne l’applicazione di un tasso di sconto opportunamente rettificato per il maggiore rischio e per la durata indefinita dei flussi di cassa. La quale rende necessario introdurre ipotesi semplificatrici sul “valore terminale”.

Il valore di un’impresa può essere ricondotto a tre variabili base:

  • flussi di cassa disponibili (Free Cash Flow o FCF): le risorse finanziarie generate dall’azienda distribuibili tra gli azionisti
  • crescita (Growth o g): come variano nel tempo i flussi di cassa disponibili
  • costo del capitale (Cost of Capital o kc): il tasso a cui devono essere scontati i flussi di cassa

Occorre comunque specificare che non sempre è possibile avere una stima diretta di questi tre aspetti. Spesso si vuole poi stimare la variazione del valore dell’impresa in risposta ad altre variabili che influiscono a loro volta su flussi di cassa, crescita e costo del capitale. Avendo così un ruolo indiretto sul valore. Ancora, le variabili che entrano in gioco possono essere a livello macroeconomico e hanno un effetto ancora più mediato.

Analisi fondamentale di stato patrimoniale e conto economico

Come funziona analisi fondamentale di uno stato patrimoniale e di un conto economico? Entrambi vanno opportunamente riclassificati. Sia le attività (Impieghi o Capitale Investito) che le passività (Fonti) vanno divise in due sole tipologie: Immobilizzazioni e Capitale Circolante Netto le prime e Indebitamento Finanziario Netto e Patrimonio Netto le seconde. Per quanto concerne il Conto Economico, invece, ha una struttura scalare che a partire dal Fatturato evidenzia prima i margini della gestione operativa e dopo i contributi della gestione finanziaria e fiscale giungendo infine all’utile netto.

Abbiamo quindi i seguenti elementi da analizzare:

a) Immobilizzazioni: si tratta di beni di durata pluriennale destinati all’attività tipica di una impresa. Le immobilizzazioni vengono anche definite capitale fisso, intendendo per essi il capitale destinato ad impieghi di medio/lungo termine (vale a dire oltre 1 anno). Risultano essere sempre superiori a 0.

b) Capitale Circolante Netto (CCN): scaturisce da Attivo Circolate (Crediti verso Clienti e Rimanenze) al netto di Passivo Circolante (Debiti verso Fornitori e Fondi). Ciò indica quel capitale che resta impiegato in attività a breve al fine di garantire la gestione ordinaria d’impresa. Il CCN può risultare maggiore o minore di 0 in base al fatto che prevalgano voci attive o passive.

c) Indebitamento Finanziario Netto: scaturisce dalle poste passive di natura finanziaria al netto di quelle attive. Anche in questo caso il valore sarà negativo o positivo in base se prevarranno le voci attive o quelle passive.

d) Patrimonio Netto: è quanto rimane agli azionisti una volta che sono state tolte dal totale dell’attivo tutte le passività.

e) Fatturato: rappresenta il giro d’affari dell’azienda che scaturisce dalla vendita di beni o servizi.

f) Costi operativi: ingloba i costi per acquisti di materiali e servizi esterni e i costi per dipendenti (salari, stipendi e oneri sociali).

e) Ammortamenti (e accantonamenti): rappresentano le quote annuali di costi pluriennali che riguardano i valori che rientrano nella categoria Immobilizzazioni, ed anch’essi riguardano le rettifiche di valori presenti nel CCN.

f) Proventi (Oneri) Finanziari: rientrano in questa voce le posizioni finanziarie attive e passive presenti nello stato patrimoniale e si traducono rispettivamente in proventi e oneri finanziari. Il valore scaturirà dalla somma di queste due voci.

g) Imposte: qui ci si riferisce alle imposte dovute sul reddito lordo di impresa (indicato con l’acronimo Irpeg).

Analisi fondamentale di una azienda a crescita zero

Qualora ci trovassimo di fronte ad una azienda a crescita zero, avente un tasso di rotazione del capitale investito e aliquota di ammortamento costanti, gli investimenti (lordi) risultano pari agli ammortamenti.

Possiamo calcolare il valore di un’impresa senza crescita in tre modi:

  • flusso di cassa disponibile per l’azionista
  • flusso di cassa disponibile per l’impresa (definito anche discounted cash flow)
  • metodo dell’excess return

Analisi fondamentali di una azienda in crescita

Possiamo invece trovarci dinanzi ad una azienda in crescita, dove le imprese hanno la possibilità di investire in eccesso rispetto agli ammortamenti, aumentare lo stock di capitale investito e la capacità di produrre beni e servizi con lo scopo ultimo di aumentare il proprio fatturato e gli utili di esercizio. Quindi, possiamo definire la crescita come la differenza tra il Fatturato di un determinato periodo e quello immediatamente precedente.

Per un’analisi quanto più verosimile possibile, è preferibile una determinazione puntuale dei valori di bilancio nel breve-medio periodo (cioè dai 5 ai 10 anni) mentre si ricorre all’applicazione dei metodi sintetici per quanto riguarda la fase temporale successiva (che viene chiamato in gergo periodo ad infinito). Usando come base per i calcoli i valori che scaturiscono alla fine del periodo di previsione analitica.

Analisi fondamentale Vs analisi tecnica, qual è la migliore?

Qual è la migliore tra analisi fondamentale e analisi tecnica? Abbiamo detto che l’analisi tecnica è la disciplina che si occupa dello studio dei grafici di prezzo al fine di interpretare i momenti in cui una determinata tendenza subisce una inversione, per poi seguire con opportuni investimenti la nuova direzione del prezzo. L’analisi tecnica utilizza vari tipi di grafici, sebbene quello che va per la maggiore resta il Grafico a candele giapponesi. Costituito da rettangoli che indicano il prezzo minimo e massimo che un asset ha raggiunto in un determinato lasso di tempo. Poi ci sono le ombre, ossia quei livelli di picco massimo e minimo toccati ma poi non mantenuti.

L’analisi fondamentale, invece, non analizza i grafici ma la macro-economia. Quindi disoccupazione, Pil, occupazione, crisi di governo, acquisti di aziende, guerre, carestie, e così via. Dunque, i fattori economici esogeni ad una azienda.

Detto ciò, possiamo trovare le differenze tra le due analisi su diversi aspetti:

a) Timing

Per Timing si intende il tempo giusto per entrare in posizione. Avere fiuto per il giusto timing diventa fondamentale per trarre profitto da un trend rialzista. Il Timing è dato dai livelli chiave ottenuti dallo studio di grafici, alias dall’analisi tecnica.

b) Flessibilità

L’analisi tecnica è più flessibile rispetto all’analisi fondamentale. La prima ci offre la possibilità di optare per gli stop loss e di pianificare i diversi obbiettivi, in qualsiasi time-frame.

c) Sconto

Per sconto non dobbiamo intendere quello che otteniamo nei negozi o negli acquisti online, bensì l’incorporamento dell’analisi tecnica con quella fondamentale. Infatti, nei grafici sono già compresi tutti i fattori macroeconomici esaminati dall’analisi fondamentale. Quindi potrò concentrarmi solo su essi.

d) Reperibilità delle informazione

Con l’analisi fondamentale molte notizie sono difficili da reperire. E non è detto che una volta reperite, siano in realtà utili.

Insomma, qual è meglio tra analisi fondamentale e analisi tecnica? Diciamo che la cosa migliore è usarle entrambe. Infatti, ogni strumento di analisi a disposizione del trader da solo potrebbe non essere sufficiente. Meglio usarli in maniera contemporanea, così da avere un risultato più esaustivo e un quadro più completo.